Silvia Bisconti: «Il mio defilé contro il cancro». In passerella pazienti oncologiche e dottoresse e infermiere Foto

Mercoledì 30 Novembre 2022 di Elena Filini
Silvia Bisconti

Per la maggior parte sono pazienti oncologiche e con loro dottoresse, infermiere, studentesse e donne appartenenti alla società civile, ognuna con la sua storia. Silvia Bisconti è in viaggio: dopo il Kuwait l'attende l'India. Ma il cuore creativo dell'atelier sul fiume resta a Belluno dove Silvia, stilista e titolare del marchio, ha immaginato di ridefinire le regole tradizionalmente legate allo stile.

«La nuova bellezza è gentilezza d'animo e di gesti. Un'armonia classica dove l'estetica trova sostanza nella grazia». Non ha mai avuto alcun dubbio Silvia Bisconti nel liberare l'haute couture dal puro senso del profitto e da canoni estetici esclusivi e faticosissimi. Ma un percorso di terapia lungo mesi, che inizia con sedute psicologiche, si forgia con cure al corpo e finisce (ma è solo il punto conclusivo) in passerella, è qualcosa che ha davvero il potere di restituire alla bellezza il suo senso più profondo. Oggo alle 18.30 il Defilé della Rinascita, progetto ideato da Raptus&Rose e dall'Associazione Oncologica San Bassiano, per la prima volta sarà ospitato fuori dall'Italia, negli spazi della Residenza dell'Ambasciatore d'Italia in Kuwait (Villa Nassima) per un evento di fundraising interamente devoluto alla fondazione HyattRuqayah Abdul Wahab Alzayani breast cancer Foundation.


Trentacinque donne, che sfilano insieme, in un potente gesto di sorellanza, di integrazione e di coesione sociale

La storia di Silvia Bisconti che da Milano ha scelto Belluno come quartier generale per la sua casa di moda . Oggi darà il via a Kuwait City negli spazi dell’Ambasciata d’Italia ad un sfilata con raccolta di fondi contro i tumori coinvolgendo molte donne del luogo. «Abbiamo iniziato mettendo le nostre creazioni su Instagram. Un successo esploso durante la pandemia».


LA BIOGRAFIA
Fashion designer diplomata all'Istituto Marangoni di Milano, poi costumista teatrale in grandi produzioni italiane, Silvia Bisconti è stata poi assistente di Romeo Gigli.

Da qui è approdata a Padova alla direzione creativa di Malìparmi, brand che ha seguito per dodici anni prima di dare vita, nel 2015, al suo progetto di moda: Raptus&Rose. Un marchio che è letteralmente esploso durante la pandemia, quando gli altri atelier hanno in sostanza chiuso. Come si spiega questo meccanismo? «Quando è iniziata la pandemia ci sono stati dieci giorni di confusione e paura. Avevamo sfilate ed eventi, io dovevo partire per l'India, ma la vita stava cambiando in modo radicale. Noi ci siamo dette: se non possiamo viaggiare in modo fisico facciamolo in modo virtuale. Ci siamo inventate il viaggio metafisico in Italia alla ricerca delle eccellenze con animazioni video che hanno simulato un itinerario di un mese. Ha fatto nascere un ascolto diverso suoi nostri canali social».


I SOCIAL
Così Instagram è stato un potente mezzo di espansione, in un momento invece di recessione. «Quando abbiamo iniziato a raccontare abbiamo iniziato a vendere. Ogni volta che uscivamo abbiamo avuto una quantità di ordini spaventosa. È iniziata la grande espansione. C'è stato poi il palinsesto televisivo, le dirette con Lorena e i tutorial e alla fine il viaggio fisico che ha ripreso tutte le tappe. Per me quei mesi sono stati la dimostrazione che le grandi prove ti mettono di fronte a possibilità di soluzione straordinarie. Potevamo mettere le persone in cassa integrazione o inventare qualcosa di straordinario. Oggi siamo più di 20 e nel 2023 assumeremo 3 persone». La pandemia è stata dunque una straordinaria occasione per.. «Capire bene cosa vogliono le donne. In quei mesi abbiamo creato la Comodiva, una tuta in lurex comoda e bella per la casa. Un grande successo, poi abbiamo accompagnato le donne all'uscita della pandemia. Ne siamo uscite dalla pandemia più forti e centrate capendo la forza di creare cose ad hoc in tempo reale. Succede qualcosa alle donne e siamo pronti a soddisfare i bisogni più intimi. Nella moda dovrebbe essere sempre così».


