Sindaci in fuga: «Non ci ricandidiamo, stremati da tutte le emergenze»

Giovedì 21 Aprile 2022 di Raffaella Gabrieli
Mirko Badole
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BELLUNO - «Amministrare, tra un'immensa burocrazia e sempre maggiori responsabilità, è diventata una follia» e «Gli ultimi anni, tra Vaia, Covid e altre questioni spinose, sono stati un massacro» sono tra le affermazioni più ricorrenti che fanno comprendere perché un sindaco uscente che potrebbe ricandidarsi ha invece preferito non farlo.

Per non doversi trovare nuovamente a rincorrere emergenze continue, con la paura magari di una denuncia, più di uno ha detto «No, grazie».


FAMIGLIA AL PRIMO POSTO
Giorgio Slongo, sindaco di Fonzaso, ha deciso: «Ho 66 anni e per quanto sia forte il legame con il territorio e la comunità, ho voglia di pensare un po' di più a me stesso e alla mia famiglia. Se fossi più giovane probabilmente avrei tentato un altro mandato ma a quasi 70 anni penso sia opportuno che mi dedichi di più a mia moglie e soprattutto ai miei nipotini Annasole e Federico, 9 e 6 anni, che mi sono letteralmente scappati via. E' per stare con loro all'aria aperta, ad esempio, che ho iniziato a lavorare un pezzo di terra dove accogliere un asino e quattro caprette». Slongo è pronto anche a rispolverare le sue due grandi passioni: la moto e la bicicletta da corsa. «Quest'ultima in particolare - dice - non la tocco da più di quattro anni: sinceramente, non vedo l'ora di potermi andare a fare un giro». Slongo è agli sgoccioli del suo mandato di sindaco mentre i cinque anni precedenti era stato vice di Ennio Pellizzari anche se, per via della malattia e della scomparsa dell'architetto 70enne, nell'ultimo periodo lo aveva di fatto sostituito alla guida del municipio. «Amo Fonzaso - conclude - ma tra Vaia, Covid-19 e l'emergenza umanitaria è stato un massacro. Aggiungiamoci poi altre partite pesanti come ad esempio lo sgombero dei rifiuti della Sap e si capisce come un amministratore possa raggiungere il limite di saturazione. Mi spiace ma mollo. Resto ovviamente a disposizione di chi deciderà di scendere in campo, dando volentieri una mano».


UN UNICO MANDATO
«Come avevo detto già cinque anni fa al momento della candidatura - afferma Mirko Badole, sindaco di San Gregorio nelle Alpi - se avessi vinto avrei fatto un unico mandato. Intendiamoci, non sono contrario ai due, anche perché i tempi burocratici di realizzazione di un'opera sono talmente lunghi che servono più anni per veder concretizzarsi qualcosa. Piuttosto, sono favorevole al ricambio». Nel frattempo, peraltro, Badole è diventato parlamentare per la Lega Nord e gli impegni si sono moltiplicati. «Per tutti i sindaci - sottolinea - questi cinque anni sono stati un incubo per i tanti fenomeni negativi che si sono registrati: è successo di tutto e di più. E per i primi cittadini le responsabilità hanno visto un incremento esponenziale. E' sempre più dura». «Spero che chi mi succederà - conclude l'onorevole - voglia perseguire con entusiasmo il processo che ho avviato di valorizzazione turistica, ad esempio con il potenziamento del rifugio Ere e dell'area camper di Ligont. Il territorio di San Gregorio, nel tentativo di sopravvivere economicamente, merita di essere più attrattivo».


TIRATI PER LA GIACCHETTA
Più volte hanno annunciato di non candidarsi più, pur potendolo fare. Ma i sindaci di Falcade Michele Costa e di Rivamonte Agordino Giovanni Deon non hanno ancora ufficializzato la decisione. E questo perché pare che per entrambi sarebbe in atto un'azione di convincimento a ripresentarsi da parte delle forze di Centrosinistra. Un pressing dovuto alla stima nei loro confronti, certo, ma anche in chiave di equilibri più ampi, per il mantenimento della maggioranza in Unione montana Agordina dove Costa è presidente e Deon assessore. L'eventuale perdita dei due comuni a favore del Centrodestra, infatti, potrebbe sparigliare le carte in via 4 Novembre.

 

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