«Trekking d'avventura? Si può fare anche sulle Dolomiti selvatiche»

Martedì 6 Aprile 2021 di Raffaella Gabrieli
Andrea Pasqualotto

BORGO VALBELLUNA «Un viaggio non è una collezione di cartoline e di selfie. Significa, piuttosto, imparare a conoscere un paese: che sia la Patagonia o il Cadore non importa, ogni esperienza di viaggio può insegnare molto». Parola di Andrea Pasqualotto, guida ambientale e accompagnatore turistico partito da Lentiai, Borgo Valbelluna, che con la diffusione della pandemia ha visto crollare la mole del lavoro nel contesto del tour operator Kailas. Nel corso dell'ultimo anno azzerate le trasferte da favola in Islanda, Stati Uniti o Himalaya ma quando si è potuto, ad esempio durante l'estate, non sono mancate le incursioni in tutta Italia. Bellunese compreso. «È stata l'occasione per comprendere che a volte non serve andare dall'altra parte del mondo per arricchirsi gli occhi e il cuore: venire qua e scoprire le Dolomiti può essere altrettanto appagante», confessa Pasqualotto, che si racconta così.
Come è nata la passione per i viaggi? 
«Amo raccontare alle persone le meraviglie della natura e le storie che narrano i luoghi che conosco. Nel 2014 sono entrato nel gruppo dei collaboratori del tour operator milanese Kailas come Guida, poi negli anni ho iniziato a occuparmi dell'intera filiera dei viaggi. Quando la Val Belluna e le Dolomiti hanno iniziato a starmi un po' strette ho allargato gli orizzonti andando a esplorare le montagne e le aree naturali di altri paesi e continenti, dall'Islanda alla Patagonia, dalle isole del Mediterraneo all'Himalaya. Camminare lungo sentieri vecchi di secoli, leggere di viaggi e natura, scrivere di luoghi lontani, sono le cose a cui non rinuncerei mai e, con tanta dedizione, ora occupano buona parte del mio tempo e sono il mio mestiere».
Quali sono le tue mete preferite? 
«L'Islanda, dove ho accompagnato diversi gruppi sia in estate che in inverno. Uno dei più bei trekking, piuttosto impegnativo, è in una penisola remota. Si arriva in fondo a un lunghissimo fiordo, non c'è neanche il molo, ci si dà appuntamento con lo stesso marinaio sei fiordi più in là una settimana dopo. Da lì si parte in autonomia, tenda sulle spalle e cibo per una settimana: niente rifugi e niente civiltà, si è in balia della natura, con le volpi artiche che ti fanno compagnia. Nel cuore ho anche la Patagonia, dove mi sento a casa perché la sento una terra viva, dove si fa esperienza della bellezza e della potenza della natura».
Quando e come si è fermato tutto? 
«Il 9 marzo 2020 avevo i biglietti aerei in tasca e stavo facendo le valigie per andare proprio in Islanda. E poi è successo quello che tutti sappiamo. All'inizio, come tutti, pensavamo si trattasse di una situazione passeggera. Qualche settimana dopo, quando il mondo guardava al dramma italiano, mi arrivavano messaggi da amici e guide del Ladakh che chiedevano come stavamo e mi auguravano tanta salute. Gente che vive isolata tra le valli himalayane, senza acqua ed elettricità in casa, a una giornata di macchina dal primo ospedale, che a malapena sa dov'è l'Italia e che si preoccupava per noi». 
Non potendo sconfinare, tra le mete scelte la scorsa estate ci sono state le Dolomiti: è piaciuta l'idea? 
«La maggior parte dei nostri clienti conosce mezzo mondo: come facevamo a convincerli a partecipare a un viaggio in Italia? È stata una sfida. L'idea era proporre qualcosa di insolito, che svelasse angoli meno noti ma che fosse comunque interessante. Io mi sono concentrato nelle mie Dolomiti, quelle più selvatiche come il Zervoi, il Migogn, il Pena, il Framont o la Val Talagona. Le persone sono rimaste sorprese: abituate agli scenari celebri, scontati e affollati, non si aspettavano tanta solitudine e altrettanta bellezza. Durante e dopo le escursioni ci fermavamo nelle malghe, negli agriturismi e nei rifugi. Abbiamo coinvolto direttamente una trentina di strutture ricettive e indirettamente almeno una ventina di aziende agricole, quindi circa un centinaio di persone che la montagna la abita e la vive. Il giorno di Ferragosto abbiamo fatto il sentiero delle creste sul Migogn, in comune di Rocca Pietore: un percorso magnifico ed estremamente panoramico, faticoso e non banale, ma avremo incontrato al massimo 5-6 persone. Il giorno dopo i giornali mostravano gli assembramenti al lago di Braies e sul passo Sella: sono bastate quelle foto per spiegare ai miei compagni il senso del nostro viaggio». 
State lavorando a nuove proposte? 
«Dopo l'estate è arrivata la seconda ondata e il 2021: ora siamo qui, in attesa. In tutti questi mesi non siamo certo rimasti fermi, ci siamo occupati di rimettere ordine nei nostri vecchi programmi e naturalmente di costruire nuove proposte. Ci sono molte incognite sul futuro ma stiamo preparando un piano A, un piano B e addirittura un piano C. Il sogno di tutti è quello di ripartire presto per gli angoli più remoti del pianeta, ma quel momento sembra ancora lontano. Noi speriamo di muoverci almeno in Europa. Alcuni clienti sarebbero pronti a imbarcarsi anche domani. Altri sono più cauti. Noi stiamo mettendo a punto una ventina di nuovi itinerari di viaggio per l'Italia che, sommati a quelli già in catalogo, diventano almeno cinquanta. Dalla Sicilia alla Valle d'Aosta, dalla Sardegna al Friuli Venezia Giulia. Personalmente, anche quest'anno dedicherò delle puntate al Bellunese. Quello che amo in particolare sono i trekking da rifugio a rifugio e le alte vie, il modo più intenso per godere dello spettacolo delle Dolomiti».
 

Ultimo aggiornamento: 11:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci