Quell'isolotto sulle Dolomiti che 230 milioni di anni fa era un arcipelago corallino

Martedì 17 Settembre 2019 di Giovanni Carraro
Setsass,Dolomiti
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In Valparola nel Bellunese, tra Cortina e la Val Badia si apre uno straordinario paesaggio. Qui c'è un isolotto che 230 milioni di anni fa era parte di un arcipelago corallino. Le scoperte di Ferdinand von Richtofen, lo zio del Barone Rosso.

Le nostre orme restano impresse sulla sabbia bianchissima dell'isolotto, le onde si infrangono dolcemente sul bagnasciuga lasciando qua e là qualche pezzo di corallo, nella terraferma le fronde delle palme sventolano sotto un cielo blu cobalto. Maldive o Caraibi? Niente affatto, siamo al passo Valparola, ad un tiro di schioppo da Cortina e San Cassiano in Badia. Non oggi, bensì duecentotrenta milioni di anni fa. Si, perché quel paesaggio unico al mondo che nel 2009 ha ricevuto a pieno titolo il riconoscimento di Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, non era come lo vediamo oggi. Tutt'altro. Appariva come un arcipelago di isole coralline capaci di elevarsi dalla profondità del mare della Tetide fino al pelo dell'acqua grazie a poderose scarpate, le stesse che oggi compongono molte delle  montagne che rendono unico questo paesaggio Dolomitico. Tra le vette più spettacolari, il Setsass, una montagna che, come rivela il nome stesso, guardandola da Andraz ci regala una visione di sublime bellezza grazie a sette picchi che si concatenano l'un l'altro da ovest ad est. Un comprensorio che presenta una particolarità inusuale: è composto da ben due antichi atolli sovrapposti, il Setsass e il Piccolo Setsass.

LA GEOLOGIA DEL SETSASSIl Setsass è una montagna importantissima a livello geologico, in quanto mantiene perfettamente conservate le geometrie di due scogliere risalenti al periodo Triassico (circa duecentotrenta milioni di anni fa) con le loro rampe sottomarine fossili e il raccordo con i depositi del mare profondo che le circondava, la cosiddetta Formazione di San Cassiano. «Due atolli che si sono in qualche modo sovrapposti», racconta il geologo Emiliano Oddone, socio di Dolomiti Project. «Qui si sviluppavano le scogliere e le lagune interne in modo del tutto simile a quanto avviene ora alle Maldive, in Polinesia o nei Caraibi, ma in realtà questo accadeva in un'area ben diversa della terra rispetto all'attuale posizione. All'epoca si trovavano a latitudini tropicali e solo grazie alla cosiddetta tettonica delle placche si sono spostate dove oggi le vediamo».

IL BARONE AUSTRIACOSulla scia di grandi esploratori che si fecero rapire dalle bellezze delle Dolomiti fin dalla seconda metà del Settecento, anche il Setsass fu teatro di grandi scoperte scientifiche. È il caso del barone Ferdinand Von Richtofen che per primo giunse alla conclusione che il Setsass non è altro che una porzione di scogliera costituita da organismi attivi fin dal lontano Triassico. «Le ricerche del barone Von Richthofen ebbero importanza fondamentale in quanto permisero di dare corpo alla già citata teoria della tettonica delle placche secondo la quale le porzioni di crosta rocciosa che ricoprono il pianeta possono spostarsi nelle ere geologiche anche di migliaia di chilometri dal luogo in cui si sono formate», continua Emiliano Oddone. «Ecco perché questo pezzo di scogliera oggi si trova fra le Dolomiti a queste latitudini. Una scoperta di enorme importanza tanto che oggi il Piccolo Setsass viene chiamato dai geologi di tutto il mondo Richtofen Riff, in onore dello scienziato tedesco».

GIOIELLO DELL'UNESCOEsattamente dieci anni fa l'Unesco ha iscritto le Dolomiti tra i patrimoni naturali dell'umanità. Si tratta di un bene composto da nove sistemi, esteso in cinque province e tre regioni. Il Setsass fa parte del sistema 5 Dolomiti Settentrionali che comprende vette famosissime come le Tre Cime di Lavaredo, le Tofane e l'Antelao. Il Setsass in verità non è altrettanto noto, tuttavia è capace di offrire uno scenario tra i più belli a livello paesaggistico grazie alla sua particolare conformazione caratterizzata da diritte pareti sul lato meridionale che lasciano il posto ad un immenso pianoro inclinato verso nord. Dalla vetta, raggiungibile senza particolare difficoltà, si gode un panorama a 360 gradi spettacolare.

L'ITINERARIOGodiamoci l'emozione di camminare tra questi antichi atolli tropicali grazie ad un itinerario ad anello che inizia al Passo Valparola, precisamente nei pressi dell'omonimo rifugio. Si segue il segnavia numero 23 che ci porterà in un pianoro erboso di origine glaciale, entro il quale si apre un bellissimo laghetto. Si cammina attraversando Le Laste e poco dopo si supera un breve salto roccioso agevolato da cordino metallico, quindi si cammina verso sudovest sfiorando le pareti meridionali del Setsass, per poi arrivare al Piccolo Setsass che si stacca, isolato, dal Setsass principale. 
IL FILMIl Setsass entra anche nel grande schermo, grazie ad un docufilm che debutterà in anteprima assoluta il 4 ottobre al Teatro Kursaal di Auronzo di Cadore. «La pellicola, puntata speciale della rassegna Dolomiti e Prealpi Flash, è l'occasione per vedere con i propri occhi le straordinarie peculiarità geologiche del Setsass», spiega il geologo Gianluca Piccin, presidente di Dolomiti Project e uno dei protagonisti del film. «Dopo il successo dei film sul Col Quaternà, Col dei Boss e Tre Cime di Lavaredo, passeggeremo lungo l'anello che circumnaviga questa incredibile montagna passando a fianco di un singolare ghiacciaio di roccia formatosi qualche migliaio di anni fa dopo il ritiro del grande ghiacciaio wurmiano che aveva completamente riempito le valli dolomitiche e saliremo alla vetta dove commenteremo le origini delle più belle cime circostanti con spettacolari immagini da drone, partendo dagli atolli, passando per l'era dei dinosauri fino ad arrivare ai giorni nostri». Il film è sostenuto dalla Fondazione Unesco per festeggiare i dieci anni dall'intitolazione delle Dolomiti a patrimonio dell'umanità.
Giovanni Carraro
Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 15:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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