Belluno. Sassi sulla carreggiata, torna la paura

Fra Longarone e Soffranco, gli automobilisti si sono trovati davanti una serie di sassi anche voluminosi

Sabato 25 Febbraio 2023 di Giovanni Santin
Sassi in strada a Sofranco

BELLUNO - Viabilità nel mirino in Comune di Longarone. E se lungo la strada statale 251 che collega il Comune con Zoldo il problema è stata la presenza di sassi in strada, a Castellavazzo e dintorni, lungo la statale 51, il problema è vecchio ed ha portato qualcuno all'esasperazione.

L'allarme

Prima i sassi. Nel pomeriggio di ieri, più o meno verso le 14, lungo la statale 251 della Val di Zoldo e Val Cellina, fra Longarone e Soffranco, gli automobilisti si sono trovati davanti una serie di sassi anche voluminosi. «Una cosa del genere non mi era mai successa - dice il sindaco di Val di Zoldo Camillo De Pellegrin - e la cosa più probabile è che sia materiale perso da un camion, perché la scia di sassi era lunga un chilometro».

Veneto Strade, che ha verificato anche il fronte della montagna, è peraltro intervenuta subito liberando la strada, mentre la circolazione non è mai stata interrotta.

La denuncia

Dallo stesso territorio un cittadino scrive in «merito al disastro lasciato nel Comune di Longarone, e più precisamente proprio nella frazione di Castellavazzo, dai lavori di riqualificazione stradale sulla statale 51». Il primo problema segnalato dal lettore è il mancato ripristino delle strisce pedonali: «Voglio innanzitutto far notare che a causa dell'interruzione, da oramai un anno, dei lavori e quindi del mancato completamento dei due già di per sé insensati ed inutili sottopassaggi, e a causa anche della nuova pavimentazione che ha cancellato le strisce pedonali, la popolazione di Castellavazzo non può attraversare la statale in sicurezza, proprio perché manca un idoneo attraversamento pedonale. E la stessa situazione si verifica per Longarone, all'inizio del paese per accedere alla strada che porta in zona Malcom». Poi la strada che congiunge la già citata frazione di Castellavazzo con quella di Codissago: «Una viabilità inagibile, o agibile solo in un senso di marcia, oramai da quattro anni; e tutto ciò a causa della incompetenza della ditta appaltatrice che ha lasciato i lavori a metà, poi parzialmente appunto completati, ma non completamente», segnala il cittadino.

L'atto di accusa prosegue: «Segnalo anche il disastro lasciato dopo tali lavori sul versante Piave che prima era una lussureggiante costa boschiva ed ora appare come un ammasso di pietre e ghiaia senza alcun ordine e disposizione. A questo si aggiunge la distruzione di una sottostante stradina storica, anch'essa lasciata in condizioni pietose e inagibile date le transenne ancora presenti». L'ultima questione affrontata è per così dire architettonica: «Il colonnato su cui poggia il ponte di Castellavazzo è stato dichiarato a rischio, dato il deterioramento del calcestruzzo e la conseguente esposizione del ferro di composizione. Anche qui i lavori di stabilizzazione sono stati fatti a metà, poi la disastrata pista ciclabile già inagibile dopo Vaia ed ora sensibilmente peggiorata: il maldestro tentativo di ripristino non ha fatto altro che peggiorare la situazione con una recinzione a rete sorretta da spezzoni di tondino dove, nessuno voglia, qualche malcapitato ciclista finisca infilzato». E il cittadino conclude: «Sarebbe ora che qualcuno fornisse spiegazioni e informazioni sul termine dei lavori, sul perché non sono mai state ripristinate le strisce pedonali».

Qualche problema di viabilità anche lungo la provinciale 347 del passo Cereda e Duran che in questi giorni è interrotta fra l'abitato di Cibiana e l'innesto con la statale che porta a Cortina al bivio per il Taula dei Bos. 

Ultimo aggiornamento: 15:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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