Sella Popena, il paradiso naturale minacciato da un rifugio del Cai

Domenica 28 Ottobre 2018
Sella Popena
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Sella Popena è ancora il regno incontrastato del silenzio. D'estate il vento fa oscillare rade stelle alpine e l'erba magra attorno ai ruderi del vecchio rifugio, mentre arrivano smorzati i rumori del traffico cittadino cinquecento metri più sotto, lungo la strada che porta a Misurina. Pochi escursionisti si godono un panorama sconfinato: l'immensa distesa delle Marmarole, dalla Croda Alta di Somprade al Corno del Doge, fino alle quattro cime dell'Antelao, il circo del Sorapìss, i Cadini, le Tre Cime. Alle spalle della forzèla, nella Val Popena Alta, si sente lontano il tintinnìo dei campanelli delle capre al pascolo, a volte dalle falde del Cristallino si fanno vedere i camosci. 

Sella Popena è un angolo incontaminato. Sembra impossibile ma esiste, resiste un luogo pulito dal soffocante turismo di massa, anche se stretto tra alcuni dei siti più affollati dei Monti Pallidi: passo Tre Croci con l'infinita teoria di auto parcheggiate lungo la strada, lasciate da chi è diretto al rifugio Vandelli e al lago del Sorapìss; Misurina con Monte Piana e la strada delle Tre Cime; quasi di fronte, i Cadini con la seggiovia e il rifugio Col de Varda. Crode e luoghi bellissimi, unici, ma ormai preda di un turismo troppo spesso rumoroso e maleducato che procura danni più che benefìci. Sella Popena e i ruderi del vecchio rifugio resistono. A quota 2.214 si raggiungono facilmente: da Rudavoi (ma è franata parte del ripido canale che porta alla sella); da Malga Misurina attraverso la Forcella delle Pale; dal tornante a quota 1659 sulla strada tra Misurina e Carbonin. Qualunque itinerario occuperà al massimo un paio d'ore.
Ma la pace che ancora oggi regna lassù potrebbe avere i giorni contati se andrà in porto un progetto sostenuto dalla sezione di Auronzo del Club Alpino. Il Cai, infatti, in collaborazione con il Comune della Val d'Ansiei, ha intenzione di valorizzare Sella Popena costruendo un nuovo rifugio sulle ceneri di quello vecchio. È vero che nel gruppo del Cristallo, dopo la soppressione dell'impianto che saliva a Forcella Stounìes e la conseguente chiusura del Lorenzi, è rimasto un solo rifugio, il Son Forca, ma in Val Popena non si sente il bisogno di un'altra struttura.
Un po' di storia. La vecchia capanna venne costruita da Lino Conti, trentino di Bolognano di Arco, a metà degli anni Trenta e venne inaugurata nel 1937; Conti la gestì assieme alla moglie Giulia. L'ampezzano Enrico Maioni ricorda che dopo la fine della guerra, nel 1948, alcune persone rimaste sconosciute depredarono l'interno e diedero fuoco al rifugio, che andò distrutto. Per Conti fu la fine di un sogno ma non si diede per vinto. Cercò di ricostruire la capanna, arrivò fin quasi al tetto quando fu sconfitto definitivamente da problemi economici. Lino Conti salì un'ultima volta a Sella Popena nel 1984, due anni dopo morì. Da allora in quel luogo incantevole e solitario rimangono i resti del suo rifugio.

L'AMBIENTE La forzèla però non è dimenticata, i veri appassionati di montagna vi salgono in tutte le stagioni, anche d'inverno con le racchette o le pelli di foca. E in questo periodo, quando l'autunno spruzza di giallo i larici, l'ambiente è magico. Ma se si vuole che rimanga intatto, l'ultima cosa da fare è realizzare un rifugio. Ottant'anni fa i turisti giornalieri in estate probabilmente si contavano al massimo in qualche decina, ma oggi con il tam tam dei social e tutto ciò che ne consegue non è eccessivo pensare a un paio di migliaia ogni giorno. Esagerazioni? Provate a chiedere ai gestori del Vandelli, dove in alcuni periodi si parla addirittura di tremila persone. Dunque non c'è bisogno di studi approfonditi sulle dinamiche delle masse per ipotizzare cosa succederebbe in agosto a Sella Popena: un assalto, l'ennesimo. Ricostruire il rifugio però non è semplice: sulla sella non c'è acqua, e questo è un problema serio, inoltre il Cai di Auronzo prospetta un costo almeno di un milione di euro. Ma la macchina, come si dice, è già in moto se è vero che uno studio di fattibilità è già stato inoltrato alla Regione e ora potrebbe essere all'esame della Soprintendenza paesaggistica del Veneto. Potrebbe, perché da quest'ultimo ufficio non filtra nulla (nonostante oltre venti telefonate).
IL MONITO La tranquillità di Sella Popena, dunque, è in pericolo. Quella è un'area dove si può ancora stare in pace lontani dalla baraonda del fondovalle. Per questo chi scrive lancia un appello al Cai, a Tatiana Pais Becher sindaco di Auronzo, alla Regione. Le Dolomiti sono già molto fragili di per sé, poche settimane fa è crollato l'Ago Löschner, sentinella di roccia simbolo della val Popena Alta, e ogni anno molte, troppe zone dei Monti Pallidi sopportano un peso spropositato e pericoloso, costituito da turisti incivili che vanno perché bisogna andare ma non sanno nemmeno dove camminano. «Verranno sì lunghissimi cortei di macchine italiane e forestiere, verranno franchi, dollari e sterline. E dopo? Si è sicuri che dopo il conto torni?». Così scriveva Dino Buzzati. Ed era il 1952. Lassù non c'è bisogno di un rifugio, non serve a nulla. Lasciate Sella Popena com'è, anche con i ruderi della vecchia capanna. Probabilmente, visti i tempi, sarebbe d'accordo anche colui che ottantun anni fa la costruì.
 
Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 13:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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