Cavo abusivo per i "funamboli" a Punta Fiames: le scuse al Suem dei responsabili

Mercoledì 4 Novembre 2020 di Marco Dibona
I cavi testi tra le montagne sono ostacoli pericolosi per gli elicotteri da soccorso
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CORTINA D’AMPEZZO - «Sappiamo di avere sbagliato. Abbiamo commesso una leggerezza, ma creare un pericolo non era assolutamente nelle nostre intenzioni. L’abbiamo fatto per trascorrere qualche bella ora in montagna, fra amici, facendo quello che amiamo». 
E’ contrito il giovane cadorino che, durante l’ultima fine di settimana, ha posizionato una slackline in vetta alla Punta Fiames, a Cortina.

Su quella fettuccia di tessuto, tesa sul vuoto, a centinaia di metri da terra, fra due pinnacoli di roccia, il venticinquenne ha camminato in equilibrio, assieme ad alcuni amici di Cortina e del Cadore, protetti dai necessari dispositivi di sicurezza. Hanno poi raccontato la loro esperienza sui canali social, con le immagini più spettacolari, come usa fra ragazzi. Lo fanno da anni, sono molto bravi, per loro è un altro modo di vivere la montagna, l’avventura, l’amicizia. L’hanno fatto in altri posti, altrettanto spettacolari; una delle destinazioni preferite è Monte Piana. 


LE CONSEGUENZE
Questa volta non hanno pesato tutte le possibili conseguenze. Soprattutto non hanno pensato al potenziale pericolo per la navigazione aerea, per il passaggio di elicotteri, proprio in una zona frequentata da molti escursionisti, che salgono la ferrata Strobel, e da alpinisti, all’uscita del conosciutissimo Spigolo Iori. Un qualsiasi incidente in montagna avrebbe richiesto l’intervento dell’eliambulanza. La reazione del Suem 118 di Pieve di Cadore non si è fatta attendere; il direttore Giulio Trillò ha postato un’immagine della slackline e stigmatizzato l’accaduto. «L’abbiamo messa nel pomeriggio, ripromettendoci di tornare anche l’indomani mattina, per approfittare del weekend, così la sera non l’abbiamo tolta – aggiunge il ragazzo – è stato un errore, anche se è rimasta lì soltanto poche ore. Me ne scuso con chi lavora per la sicurezza delle persone, con i volontari del soccorso. Telefonerò di persona al direttore del Suem, al capo del Cnsas. Noi avevamo in realtà avvertito il pilota della società aerea che ha la base a Fiames, proprio lì sotto, e ne avevo parlato con alcuni del soccorso alpino, dicendo che saremmo andati su a tendere la slackline, ma evidentemente non è bastato». 


OSTACOLI AL VOLO
La presenza di ostacoli al volo, soprattutto se non sono segnalati, è uno dei rischi maggiori per gli elicotteri. Ci sono le teleferiche, usate per far scivolare a valle la legna, non più utilizzate ma lasciate sul posto, funi di acciaio tese nel vuoto. Ci sono linee elettriche, con regolamentazioni diverse, in base all’altezza dal suolo. Furono proprio i fili della corrente a causare il disastro di Falco, il 22 agosto 2009, sul monte Cristallo, a Cortina, con la morte di quattro soccorritori. «La materia degli ostacoli al volo non è ancora regolamentata in Italia, anche se ci sono disposizioni dell’Ente nazionale aviazione civile – commenta il ragazzo – e sarebbe necessario fare chiarezza, stabilire disposizioni precise. Non si sa bene chi avvisare, e come, quando ti dicono di segnalare. Mi sono ripromesso di incontrarci con i dirigenti, i responsabili del Suem e del Cnsas, per sapere meglio cosa fare in futuro». 
 

Ultimo aggiornamento: 09:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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