Vaia, emergenze e 7 prefetti: la storica segretaria di Palazzo dei Rettori si racconta

Venerdì 4 Giugno 2021 di Daniela De Donà
Donatella Piol segretaria del prefetto si racconta

BELLUNO - Stretta tra Vaia, la pandemia e ben 7 prefetti. Pronta a dare cortesi risposte a cento telefonate di bellunesi che le chiedono di tutto e di più, a volte come ultima spiaggia dopo tante porte chiuse. Donatella Piol, segretaria del Prefetto di Belluno, è stata nominata cavaliere della Repubblica italiana. E dopo 9 anni non ha letto lei le motivazioni “ritratto” di tutti i novelli cavalieri. È toccato a Mariano Savastano, prefetto di Belluno, elogiare l’operato suo e del capo di Gabinetto, Andrea Celsi. Bellunese di Madeago, dove abita da sempre, Donatella Piol si è laureata in Economia aziendale a Venezia. Sposata con Flavio, ha due figli, Alberto e Alessandro. «Vengo volentieri in ufficio. Mi piace questo mio lavoro, molto vario e a contatto con la gente. Ma, tengo a dirlo: ho potuto mettere a disposizione il tempo che richiede perché la mia famiglia mi ha supportato». E racconta così le sue giornate a Palazzo dei Rettori.

Tra i suoi compiti l’organizzazione delle riunioni, ma, quello che non si vede, è il suo ruolo di filtro a tanti quesiti. Cosa chiede chi telefona in Prefettura? 
«Con il Covid le chiamate riguardavano le modalità di spostamento o la possibilità o meno di partecipare ad un funerale. Nella fase del lockdown con numeri contingentati non era facile far capire a parenti non stretti che non erano previste deroghe, anche se adducevano motivazioni umane condivisibili. Ma sono, soprattutto, persone in grande difficoltà a cercare la soluzione in Prefettura: c’è chi dice di non avere famiglia e di non sapere dove andare a dormire, chi denuncia di essere oggetto di una violenza psicologica, chi è preoccupato perché lo stanno buttando fuori di casa».

Lei cosa risponde? 
«Devo per lo più rispondere che non sono questioni per le quali la Prefettura ha pertinenza o giurisdizione. Cerco, comunque, di indirizzare a enti o associazioni che possono dare un aiuto».
Ma arrivano anche le soddisfazioni? 
«Beh, ricordo una signora che, dopo avermi elencato il suo problema, su cui io non avevo competenza per dare una mano, mi ha ringraziato con queste parole: “Signora, lei almeno mi ha ascoltata”».

Il momento più duro? 
«Nel 2018, con la gestione delle problematiche collegate alla tempesta Vaia. Per una settimana, in quanto parte dello staff di Protezione civile, giorno e notte sempre in sala operativa, nella sede del Gruppo elicotteri della Veneggia. Tutti volevano risposte cercavano notizie. Quello che potevo fare era rassicurare e, poi, provare a trovare la soluzione, ovviamente insieme al gruppo».
 

Una vita a Palazzo dei Rettori, per 20 anni all’Ufficio economico finanziario, poi segretaria dei prefetti. Ne ha visti passare ben sette. Che dire di loro?
«Ognuno ha le sue caratteristiche. Mi sono trovata bene con tutti. Il rapporto non si rompe con un trasferimento. Anche perché, quando si sta gomito a gomito, per forza si condividono le esperienze personali, si entra un po’ in confidenza, dentro la vita privata. A Belluno ho lavorato con due donne e cinque uomini. Marialaura Simonetti, Adriana Cogode, Giacomo Barbato, Francesco Esposito, Sergio Bracco e, ora, Mariano Savastano».

Nelle ore fuori da Palazzo dei rettori, come passa il tempo?
«Amo cucinare, specialmente i dolci.

Mi do alla lettura di libri gialli. E mi piace andare a teatro. Quello che si può fare con facilità, partendo anche dal Castionese dove vivo, sono le camminate all’aria aperta. Perché intorno a noi, a due passi da Belluno, esiste una campagna dalla bellezza indicibile».

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