Tragedia di Falco. Soccorritori morti, dopo 13 anni ci sono 3 proposte di legge ferme a Roma

Domenica 21 Agosto 2022 di Daniela De Donà
L'elicottero caduto a Rio Gere, Cortina. Quattro le vittime

CORTINA - Tre proposte di legge che restano nel cassetto dopo che, a Roma, si sono sciolte le Camere. Ci si augura non nel dimenticatoio. Hanno lo scopo di salvaguardare la vita di equipaggi che effettuano voli di elisoccorso – dal Soccorso alpino alle forze di Polizia, dai vigili del fuoco a tutti coloro che su volano in elicottero per motivi istituzionali o per portare materiale nei nostri rifugi e nelle nostre malghe. Fabio “Rufus” Bristot, in qualità di delegato nazionale del Soccorso alpino, le ha suggerite, le ha spinte avanti. «Avevo avuto la rassicurazione del sostegno di tutti i rappresentanti bellunesi in Parlamento, D’Incà, De Menech, De Carlo. Con la loro promessa di farsene carico». Questione non da poco quella di una norma – che ancora non c’è – sulla eliminazione degli ostacoli in volo che torna a galla nell’anniversario della tragedia di Rio Gere con i 4 morti nell'incidente dell'elicottero Falco. 

«LA PRIMA TRAGEDIA» 
«Rimane un solco profondo nel cuore, ed ogni anno la ferita si rinnova. E non è retorica». Rodolfo Selenati, presidente del Cnsas regionale (appartenente al Soccorso alpino di Feltre) vorrebbe defilarsi dalle parole. «A contare è il silenzio. Con Falco ho perso non solo dei tecnici, ma degli amici». 
Ci sarà anche lui, domani alla messa in ricordo di Dario, Fabrizio, Marco e Stefano. Li conosceva ad uno ad uno: «Nell’ambiente del Soccorso alpino non può essere altrimenti». Selenati, in quell’indelebile 22 agosto di 13 anni fa, si trovava a Sappada, il suo paese. «Si trattava della prima volta in cui moriva la nostra gente proprio nel pieno del dovere».
Fu un’estate orribile quella. Seguirono, infatti, altre morti di volontari del Soccorso alpino, sul monte Pelmo, sul Cridola. 

LA PREVENZIONE
Da allora il Cnsas ha lavorato sulla sicurezza. Pensando di più anche a chi si mette in gioco per salvare altre vite, a scapito delle proprie. «Si è investito molto in Veneto sulla prevenzione, in tempo e in risorse. La sicurezza, per escursionisti e anche per noi operatori, è diventata sempre più un obiettivo».
Una miglioria, come precisato da Selenati, riguarda la mappatura delle funi. Va ricordato, infatti, che l’elicottero Falco cadde a Rio Gere per l’impatto tra il rotore principale e i cavi dell’elettrodotto a media tensione presente nella zona delle operazioni di ricognizione. 
BENE A LIVELLO REGIONALE
«Da questo punto di vista molto è cambiato. A livello regionale si è provveduto con una norma che ha imposto la mappatura delle funi, sia teleferiche che fili di alta tensione, con l’obbligo di apposite segnaletiche». Un tema che, però, rimane aperta a livello nazionale: «Ma alcuni passi avanti sono stati fatti dal consigliere nazionale Cnsas, Fabio Bristot».
Proprio “Rufus” Bristot era il delegato della Zona Dolomiti bellunesi nel 2009. Seguì dal primo minuto: dal recupero delle salme agli aspetti giudiziari ed assicurativi. Ora è nel Consiglio nazionale e già si rivolge a futuri deputati e senatori: «La direzione nazionale si augura che il rinnovato parlamento lavori per portare al licenziamento dei tre provvedimenti, molto simili tra loro. Si tratta di un atto di civiltà. Per dare dignità non solo ai morti con Falco, ma a tutti i caduti a causa degli ostacoli al volo».
GLI OSTACOLI 
Così, nella proposta di legge, vengono definiti per essere eliminati: “Ostacoli con altezza dal piano campagna superiore a 30 metri, se situati nei centri abitati, e 15 metri se fuori dai centri abitati.

Gli elettrodotti con tensioni superiori a 50kv e le linee telefoniche situate al di fuori dei centri abitati, palorci, teleferiche e fili a sbalzo, funicolari private, antenne o impianti con altezza superiore a 60 metri. E c’è anche un ostacolo in movimento che entra nella proposta di legge come pericoloso: il drone usato da privati. 

Ultimo aggiornamento: 22 Agosto, 08:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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