In ginocchio anche l'indotto dello sci: «Danni per 400 milioni di euro»

Martedì 2 Marzo 2021
Anche l'indotto dello sci in ginocchio
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L’INVERNO NERO BELLUNO Fino all’Epifania le perdite dell’indotto dello sci erano state calcolate sui 60 milioni di euro. Ma i mancati fatturati continuano a lievitare, chiusura dopo chiusura, Dpcm dopo Dpcm. È crisi nera per le aziende bellunesi legate al turismo sciistico, ma solo a bocce ferme, cioè a stagione conclusa e a fine crisi, ci sarà un momento in cui sarà possibile calcolare precisamente i danni e le perdite che il mondo che in provincia gira attorno agli impianti sciistici ha subìto a causa della chiusura prolungata di questi ultimi. Per il momento nessuno si sbilancia, se non con somme indicative. E sono cifre altissime.

Il grido dei maestri di sci: «Non abbiamo lavorato nemmeno un'ora e siamo mille»

ASCOM

Da Ascom il direttore Luca Dal Poz fa riferimento a due stime. La prima realizzata dagli uffici ancora a fine 2020, secondo la quale, dopo il Dpcm di dicembre, nel periodo compreso fra l’ultimo mese dell’anno e l’Epifania, la perdita delle aziende bellunesi legate al turismo sciistico sarebbe stata di 60 milioni. «Ma questo conteggio – precisa Dal Poz – si limita a considerare un periodo breve. Non siamo invece ancora in grado di fare una stima che coinvolga l’intera stagione turistica». In questo caso Ascom utilizza un parametro consolidato: «Se il fatturato annuo degli impianti sciistici si aggira sui 60 milioni, quello delle aziende legate Ascom va calcolato moltiplicando questa cifra per 6 o 7 volte: cioè circa 400 milioni di euro». Guadagni, precisano dagli uffici Ascom, che sicuramente non sono andati tutti perduti: «Ci sono state strutture che seppur a basso regime, hanno lavorato; altre che sono rimaste chiuse». Insomma: se la serranda fosse rimasta chiusa per tutti, il calcolo sarebbe più facile.

I SETTORI COLPITI

Un mondo variegato quello degli associati Ascom che comprende le strutture ricettive che in questo caso sono alberghi, locazioni turistiche, rifugi, appartamenti, affittacamere. Poi il commercio, con alimentari, settori e imprese del turismo, per esempio l’abbigliamento sportivo e da montagna. I servizi, dai noleggi in tutte le varie forme sino ai taxi. Le professioni: guide alpine, guide escursionistiche, agenzie di viaggi, trasporti, maestri di sci. Insomma una situazione polverizzata che fa concludere a Dal Poz: «Non è un settore ad essere andato in crisi. È il sistema montagna tutto intero».

CONFAGRICOLTURA

Nemmeno per Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura, è facile quantificare le perdite: «Come è possibile dare una cifra ad un danno del genere? Da quanto accaduto in questi mesi e dalle chiusure egli impianti di sci, ne è rimasto colpito l’intero sistema della ristorazione che, per esempio, interessa forniture per alberghi e ristoranti e tante altre attività che vivono grazie all’indotto che ruota attorno agli impianti. Ad essere stata compromessa è soprattutto la parte alta della provincia di Belluno che ha subito una contrazione pari al 60-70% delle normali entrate». Donazzolo individua poi due ambiti che hanno sofferto più di altri: «Come Confagricoltura vediamo che sono fermi il settore del vino e gli agriturismi che stanno risentendo in maniera pesante della chiusura delle piste da sci. Mentre con il latte siamo riusciti a mantenere buoni standard, anche nei prezzi. E per quanto riguarda la carne, c’è la filiera dei piccoli produttori locali che non hanno risentito troppo di quanto accaduto. Ma in provincia di Belluno l’agricoltura ha soprattutto la funzione di presidio del territorio». Infine un’ultima considerazione: «Mi permetto di osservare: spiace vedere le piazze piene di gente senza mascherine e le piste da sci chiuse, con gli operatori che finora non hanno avuto né sussidi né ristori: ne va della tenuta non solo delle diverse attività, ma della montagna e della sua gente. Per quanto riguarda i ristoranti, non capisco come sia possibile giustificare l’apertura per il pranzo e non concederla per la cena».

COLDIRETTI

Sul tema arriva anche la voce di Coldiretti Belluno e Condifesa (Consorzio di difesa delle attività agricole) di Belluno e Treviso. Che esprimono soddisfazione per la lettera che Pasqualino Codognotto (coordinatore del G20 spiagge) ha inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio Mario Draghi nella quale, oltre alla riapertura del turismo balneare, ha chiesto anche sostegno per tutti gli operatori turistici della montagna ed ristori per le attività legate al turismo di montagna in grande difficoltà. Per quanto riguarda le stime dei danni subiti dal settore in relazione alla chiusura degli impianti di sci, Alessandro De Rocco, presidente Coldiretti, dice: «È quasi impossibile fornire dei dati. Ci aggireremo sul 60-70% di perdite. In mezzo c’è chi non ha avuto alcun guadagno, ma anche imprese che, almeno un po’, sono riuscite a lavorare». Giovanni Santin 

Ultimo aggiornamento: 08:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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