«Io, barista-controllore: la vera fatica è controllare che i clienti rispettino le regole anti-Covid»

Domenica 17 Gennaio 2021
Giovanni Klinkon (a destra) il barista-controllore del bar Alpino

SOVRAMONTE «Il vero lavoro? Far rispettare le regole: controllare i clienti mi impegna molto. Quasi di più che fare barista». Giovanni Klinkon del bar-tabaccheria Alpino di Sorriva racconta l’altra faccia di questo periodo nero per il commercio. Non c’è solo la crisi, i mancati ristori. C’è anche l’ennesima incombenza-responsabilità che ricade sull’esercente (e si aggiunge alle varie procedure da eseguire per lotteria degli scontrini o cashback di Stato). Ovvero fare da “poliziotto”-controllore per la verifica del rispetto delle regole anti-Covid, nel proprio locale. LA SFIDA Ieri il “Tabachin de Soriva”, come tutti chiamano lo storico bar-tabaccheria Alpino, era aperto. Vendeva sigarette e bevande da asporto da consumare fuori dal locale sul marciapiede o sulla piazza della fontana, che getta sempre l’acqua potabile. Il cestino era pieno di bicchieri di plastica. Dal 30 giugno scorso, in piena pandemia, l’attività ha cambiato gestione. Mario Bee Gambelli, capogruppo alpini Moline-Sorriva, è andato in pensione ed gli è subentrato Giovanni Klinkon, 51enne con precedente esperienza nel settore commerciale, dove ha imparato a relazionarsi con la gente. Ci parla della difficoltà di questo periodo. LA BEFFA «Io ho pagato sempre le tasse da quando ho aperto - racconta il barista -, ma per il bar-tabaccheria, per ora, non ho avuto alcun ristoro». È una beffa che purtroppo si verifica per le nuove attività nate nel 2020, che, per la mancanza di storico di fatturato, vengono escluse automaticamente dai ristori. «Però devo dire - ammette il neo-barista - che per l’attività commerciale che avevo in precedenza ho ricevuto ristori». «Ho 2 figli - prosegue - e mia moglie lavora in prima linea con gli ammalati di Covid, all’ospedale di Feltre. È lei la proprietaria dello stabile. Infatti il bar-tabaccheria fu fondato da mia suocera molti anni fa. Noi abitiamo al piano sopra». L’IMPEGNO «Devo dire che tutto sommato lavoro anche in questo periodo di pandemia - confessa Klinkon - e faccio rispettare le regole, anche se far da controllore mi impegna moltissimo. Mi costa più fatica controllare opportunamente i clienti che fare il venditore. Però se vuoi tenere aperta l’attività devi fare bene il guardiano». Nonostante queste sfide, il periodo, i mancati aiuti è anche, tutto sommato soddisfatto, Giovanni Klinkon di avere lasciato il commercio per conto di una ditta, per iniziare la sua seconda vita da barista in proprio, anche in questo periodo. E dice: «I sovramontini sanno che qui è aperto e vengono nel pieno rispetto delle regole anticontagio, ovviamente». LA SPERANZA La conferma anche da Roberto Dalla Valle, dirigente del calcio sovramontino, che abita a Zorzoi: «Una signora mia paesana, per la paura del Covid a Zorzoi non parla con nessuno. Ma viene sempre fino qua a piedi, per stare al bar. Una lunga camminata per un caffè che beve fuori dalla porta e parlare con qualcuno, nel rispetto delle regole». Insomma sembra che ci sia tanta voglia in questa gente di montagna di battere il virus e di tornare ad una vita normale. «Tra mia moglie infermiera e quello che faccio io ci meritiamo di vincere», conclude il barista. Valerio Bertolio © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 12:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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