Si parte con i quarantenni, stop ai piani per i vaccini nelle aziende

Venerdì 14 Maggio 2021 di Davide Piol
Il centro vaccinale aperto in collaborazione con Luxottica

BELLUNO - La forte accelerazione delle ultime settimane ha permesso alle ulss venete di iniziare la categoria dei cinquantenni e, da lunedì prossimo, ci sarà spazio anche per i quarantenni. A questo punto, la disponibilità del mondo dell’industria risulta superflua: saranno infatti sufficienti le forze già messe in campo (drive-in, centri hub, etc).
TIMORI SUPERATI
«All’inizio c’era una forte preoccupazione di non poter soddisfare tutta la popolazione – commenta la presidente di Confindustria Lorraine Berton – Invece pare che riescano a smaltire più di quello che pensavano. Se è così non è necessario far intervenire le singole aziende. Di certo non aprono ai propri dipendenti se questi hanno già l’accesso ai drive in». A Belluno si erano rese disponibili 51 aziende. Ed è proprio a loro che, qualche giorno fa, la presidente ha inviato una lettera per aggiornarli sulla situazione attuale e sui possibili sviluppi: «Con riferimento al piano vaccinale nazionale, (…), stanno emergendo valutazioni e scelte organizzative diverse da quelle originariamente prospettate».
NUOVA LISTA DI PRIORITÀ
A livello nazionale si punta infatti a individuare un numero ristretto di hub vaccinali, o in siti aziendali o in luoghi pubblici, gestiti direttamente dalla sanità pubblica e ritenuti più adeguati a gestire le complessità dei processi di conservazione, somministrazione e richiamo dei vaccini. «In provincia l’azienda sanitaria ha una capacità di vaccinazione di 1500-2000 soggetti al giorno – si legge nella lettera – al momento sufficiente per far fronte alla disponibilità di vaccini. In questi giorni, la campagna vaccinale riguarda la fascia di età tra i 50 e i 59 anni che rappresenta la percentuale più significativa della popolazione bellunese». Se a questa categoria si aggiunge quella dei quarantenni, in partenza lunedì, è chiaro che lo sforzo delle aziende smette di essere necessario perché la maggior parte dei dipendenti risulterà già vaccinata.
COLLABORAZIONE
«Abbiamo proposto anche soluzioni alternative – chiarisce Lorraine Berton – ovviamente qualora la disponibilità di vaccini fosse tale da richiedere sforzi aggiuntivi rispetto agli attuali hub pubblici che attualmente consumano già tutti i vaccini che ci sono.

Non avrebbe senso fare in altro modo ora».


L’OBIETTIVO
Le aziende vogliono tornare alla normalità il più presto possibile. I costi dovuti al covid, tra protocolli di sicurezza, blocco ordini, chiusure totali, dipendenti che si sono ammalati o che si rimasti a casa perché contatti di positivi, sono stati altissimi. «Non ne siamo ancora usciti – ammette la presidente degli industriali bellunesi – Dobbiamo tenere alta la guardia. Ma, tranne qualche raro caso di indisciplinati, il 98% ha seguito i protocolli in modo serio, puntuale e rigoroso. È stata la nostra fortuna». Un senso di responsabilità che ha seguito i dipendenti anche fuori dalle aziende. Altrimenti non si spiegherebbe la percentuale così bassa di focolai in azienda (per lo meno quelli noti).
IL FRONTE NO-VAX
Al momento la parola d’ordine è “vaccino”. «Ci sono stati dei momenti in cui abbiamo visto buio – conclude Lorraine Berton – Ne usciremo solo vaccinandoci. Non riesco a capire come qualcuno possa rifiutarsi di farlo. Qual è il motivo? Il buon senso ci dice che abbiamo il dovere di rispettare la scienza e credere agli studi che sono stati fatti». La questione si interseca a doppio filo con quella delle aziende: «Abbiamo avviato protocolli costosi. Lo abbiamo fatto senza lamentarci e siamo stati controllati in ogni sede. E dopo tutto questo c’è chi pensa ancora di girare senza vaccino?».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci