Processo allo spacciatore: «Mi portava la droga nei bagni della birreria»

Venerdì 1 Marzo 2019
Processo allo spacciatore: «Mi portava la droga nei bagni della birreria»
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PEDAVENA - «Mi cedette droga un paio di volte: lo scambio avveniva nel bagno della birreria». Shkelzen Godini, 32enne albanese residente a Feltre, sarebbe andato fin sul luogo di lavoro per accontentare il suo cliente che ieri ha parlato in aula e che all'epoca lavorava in birreria a Pedavena. D'altronde lui, pusher professionista, era abituato a fare così: consegne di cocaina porta a porta, a volte dei passaggi senza chiamata, quasi come un rappresentante, per accertarsi che i clienti non avessero bisogno di merce. Un giro che venne stroncato nel marzo del 2017 dagli agenti della squadra Mobile che fecero le indagini e che arrestarono Godini con l'accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Gli agenti nel blitz non ritrovarono alcuna droga nella perquisizione, ma nelle indagini, che erano partite l'anno prima, avevano raccolto un impianto accusatorio talmente dettagliato, che sarà difficile per l'avvocato della difesa abbatterlo.
 
IL PROCESSO
Sono sei i capi d'accusa che la Procura contesta a Godini (avvocato Cesare Stradaioli di Trieste). Si tratta di innumerevoli cessioni fatte dal 2014 al 2016 quando l'imputato andava porta a porta su una Audi A3, tra Feltre, Santa Giustina, Lentiai. Oltre che le consegne alla birreria Pedavena (fuori da quel locale proprio Godini minacciò un debitore finendo a processo per tentata estorsione) avrebbe fatto altre consegne alla vineria La Botte, al bar la Sosta di Feltre e altri locali. Queste le accuse, che ora dovranno essere provate in aula. Un'impresa non scontata, perché già ieri i consumatori che avevano confessato decine di cessioni hanno ritrattato. I primi testi hanno parlato ieri e il consumatore, il lavoratore della birreria che si sarebbe rifornito con cadenza quindicinale per uno due grammi di cocaina alla volta, per 100 euro a consegna. Ieri però, rispondendo alle incalzanti domande del pm Gianluca Tricoli, ha parlato di solo due volte. Il pm ha già annunciato che in conclusione di processo chiederà la trasmissione degli atti alla Procura, per l'ipotesi di falsa testimonianza a carico del consumatore. Altri consumatori saranno sentiti alle prossima udienza.
LE PROVE
I poliziotti della Mobile, sentiti ieri in aula, installarono un gps sulla Audi e controllarono il telefono del pusher: dopo la chiamata, l'auto partiva e andava proprio nella zona da dove era partita la telefonata. Il rifornimento avveniva a Camposampiero (Padova) e quando tornava passava dai suoi clienti per accertarsi che non avessero bisogno di droga.
Olivia Bonetti
Ultimo aggiornamento: 15:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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