CORTINA D’AMPEZZO (BELLUNO) Saranno le telecamere di videosorveglianza – di cui è tappezzata Cortina d’Ampezzo – a svelare cos’è accaduto nella notte tra l’1 e il 2 gennaio davanti all’hotel de la Poste, nel centralissimo corso Italia. Come rivelato da il Gazzettino tre ragazzi trevigiani, due di 17 e uno di 18 anni, hanno raccontato di essere stati aggrediti da un gruppo di romani ventenni che li avrebbe inseguiti e presi a cinghiate.
LA RICOSTRUZIONE
Da quel poco che è trapelato finora sembra che siano coinvolti giovani della Roma benestante, tra cui il figlio di un primario del Gemelli e una delle nuove leve degli ultras della Lazio. Sono voci che si rincorrono da nord a sud e viceversa. Ragazzi che si puntano il dito contro. Il caso, però, è stato preso in mano dalla polizia di Cortina. Sono in corso accertamenti per sciogliere i nodi intorno a quanto è accaduto quella notte. Saranno visualizzati i filmati delle telecamere di videosorveglianza – ad esempio quella puntata sulla piazza che si trova di fronte all’hotel de la Poste – e saranno ascoltati i testimoni di quella notte di follia.
I SOSPETTI
Da fonti investigative si apprende che “con ogni probabilità” non si sarebbe trattato di un’aggressione. Un elemento, questo, che cambierebbe le carte in tavola e che darebbe ragione a Tancredi Antoniozzi. Il 18enne, figlio di Alfredo Antoniozzi, già assessore al Patrimonio del Comune di Roma nella giunta Alemanno ed eurodeputato di centrodestra dal 2004 al 2014, era stato riconosciuto da uno dei trevigiani aggrediti. Ma lui si è sempre dichiarato estraneo ai fatti: «Non c’entro nulla – ha raccontato – Sono uscito dall’hotel dove soggiornavo e ho visto dei ragazzi che si azzuffavano». Tancredi Antoniozzi, in quei giorni, si trovava a Cortina d’Ampezzo con alcuni amici e la fidanzata. Soggiornava all’Hotel de la Poste che avrebbe poi lasciato il 2 gennaio. «Il dettaglio della cinghiata è vero – ha specificato – ma è stata una rissa, non un’aggressione. Mi hanno raccontato che ci sono state provocazioni e insulti. Insomma, hanno cercato la lite». Diversa, invece, la versione dei trevigiani: «Eravamo tranquilli e stavamo tornando a casa – ha spiegato il maggiorenne del gruppo – quando ci siamo imbattuti nei romani. Stavamo cantando un motivetto degli scout. All’improvviso ho sentito gridare “forza Lazio” e mi sono arrivate tre cinghiate: sulla schiena, sulla spalla e sull’avambraccio. Faccio ancora fatica a muoverlo». Un altro ragazzo sarebbe stato colpito alla testa da una sedia in plastica lanciata da uno dei romani. Ora come ora è la parola degli uni contro quella degli altri, ma i dubbi potrebbero sciogliersi presto. Ci penseranno le telecamere di Cortina e alcuni testimoni a dipanarli e a mostrare chi aveva ragione e chi torto nella ricostruzione di quella serata di violenza.