Giacomo, sopravvissuto in grotta: «Il pensiero di mia moglie e mia figlia ad aspettarmi mi ha dato la forza di resistere»

Mercoledì 8 Settembre 2021 di Loredana Pra Baldi
Salvo dopo una notte sotto la cascata: la testimonianza di Giacomo

VAL DI ZOLDO (Belluno) - «Il pensiero di mia moglie e mia figlia che mi aspettavano a casa mi ha dato la forza di lottare e sopravvivere». Questa la testimonianza di Giacomo Sacchet, il 43enne commesso di un negozio di alimentari in Val di Zoldo, ma originario di Longarone, che si è salvato dopo una notte in una grotta sul torrente Maè. Ieri era ancora ricoverato all’ospedale di Belluno, in osservazione, ma presto tornerà a casa. Un miracolo, dopo una notte all’addiaccio sotto una cascata, con temperature di poco sopra lo zero. «Ho pensato di rannicchiarmi a uovo per non disperdere il calore corporeo», ha raccontato Giacomo.

Un accorgimento che è stata la sua salvezza. 


LA TESTIMONIANZA
«Giacomo è salvo». Era questo il passaparola che risuonava ieri tra Val di Zoldo e il Longaronese. La gioia è indescrivibile. Papà Antonio Sacchet sottolinea: «Vogliamo solo ritrovare la serenità e ritornare alla normalità». «Giacomo è in buona salute e sta facendo gli ultimi controlli», ha fatto sapere il genitore che ha raccolto la testimonianza del figlio e racconta come si è salvato. «Senza dubbio - spiega Antonio Sacchet - ci sono stati alcuni accorgimenti determinanti quali l’attrezzatura adeguata, a partire dalla muta che ha permesso di non bagnarsi e non raffreddarsi troppo nelle acque del torrente Maè già in questa stagione molto fredde, e l’aver avvisato in anticipo i propri familiari sul tragitto e la durata dell’escursione che hanno potuto tempestivamente dare l’allarme. Poi è stato determinante il suo fisico forte di sportivo che segue uno stile di vita sano, la duttilità che le diverse discipline sportive che pratica da anni gli hanno sicuramente dato, per muoversi con agilità e sicurezza e la preparazione tecnico-sportiva che  aveva curato ed  approfondito negli anni. Lo sport era la sua grande passione che però ha bisogno anche di una preparazione didattica per saper affrontare i momenti come questo. E non ultimo il suo carattere, fin da bambino molto forte e sicuro». 



LA FAMIGLIA
«Giacomo adora la sua famiglia - prosegue il padre spiegando come proprio quello gli abbia dato la forza - e condivide con loro ogni momento. Giacomo ha coinvolto la moglie Federica e la figlia Emma nella pratica di alcuni degli sport più semplici, interessanti passeggiate, lo sci e altro che sia adatto a chi non sia preparato per sport più impegnativi. Quando usciva in escursione da solo moglie e figlia lo accompagnavano o lo andavano a prendere, come questa volta».

L’IMPREVISTO
«Giacomo domenica era partito al mattino presto - racconta papà Antonio -, dicendo che intorno alle 13.30 - 14 avrebbe terminato l’escursione, la moglie e la figlia lo avrebbero atteso al termine del percorso a Pirago e riaccompagnato a Soffranco dove aveva lasciato l’auto alla partenza. Voleva fare una calata sulle acque del Maè per vedere una cascata nella zona di Soffranco. Ma l’acqua era troppo violenta e scrosciante e lo ha travolto facendogli perdere la traiettoria stabilita».
E prosegue: «Nel recuperare terreno i vortici d’acqua gli hanno fatto perdere il borsello che conteneva le chiavi dell’auto e il cellulare, che in ogni caso non gli sarebbe stato utile perché in quei luoghi non c’è campo. È riuscito a tenersi stretto lo zaino con dentro poche cose utili alla sopravvivenza. Ha cercato riparo con molta prontezza in un anfratto dietro la cascata, una grotta dove ha potuto ripararsi dopo aver sganciato le corde usate per la calata ed ha pensato quindi di rannicchiarsi a uovo per non disperdere il calore corporeo durante la notte». «Intorno alle 15.30-16  la moglie Federica e la figlia, che lo avevano atteso invano, hanno avuto il sentore che qualcosa di grave potesse essere successo e hanno chiamato i soccorsi». 

IL LIETO FINE
Il resto è la cronaca: la corda recuperata dopo una notte di ricerche, il timore che trovare un corpo e la sorpresa quando Giacomo si è alzato alla vista del soccorritori. «Mi raccomando - dice papà Antonio commuovendosi - non dimenticatevi di ringraziare, a nome di tutta la famiglia, i soccorritori che mettono in pericolo la loro vita per salvare persone in difficoltà nelle escursioni in montagna. Ci sono stati vicini, non si sono risparmiati nelle ricerche, hanno saputo dare conforto e sostegno morale. Molti sono giovani ed alcuni volontari che pur avendo il loro lavoro sentono il bisogno, nel tempo libero, di fare questi eroici interventi».

E conclude: «Giacomo è salvo grazie alla sua tenacia, alla sua tempra di sportivo e al bene che lo lega alla sua famiglia. Immaginare la moglie Federica insieme alla figlia Emma che lo aspettano al bar di Pirago in attesa del suo arrivo deve essere stato il pensiero che gli dato  la forza di lottare e di sopravvivere».

Ultimo aggiornamento: 16:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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