CORTINA - Sofia Goggia ci aveva messo 30 ore prima di scrivere sui suoi profili social dell'infortunio al piatto tibiale, verificatosi l'ultimo giorno del mese scorso a Garmisch, che le è costato il Mondiale. «Credo di avere finito le lacrime», aveva postato la campionessa olimpica della discesa e ambassador di Cortina 2021.
OBIETTIVI Più volte Sofia si è rialzata dopo i tanti infortuni, questa volta è più dura: «Faccio fatica a non pensarci. Però anche se non accetti quanto ti è accaduto, prima o poi devi farlo. Quando si perdono gli obiettivi a breve termine, bisogna cercare di fissare qualcosa che vada oltre. Nel 2022 ci sono le Olimpiadi, mi devo concentrare sul recupero, facendo un passo alla volta». La giornata della Goggia si divide tra fisioterapia e palestra, con non poca fatica: «Non riesco nemmeno a portare il caffè dalla cucina alla sala - ammette -. Però quanto accaduto non mina la fiducia nel mio corpo, che conosco bene, essendo un'atleta evoluta. Peraltro la modalità dell'infortunio è talmente assurda che non mi lascerà dei segni nella psiche». Sofia non è certo una ragazza banale e non lo sono nemmeno i concetti che esprime: «Per evitare che i pensieri non vadano nella direzione consona, riempio il mio tempo leggendo libri e preparando gli esami universitari che ancora non sono riuscita a dare. Riprendo così il nutrimento di una parte di me che negli anni non sono riuscita a coltivare e che non mi toglie energie, ma anzi supporta la mia attività principale». La ventottenne finanziera è rimasta colpita dal grande affetto manifestato nei suoi confronti, a partire dalle compagne, che le hanno regalato un abbraccio di squadre nella hall dell'hotel subito dopo l'incidente: «Credo di essere entrata nel cuore anche di chi conosce poco lo sci. Mi sono fatta apprezzare non solo come sportiva ma anche come persona e questo è motivo di orgoglio. Ho sempre pensato che avrei lasciato il segno nelle persone che incontro, quasi come volessi sopravvivere anche un po' negli altri. Non è una cosa che mi sono imposta, io sono così».