Maxi sciopero per salvare Safilo, previsto il blocco dell'Alemagna. In arrivo i lavoratori di Santa Maria di Sala e Padova

Martedì 7 Febbraio 2023 di Lauredana Marsiglia
Domani, 8 febbraio, sciopero alla Safilo

LONGARONE - Confermato lo sciopero di domani, 8 febbraio, di tutti i dipendenti degli stabilimenti Safilo, circa 1700. A Longarone, nella sede storica di un gruppo che a metà degli anni Ottanta sotto la guida della famiglia Tabacchi non era secondo neanche a Luxottica, si ritroveranno non solo i 472 dipendenti a rischio ma anche delegazioni degli stabilimenti di Santa Maria di Sala (Ve) e di Padova.

I vertici Safilo non ritengono più strategico lo stabilimento di Longarone dopo che, nel 2020, annunciarono una ristrutturazione che ne avrebbe fatto il polo della galvanica e delle montature in metallo.

UNA CRISI PESANTE
Arriveranno anche delegazioni sindacali da tutte le province venete, come spiega Giampietro Marra, segretario provinciale Filctem-Cgil che, fresco di carica, si è ritrovato a gestire una delle peggiori crisi industriali della provincia, dopo Acc e Ideal Standard risolte però positivamente. Una crisi partita nel dicembre 2019 quando vennero licenziate 500 unità dopo la perdita di importanti licenze come Dior e Fendi, passate alla vicina Thélios gruppo nato nel 2017 da una joint venture tra Marcolin e Lvmh. Contemporaneamente venne chiuso lo stabilimento di Martignacco (Udine).

IL PROGRAMMA
«Abbiamo definito il programma della giornata - spiega Marra -. Ci ritroveremo alle 8 davanti alla Safilo. Poi, plausibilmente, tra le 9 e le 9.30 partiremo in corteo lungo la zona industriale per sbucare sull'Alemagna all'altezza del 4 Valli, percorreremo il tratto di statale fino al secondo imbocco della zona industriale. Sfileremo davanti a Marcolin e Thélios, aziende nate ben dopo la Safilo. Ultimeremo il corteo ancora davanti alla Safilo dove si terranno gli interventi».
Ci sarà anche il sindaco di Longarone, Roberto Padrin. Ma molti altri hanno annunciato l'adesione. Ieri è arrivata anche quella del sindaco di Claut (Pn).

IL CASO MADE IN ITALY
«Nei giorni scorsi - spiega ancora Marra - abbiamo scritto al Ministero del Made in Italy, ex Mise, per chiedere un incontro. Attendiamo una risposta. Non è pensabile che un gruppo con un fatturato da un miliardo e 100 milioni di utili arrivi a simili decisioni». Al tavolo ministeriale, se convocato, si parlerà, neanche a farlo apposta, proprio di made in Italy, marchio di fama mondiale purtroppo violentato da leggi che lasciano alle imprese ampi margini di manovra per spostare all'estero la produzione, salvo poi potersi ugualmente fregiare del pregiato marchio. E su questo punto la politica, che dovrebbe governare i processi produttivi di una nazione nell'interesse collettivo, sembra non reggere alle pressioni delle lobby.

INCONTRO CON LA PROPRIETÀ
Per cercare di salvare Safilo è stato costituito anche un Comitato di sorveglianza socio-istituzionale, presieduto da Padrin, che avrà il compito di monitore i vari passaggi delle trattative di un possibile salvataggio. La proprietà ha già dato mandato ad un advisor di valutare tutte le strade percorribili, tra cui una possibile cessione. La risposta è attesa per il 22 febbraio.
 

Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 11:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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