«Il papà l’ha rapita cinque anni fa: della mia bimba mi sono rimaste solo tre foto»

Venerdì 14 Gennaio 2022 di Davide Piol
Bimba rapita dal padre e portata in Russia
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BELLUNO - «Non è stata fatta giustizia: si meritava di più». Accanto al dolore per quella figlia che il marito le ha sottratto quasi 5 anni fa e in cui ogni tanto si perde, fantasticando sulle uniche foto del cellulare che le sono rimaste, Elena ha scoperto la rabbia: «Io non vedo la mia bambina da maggio 2017. Lui mi ha rovinato la vita, mi ha distrutto». Il Tribunale di Belluno ha riconosciuto la responsabilità penale dell’uomo, condannandolo a 1 anno e 9 mesi di reclusione. Troppo poco, secondo Elena, perché il tempo in cui lei è rimasta senza la figlia è più del doppio: «La penso di continuo – ha aggiunto – negli ultimi due anni l’ho vista soltanto due volte in videochiamata. Lei mi ha guardato ma non mi ha riconosciuto e ha cominciato a piangere». 

I RICORDI
La donna, che abita nel Feltrino, si trova ora in Macedonia, il suo paese di origine. È tornata lì per incontrare la figlia più grande, avuta dal primo marito, ma il suo pensiero è sempre rivolto verso la Russia dove una bimba di 6 anni, rubata alle sue braccia, sta crescendo senza di lei. Gli unici ricordi a cui si è aggrappata, nei momenti di maggior tristezza, sono le tre foto che ancora conserva nel cellulare e che ritraggono la piccola quando aveva un anno e mezzo. Tutto il resto è scomparso. I giochi e i vestiti sono stati portati via, mentre le numerose foto di cui era tappezzata la casa sono state strappate e distrutte dal suo ex. In questi anni di vuoto Elena si è rivolta all’avvocato Roberta Resenterra per ottenere giustizia. Prima è arrivata la sentenza di separazione, poi la condanna, nei confronti dell’uomo. 

IL RAPIMENTO
Nessuno però potrà mai cancellare quel giorno in cui la piccola è scomparsa. «Ero appena uscita dal lavoro – ha raccontato – e stavo aspettando mio marito per tornare a casa. Ho provato a chiamarlo ma il telefono era spento, così ho preso la corriera». A casa c’era soltanto il papà dell’uomo: «Mi ha chiesto: “Non sei andata in Russia anche tu? Gli altri sono partiti”. Credevo fosse uno scherzo. Tre giorni dopo ho chiamato i carabinieri». La versione dell’ex marito è di aver portato la figlia in Russia per farle fare «un periodo di vacanza, evitando alla stessa almeno per un certo periodo la sofferenza legata al pesante clima di tensione e conflittualità che si era creato in famiglia». Che si trattasse di una fuga lo si era capito anche da un altro dettaglio: l’uomo aveva svuotato il conto co-intestato con la moglie, prelevando circa 8mila euro. Ma perché fuggire a Volgograd (Russia) con una bimba di 1 anno e 9 mesi? «Non mi ha dato nessuna spiegazione – ha confidato Elena – Nemmeno a posteriori. Cosa ho fatto per meritarmi questo? Forse perché non andavo d’accordo con la suocera». 

LA BATTAGLIA
Lui, intanto, si è rifatto una vita e l’ultimo pensiero è quello di tornare in Italia, tanto meno ora che è stato condannato.

Elena, però, non si arrende. Vuole riabbracciare la figlia e farà di tutto perché questo si avveri. Grazie alle due sentenze, in cui il giudice ha stabilito «l’affidamento congiunto della bambina con collocazione prevalente e residenza formale della figlia, una volta esperita la procedura di rientro, presso la madre», ci sono i presupposti per appellarsi alla Convenzione dell’Aja (che permetterebbe di attivare la procedura per ottenere il ritorno di un minore sottratto illecitamente) ma serve l’aiuto dello Stato. C’è però un altro problema, più delicato: la bambina potrebbe non riconoscerla. «Ci ho pensato – ha concluso Elena – è sempre stata con lui e quando mi hanno presentato al telefono lei scuoteva la testa. Sarà difficile ma le spiegherò cos’è successo e capirà. Prima deve tornare in Italia e secondo me non succederà, ho questa sensazione. Ormai ho perso la speranza, anche se continuo a pensarla». 

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Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 10:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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