Continuano i crolli sulla Croda dei Ros e in caso di pioggia rischio colate sull'Alemagna

Martedì 12 Ottobre 2021 di Giuditta Bolzonello
La polvere provocata dai continui crolli

SAN VITO DI CADORE - La parete dello spettacolare crollo anche ieri risultava leggermente velata dalla polvere che i continui cedimenti, anche se di dimensioni inferiori a quello iniziale, si sono registrati. Anche lunedì sono continuati i monitoraggi della parete della Croda dei Ros, nel gruppo del Sorapis sopra San Vito di Cadore, gli ulteriori distacchi sono stati tutti di piccola entità, e meno numerosi anche nella quantità. Dal sorvolo in elicottero di domenica è stato evidenziato che il materiale franato è di circa 50 mila metri cubi, mentre un ulteriore pinnacolo di circa 20 mila metri cubi è al momento sotto attenzione

Crolli e frane sulle Dolomiti

Ed è su quello che resta lassù che si concentrano le attenzioni, la grande fessura documentata dai firmati e dalle fotografie fatte domenica dai sorvoli di droni ed elicotteri, non lascia spazio all’ottimismo; anche quel pezzo di croda è destinato a rovinare nel vuoto ma quando succederà non è possibile dirlo. In ogni caso, «canali di guardia non presentano alcun problema, dato che il materiale franato si è fermato in alto, quindi non esiste alcun pericolo per l’abitato di Chiapuzza» rassicurano dalla Provincia. Sono i canali realizzati negli ultimi anni proprio a protezione dell’abitato e della statale. La struttura di Difesa del Suolo ieri si è raccordata con il Tesaf (dipartimento Territorio e Sistemi Agro-forestali) dell’Università di Padova per i rilievi, a seguito dei quali verrà studiato il sistema di interventi. 
Il consigliere provinciale Massimo Bortoluzzi sta seguendo l’evoluzione del fenomeno fin dall’immediatezza del crollo: «Sono in contatto con il sindaco di San Vito, al momento la situazione è tranquilla e sotto controllo. Tramite la struttura provinciale della Difesa del Suolo, abbiamo concordato con il Tesaf una prima valutazione, e con il professor Gregoretti dell’Università di Padova abbiamo convenuto di aspettare il termine dei crolli prima di procedere con i rilievi, in modo da evitare eventuali errori nella raccolta di dati a causa della polvere di detriti depositata in quota. I rilievi infatti verranno eseguiti con sistema Lidar, quindi da remoto e con l’invio di un drone, senza pericoli per la sicurezza. Non appena avremo gli esiti dei rilievi, si potrà procedere con la modellazione, vale a dire una simulazione tecnica delle precipitazioni e di quanto materiale potrebbe mettersi in movimento a seguito di eventi meteo. Solo con la modellazione è possibile studiare quale intervento e le modalità per metterlo in atto. Al momento non ci sono problemi per le case e gli abitanti, resta da capire se ci sia il rischio di qualche colata di fango sulla statale di Alemagna sottostante, in caso di forti piogge, nel caso in cui il materiale venga trascinato a valle».

In questa fase sono questi i possibili sviluppi: che piogge abbondanti, il periodo non le esclude, mettano in movimento il materiale detritico che per il crollo si è depositato in quota.

A San Vito ben conoscono quel pericolo, lo hanno vissuto nell’agosto 2015 quando un forte temporale innesco l’enorme frana che arrivò fino in centro mettendo in cammino la grande quantità di detriti causati da un crollo sull’Antelao di molti mesi prima. Era novembre 2014 ma lassù c’era la neve, la frana non aveva interessato zone antropizzate, si scoprì che aveva cancellato un bivacco ma nulla che facesse temere conseguenze devastanti; solo un gruppo di sanvitesi salì per capire la portata del fenomeno. Poi l’inverno congelò la situazione che venne riattivata purtroppo nell’estate successiva. Insomma quanto vissuto, tre le vittime, turisti stranieri sorpresi dall’imponente colata, è ben impresso nella memoria della comunità. E dunque si monitori la montagna sfregiata sabato all’ora del tramonto per capire e appena possibile intervenire.

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Ultimo aggiornamento: 21:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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