De Rigo, un assistente personale in dono a dieci studenti ciechi o ipovedenti

Domenica 19 Settembre 2021 di Daniela De Donà
FAMIGLIA UNITA I De Rigo: Ennio, la moglie Emiliana e i figli Massimiliano e Barbara già al lavoro nel gruppo che iniziò a fare occhiali in un fienile a Pozzale di Cadore

LONGARONE - Parla tre lingue. Legge non solo libri, ma etichette di prodotti al supermercato, schermi di computer, menù di ristoranti. Persino segnali stradali. E sa riconoscere le banconote. E’ l’OrCam MyEye, un dispositivo, basato sull’intelligenza artificiale, destinato a persone con disabilità visiva: dieci giovani studenti e neolaureati bellunesi, ciechi o ipovedenti, lo hanno ricevuto in dono dalla Fondazione De Rigo H.e.art onlus. Piccolo come un dito, pesa 22.5 grammi: ieri, in sala Bianchi a Belluno, con emozione, lo hanno provato, attaccato alla stanghetta dei propri occhiali Greta Barattin, Sara Bortoluz, Martino Coletti, Aurora Frison,Davide Garlet, Mattia Guadagnin, Marco Maoret, Alexandra Savin, Elia Soracase, Federica Zilli. Si tratta dello stesso dispositivo indossato da Annalisa Minetti, cantante e atleta paralimpica che, per l’utilizzo, ha avuto la stessa formazione dei bellunesi da parte di VisionDept.


LA FONDAZIONE DE RIGO
Certo è un regalo che offre ai giovani bellunesi ipovedenti un ampliamento dell’autonomia personale grazie alla Fondazione De Rigo: «Da più di quarant’anni ci siamo occupati, in quello che è il mestiere di famiglia, del mondo della visione, di proteggere l’occhio – sono parole della presidente, Barbara De Rigo – questo era un pezzetto mancante a favore di una disabilità che non permette di esprimersi al meglio nella quotidianità e nel mondo del lavoro. Un modo, per noi, di restituire al territorio quanto ricevuto». Tre anni fa la nascita della Fondazione H.e.art. per festeggiare i 40 anni della De Rigo, con un obiettivo portato avanti dalla presidente: «Sostenere i giovani negli ambiti della salute, della formazione, dell’arte.

E questo progetto con l’Unione italiana dei ciechi e ipovedenti di Belluno mi è particolarmente caro perché riguarda la salute e lo studio.


I CIECHI
Iscritti all’Uici di Belluno sono in 150: In provincia di Belluno sono tanti di più gli ipovedenti, ma non ci contattano. Noi diamo supporto anche a chi perde la vista in tarda età, e abbiamo uno sportello con un tecnico di mobilità e con uno psicologo, dal 2000 collaboriamo con l’Uls e con i medici Luigina Tollot e Michele Del Borello, a cui va pure il ringraziamento – è la premessa di Luciana Dalle Molle, presidente della sezione territoriale– mi emoziona questo progetto iniziato due anni fa da De Rigo e da Stefano Pellini, ora vicepresidente».
LA POLITICA
A detta di Jacopo Massaro, sindaco di Belluno, la cerimonia diventa occasione di insegnamento: «Quando si ha successo spesso ci si dimentica di essere parte di una comunità. Non se ne è dimenticata la famiglia De Rigo in questo modo etico di fare impresa». Prende in prestito le parole di Bebe Vio, fiorettista paralimpica plurimedagliata, per ringraziare la Fondazione, Greta Barattin, a nome dei premiati: «Se sembra impossibile, allora si può fare. Lo strumento che ci donate ci darà una mano, perché autonomia significa libertà». Infine Franco De Bon, consigliere provinciale, ha sottolineato come «il gesto di civiltà espresso dalla Fondazione De Rigo va nella direzione di una società che sa misurarsi nel presente pensando al futuro, ai giovani».
IL CHIP
La tecnologia di OrCam (israeliano, con software americano prodotto in Italia, ndr) deriva dal campo automobilistico, da quel chip che ti fa frenare davanti ad un ostacolo. Si tratta, in sostanza, di una piccola telecamera che fa una fotografia, estrapola e la legge nel giro di due secondi vicino all’orecchio dell’ipovedente. Un suggeritore, quindi: «Riconosce a distanza di qualche metro anche i visi delle persone, in base a naso, occhi, zigomi», spiega William Dragoni di VisionDept, precisando che il costo del dispositivo, al privato, varia tra i 3500 a i 4500 euro. 

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