Sci, tutto chiuso fino al 14 dicembre: «Poi speriamo nel Natale»

Venerdì 20 Novembre 2020 di Marco Dibona
Piste

CORTINA (BELLUNO) - Per essere sicuri di sciare sulla montagna veneta si dovrà attendere ancora qualche settimana. Di certo gli impianti di risalita e le piste da discesa non apriranno per il lungo ponte festivo di sant'Ambrogio e dell'Immacolata, a inizio dicembre. Lo sanno bene gli operatori del settore, ma ieri Luca Zaia ha raffreddato le speranze: «Tifiamo perché venga la neve e ne venga tanta, così che si possa tornare alla normalità. Però da qui alla normalità c'è di mezzo il buon senso». 
LA REPLICA

Zaia ha risposto così alla richiesta da parte di alcuni operatori turistici della montagna di aprire i comprensori sciistici già il 14 dicembre: «Vedremo di capire, giorno dopo giorno, quale sarà l'evoluzione. Sappiamo che non durerà molto questa fase di ascesa dei casi, poi ci sarà una stabilizzazione e poi ancora si inizierà a scendere. Se guardiamo alla Francia, che ci ha preceduto di un po' di giorni, ha già iniziato la fase decrescente». E conclude: «Ci sono regioni d'Italia che, come noi, qualche timido segnale lo danno. Non vorrei che qualcuno pensasse che adesso si può già far festa, perché la curva sta scendendo».
GLI IMPRENDITORI

Renzo Minella lavora nel comprensorio sciistico delle Tre Valli, a Falcade, e presiede la sezione veneta dell'Associazione nazionale esercenti funiviari: «Rispetto del tutto la posizione del presidente Zaia. Capisco che qualcuno prema per aprire prima, ma noi rappresentiamo un sistema complesso, che ha bisogno di tutto e di tutti per attivarsi. Dobbiamo riuscire a produrre neve artificiale, se manca quella naturale. Dobbiamo avere la garanzia che possano raggiungere le nostre piste i clienti delle altre regioni, visto che gli stranieri non ci saranno. Non ha senso aprire per aprire: va fatta una valutazione complessa. Noi conosciamo bene l'importanza dell'indotto che generiamo sul territorio: una decina di euro per ogni euro che investe l'impiantista. Proprio per questo dobbiamo essere certi che ci sia lo sciatore in pista, ma anche l'allievo per il maestro, il cliente dell'albergo e del ristorante, l'acquirente nel negozio, l'utente del noleggio o del taxi». Ieri era prevista la conferenza Stato - Regioni, per analizzare il protocollo proposto da Anef, per l'apertura degli impianti. Riunione rinviata a lunedì. Poi il documento dovrà passare il vaglio del governo nazionale e del Comitato tecnico-scientifico e si andrà dunque a dicembre inoltrato. 
LE ALTRE ZONE

«Noi continuiamo a sperare di poter aprire per Natale aggiunge Minella per noi e per la filiera del turismo montano invernale, però facciamo realisticamente i conti con l'emergenza. Chiediamo di aprire a Natale, ma soltanto se le condizioni lo consentiranno. Che senso ha avviare gli impianti del Veneto, se non potranno essere raggiunti da clienti della Lombardia, dell'Emilia, di altre regioni italiane? Noi vogliamo aprire per l'Italia che si può muovere». Se la situazione del Veneto è preoccupante, quella dei vicini è plumbea: «In Austria hanno fatto tentativi per cominciare l'attività, poi tutto si è bloccato. L'Alto Adige è zona rossa e ha moltissime limitazioni. In Trentino fanno le loro riflessioni: sanno non ha senso accendere le funivie, se non possono arrivare sciatori. Per chi apre Madonna di Campiglio, se non possono arrivare i turisti lombardi? Tutti noi abbiamo bisogno di avere attorno una situazione ottimale, se vogliamo giustificare i grandi investimenti, i costi elevatissimi, per l'avvio della stagione dello sci. Contiamo di riuscire a farlo, anche se siamo consapevoli di dover applicare protocolli rigidi».
Marco Dibona
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Ultimo aggiornamento: 12:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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