Rapì la figlioletta, da Sovramonte la portò in Russia: papà stangato, ma la bambina resta con lui

Giovedì 13 Gennaio 2022 di Davide Piol
Bimba rapita dal padre e portata in Russia: condannato, ma la figlia resta con lui

SOVRAMONTE - Scappò all’estero strappando la figlia di appena 20 mesi dalle braccia della madre per portarla con lui in Russia. Valeriy Tyurin, 45enne di Volgograd (Russia) difeso dall’avvocato Piero Tandura, è stato condannato dal Tribunale di Belluno a 1 anno e 9 mesi per sottrazione di minore e dovrà pagare una provvisionale di 10mila euro alla parte civile, cioè l’ex moglie, assistita dall’avvocato Roberta Resenterra (che ne aveva chiesti 50mila). Il giudice non gli ha concesso la sospensione condizionale della pena e gli ha revocato quella delle altre due condanne (una per guida in stato di ebbrezza e una per danneggiamento). Inoltre, ha trasmesso gli atti al Tribunale dei minorenni di Venezia in merito alla questione dell’esercizio della potestà genitoriale (sospesa dal tribunale di Belluno per il doppio della pena). 

IL DRAMMA
Sono trascorsi 4 anni e mezzo dall’ultima volta in cui la donna ha visto la sua bambina. In una delle prime udienze del processo aveva raccontato che il ricordo più doloroso era una videochiamata in cui la figlia, vedendola, non l’aveva riconosciuta: «Mi ha salutato – aveva detto al giudice – ma era chiaro che non capiva chi fossi». I due ex coniugi, lui russo e lei moldava, si conoscono in Italia, a Sovramonte, e si innamorano. Il 18 luglio 2011 si sposano in Russia e quattro anni dopo, a Feltre, nasce la loro unica figlia. Viene tenuta principalmente dall’imputato perché la madre è l’unica ad avere un lavoro e questo la occupa per la maggior parte del tempo tenendola fuori casa. L’incubo ha inizio il 21 maggio 2017. La donna esce dal lavoro, aspetta che il marito passi a prenderla ma trascorrono minuti, ore, e non arriva nessuno. Così torna a casa coi mezzi pubblici e scopre che Valeriy Tyurin è scappato a Volgograd con la figlia di 1 anno e 8 mesi e la nonna. Non prima però di averle svuotato il conto, prelevando 8mila euro e lasciandone 700. 

LA BATTAGLIA
Con la condanna dell’imputato, ieri mattina, a quasi due anni di reclusione per sottrazione di minore, si chiude un capitolo ma se ne apre un altro perché la piccola è ancora in Russia e la madre non sa come raggiungerla per riportarla in Italia. È per questo motivo che l’avvocato Resenterra si prepara a coinvolgere lo Stato. La donna è cittadina moldava, vive in Italia da oltre 10 anni con permesso di soggiorno a tempo indeterminato e si trova ora nel suo paese di origine per motivi personali. Il passaporto moldavo non le consente di recarsi in Russia per dare il via alla procedura di cooperazione internazionale con la domanda di ritorno perché senza un visto, pur potendo entrare nel paese, dovrebbe poi allontanarsi il giorno stesso del suo ingresso. Inoltre, quello dalla Moldavia a Volgograd, è un viaggio di due giorni. Costoso e rischioso. 

LA BEFFA
Nella sentenza di separazione si legge che il Tribunale ha disposto «l’affidamento congiunto della bambina con collocazione prevalente e residenza formale della figlia, una volta esperita la procedura di rientro, presso la madre».

La quale, continua il giudice, «deve ripristinare i rapporti nel più breve tempo possibile ed esercitare le proprie prerogative materne, non sussistendo alcuna ragione che possa giustificare la collocazione della figlia presso il padre, invero autore di una grave ed ingiustificata condotta di sottrazione internazionale». Valeriy Tyurin, stando agli scritti difensivi del suo legale, avrebbe spiegato di aver portato la figlia in Russia per «far fruire alla bambina un periodo di vacanza, evitando alla stessa almeno per un certo periodo la sofferenza legata al pesante clima di tensione e conflittualità che si era creato in famiglia». Alla luce anche della condanna di ieri, tuttavia, ci sono i presupposti per appellarsi alla Convenzione dell’Aja ma serve l’aiuto dello Stato: la procedura per ottenere il ritorno di un minore sottratto illecitamente, infatti, è normalmente promossa dall’autorità centrale dello Stato in cui il minore aveva la residenza abituale prima della sottrazione, su richiesta della persona che lamenta la sottrazione. 

Ultimo aggiornamento: 08:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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