IN MEDIO ORIENTE
In Kuwait ecco il Defilè della rinascita, una sfilata speciale, ma preparata esattamente come avviene per la fashion week. Con capi interamente dedicati. «Un mese prima circa prepariamo le foto e le misure di tutte le donne. Sempre, c'è un progetto di tipo estetico forte. Stilisticamente ci sono abiti e forme nuove sempre legati al luogo o all'occasione. Normalmente ciò che è legato alla beneficenza è molto legato alle buone intenzioni, ma può risultare non sempre professionale. D'altro canto l'estetica pura è legata al profitto. Ho cercato di provare a rivoluzionare le due cose: beneficenza, volontariato, accudimento, ma insieme il livello di una sfilata vera». Oltre al Defilè della Rinascita, un progetto amato è la Moda liberata: donne normali che sfilano in luoghi non canonici ma simbolici. «Ho una grande voglia di riproporre questo format e nel 2023 accadrà». Il viaggio è una dimensione fondamentale per lei oggi: «Nel viaggio io trovo la mia ispirazione, ho deciso di trascorrere una metà del mio tempo in viaggio, almeno sei mesi. Voglio viaggiare con tempi più lunghi, ho sperimentato la Scozia lentissima, andrò in Giappone in primavera e starò un mese per la fioritura dei ciliegi. Nei viaggi testo i miei abiti e se funzionano vengono venduti in tempo reale. La cosa interessante è che sono riuscita a unire le mie due grandi passioni: i viaggi e i lavoro. Viaggio cercando i luoghi e i tessuti, metto gli abiti e racconto ciò che faccio, chiudendo il cerchio».


IL RACCONTO
Il libro Diario di una viaggiatrice eccentrica (La nave di Teseo) è andato molto bene, in cantiere c'è un nuovo volume? «Scrivere per me, soprattutto in certi periodi, è terapeutico. Mi piacerebbe pensare ad un progetto editoriale che abbia per tema il viaggio, ma voglio mettere a punto la formula giusta». Diversi personaggi famosi vestono Raptus: da Estetista Cinica a Luciana Littizzetto da Nancy Brilli a Selvaggia Lucarelli. Come avvengono questi incontri? «Sono sempre abbastanza casuali. Mi piace citare una delle ultime amiche di Raptus Matilde D'Errico, di Sopravvissute. Lei ci ha cercato ed è venuta con la sua costumista e regista, abbiamo fatto 7 cose diverse, una per ogni puntata. Con Luciana Littizzetto ci siamo incontrate tempo fa e piaciute, sono felice che spesso a Che tempo che fa vesta Raptus. Anche per Selvaggia Lucarelli ho grande affetto. Con queste donne si crea un rapporto che va al di là del vestito. Viviamo in città diverse però c'è un un filo rosso speciale, quasi un riconoscersi tra donne per alcuni aspetti simili». Il Veneto è il suo luogo di affezione. Dall'atelier sul fiume a Belluno alla casa di Venezia, «A Belluno ho creato Raptus e il cuore creativo resterà sempre lì, all'atelier sul fiume. Tutte le mie collaboratrici sono venete, per la maggior parte bellunesi. Resta anche la mia casa a Venezia, un luogo privato, dove mi piace andare». Quale sarà il tema per il 2023? Ogni anno abbiamo un focus. Lo scorso anno sono stati gli alberghi d'Italia, vorrei fare la stessa cosa nei teatri. Mi piacerebbe programmare la divina tournèe in teatro, partendo di preferenza con il Teatro Parenti e creando un calendario lungo l'arco dei 12 mesi in cui Raptus si apre ad esperienze diverse».

Ultimo aggiornamento: 12:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci