Veleni dopo la Tosap: ricorso contro la multa, ma alla fine dovrà pagare il doppio

Venerdì 19 Febbraio 2021 di Davide Piol
La beffa dopo la guerra iniziata per la cascata di ghiaccio
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LIVINALLONGO - Alla fine il conto per quelle 3 cataste, lasciate illegalmente sul suolo pubblico, è lievitato a quasi 5mila euro.

La cifra comprende sia la sanzione elevata dal Comune sia le spese processuali. Siamo a Livinallongo. Protagonista dell’insolita vicenda è Paolo Delmonego, albergatore di Arabba, noto nella vallata non solo per i suoi piatti stellati, ma anche per la battaglia iniziata dopo contro l’installazione del Cai ad Arabba, ovvero la gru-cascata di ghiaccio. Una guerra nata dopo 150mila euro di Tosap pagata in 10 anni, per il suo chiosco, che era proprio lì vicino. E ancora la Tosap (quella dell’anno 2017) è al centro del suo ultimo ricorso: Delmonego (avvocato Francesco Mazzoccoli) aveva impugnato la sanzione riguardante le sue 2 cataste abusive e portato l’amministrazione comunale (avvocato Chiara Cerrone di Dolomiti Legal, già studio Azzalini) davanti al giudice civile del Tribunale di Belluno. Alla fine però è stato condannato a pagare anche le spese legali al Comune: raddoppiando il conto da saldare.


IL BLITZ
Il ricorso fu depositato il 14 febbraio 2018. Delmonego chiedeva «l’annullamento dell’avviso di accertamento del canone di occupazione di spazi ed aree pubbliche emesso il 20 dicembre 2017 e in via subordinata la revoca del provvedimento impugnato e la riduzione dell’indennità». Ma cosa era accaduto nei mesi precedenti? Il 30 agosto 2017, dopo la segnalazione di un cittadino, la polizia locale di Livinallongo eseguì un sopralluogo nel punto indicato e trovò tre cataste di materiale composto da tavole, travetti e alcuni blocchi di cemento. La prima occupava una superficie totale di 16,28 metri quadri, la seconda di 11,9, la terza di 5,6. A seguito degli accertamenti emerse che quell’occupazione di suolo pubblico non era legittimata da alcuna autorizzazione. Delmonego dichiarò che una delle cataste era certamente sua. Veniva usava come una specie di baracchino di “street food” per gli sciatori. A tal proposito risultò essere titolare di un’autorizzazione commerciale a carattere stagionale, valevole per il solo periodo 1 dicembre-30 aprile di quell’anno, e di una concessione di suolo pubblico avente oggetto un’area diversa da quella interessata dalle 3 cataste. Delle altre due disse di non sapere nulla, ma la polizia locale riuscì a dimostrare che un’altra catasta (quindi due in tutto) era di sua proprietà. Immediata la sanzione: 2.316 euro. 
LA BATTAGLIA
Da qui il ricorso. In primis fu contestato l’ammontare della multa. Per Delmonego sarebbe dovuto essere di 1.164 euro visto che solo una catasta era di sua proprietà. Ma anche ammettendo che fossero due sarebbe salito a 1.565 euro visto che la tariffa per il canone di occupazione temporanea di spazi e aree pubbliche è di euro 1,54 euro al giorno per metro quadro. Comunque non di 2.316 euro. Il Comune replicò che i conti erano giusti e che erano stati fatti su 2 cataste (non 3) in base al diverso periodo di occupazione del suolo pubblico: 33 giorni per la prima, 76 per la seconda. Il Tribunale di Belluno, nel giudice Umberto Giacomelli, ha rigettato il ricorso e condannato il ricorrente, quindi Paolo Delmonego, a rifondere al Comune le spese processuali liquidate nella somma di 2.430 euro oltre a rimborso spese generali. In totale, con la sanzione, si arriva a quasi 5mila euro. 
IL CASO
Qualche anno fa era stato Delmonego a portare in Tribunale il Cai di Livinallongo per una gru lasciata sul terreno comunale. Era un’installazione che d’inverno si trasformava, con una spruzzata d’acqua, in parete ghiacciata dove arrampicarsi, a pagamento. E che invadeva parte del parcheggio davanti al palaghiaccio di Arabba. Delmonego, che in 10 anni per il suo chiosco aveva pagato 150mila euro di Tassa occupazione pubblica, fece un esposto e partì il processo. Era sempre l’anno 2017, quello della discordia. Nel periodo successivo, al termine delle indagini, finì alla sbarra Diego Grones, presidente del Cai di Livinallongo, che nel 2019 è stato assolto per tenuità del fatto. 
 

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