Belluno e Ponte nelle Alpi salvate dalla siccità grazie al serbatoio di Col Coltron

Lunedì 21 Novembre 2022 di Giovanni Santin
Il serbatoio idrico di Col Coltron a Ponte nelle Alpi

BELLUNO Mentre la crisi idrica colpiva tutta Italia ed anche in molti Comuni della provincia di Belluno si pativa la sete, la parte bassa di Ponte nelle Alpi e la zona che da Nuova Erto arriva sino a Fiammoi, in territorio comunale di Belluno, ha sempre dormito sonni tranquilli.

Un obiettivo reso possibile grazie al serbatoio di accumulo dell’acqua realizzato a Col Coltron, in Comune di Ponte nelle Alpi, che ieri ha aperto le porte alle visite guidate che, nel corso dei tre turni organizzati da Bim Gsp, hanno visto un importante afflusso di persone. Un esempio virtuoso che spicca in una provincia che è maglia nera del Nord con un clamoroso 70% di perdite idriche nella rete colabrodo: oltre il doppio degli altri territori.

L’INTERESSE
A fare da ciceroni i due ingegneri Fabio Gasperin, responsabile del sistema idrico della provincia, e Stefano Cibien, responsabile di un’area dalla Val Belluna a Zoldo. Un’iniziativa di successo a cui hanno partecipato in tanti, comprese intere famiglie: gli adulti più attenti a questioni tecniche, i bambini affascinati dalla grandezza dei serbatoi e delle macchine presenti nella struttura raggiunta grazie ad un servizio gratuito di navette. Ogni turno di visita è durato un’ora ed il personale tecnico della società ha accompagnato i visitatori in un vero e proprio viaggio all’interno del sistema acqua che ha fatto toccare con mano e da vicino la complessità del servizio idrico integrato e il funzionamento del sistema acquedottistico: dal prelievo dell’acqua in natura, passando per l’accumulo e la disinfezione, sino all’erogazione all’utenza. 

DALLE SORGENTI AL RUBINETTO
Un percorso che in questo caso inizia dalla sorgente di Rio dei Frari, a quota 608 metri di altitudine. Si tratta di una sorgente superficiale e che quindi, come prevede la legge, deve essere filtrata. Una fonte preziosa, perché capace di garantire 80 litri al secondo: 27,7 di essi vengono lasciati in natura per il rilascio del deflusso minimo vitale; i rimanenti 53,3 litri, invece, dopo un percorso di 1,8 chilometri in galleria ed altri 5 in apposite tubazioni, arrivano appunto a Col Coltron, luogo panoramico che si trova sopra la frazione pontalpina di Nuova Erto e che meriterebbe da solo una passeggiata per la vista di cui si gode. A Col Coltron, a quota 509, cioè dopo un salto di poco meno di 100 metri, l’acqua arriva in un sistema telecontrollato e sul quale è possibile intervenire anche da remoto. Essa entra dunque in una microturbina capace di sviluppare 40 kilowatt all’ora. Da qui, attraverso due tubi, è convogliata in due grandi cilindri che costituiscono l’impianto filtrante che funziona senza bisogno di energia elettrica, con l’acqua che viene filtrata grazie alla sabbia. Il percorso dell’acqua prosegue verso due serbatoi della capienza di 1.670 metri cubi. Prima di essere immessa in rete, l’acqua viene disinfettata con tre distinti sistemi a raggi ultravioletti, cioè non con prodotti chimici. A questo punto l’acqua filtrata e disinfettata viene immessa nelle tre reti di Safforze, Piaia-Fiammoi e Nuova Erto. Quest’ultima, a dire il vero, non è ancora funzionante perché manca la costruzione di una vasca. E solo a questo punto l’acqua è pronta per arrivare nelle case. 

L’ORO BLU
Durante la vista non sono mancate le domande. Fra queste anche di quanti, per esempio, hanno voluto sapere se l’incendio che nella scorsa primavera ha bruciato la montagna sopra Fortogna, ha compromesso la qualità dell’acqua. Rischio che, per fortuna, non si è verificato. Una giornata, quella di ieri, che ha reso chiaro a tutti come l’acqua sia un bene prezioso anche per il percorso ed i processi che subisce prima di poter essere definita potabile. «Molto spesso diamo per scontata l’acqua che esce dai rubinetti di casa – diceva Attilio Sommavilla, presidente di Bim Gsp, presentando l’iniziativa dell’apertura dell’impianto - e ne capiamo l’importanza, solitamente, quando manca. In realtà, garantirla potabile a tutti i cittadini richiede attività, personale qualificato, investimenti, manutenzioni e impianti. Le infrastrutture, in particolare, sono molto numerose nella nostra provincia di montagna: abbiamo ben 476 sorgenti, 672 serbatoi di accumulo e circa 3.400 chilometri di rete idrica. Vederne il funzionamento da vicino, quindi, auspichiamo possa far capire quanto lavoro sia necessario per garantire ogni giorno la fornitura di acqua di qualità».

Ultimo aggiornamento: 07:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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