SAN VITO DI CADORE - Una lite in cucina, partita con la scoperta del tradimento del marito e terminata con una padellata sulla mano dell’uomo e 30 giorni di prognosi per il distacco osseo di un dito.
L’avvocato della difesa, Luciano Licini, e il pubblico ministero hanno acconsentito all’acquisizione degli atti e, di conseguenza, non è stato necessario ascoltare i testimoni. Questo ha permesso di accorciare notevolmente i tempi e passare subito alla discussione. La litigata risale al 6 novembre 2019 quando la 47enne di origini ungheresi scopre alcune foto compromettenti sul cellulare del marito. Secondo la donna quelle immagini sono la prova dell’avvenuto tradimento da parte dell’uomo, 49 anni di San Vito di Cadore. Emerge, inoltre, che qualche giorno prima il marito ha portato il figlio minorenne a conoscere l’amante. Accecata dalla rabbia e dalla gelosia, A.N. si scaglia contro l’uomo e ne nasce una discussione accesa al culmine della quale la 47enne afferra una padella di alluminio e la scaglia sulla mano sinistra dell’uomo causandogli delle lesioni personali consistite in “distacco osseo alla base della falange ungueale del primo dito”: 30 giorni di prognosi. Ma non è l’unica conseguenza della litigata. Dopo avergli lanciato la padella, la donna scivola e cade a terra procurandosi una distorsione del ginocchio (dichiarata guaribile, anche questa, in 30 giorni). In una requisitoria molto concisa, il pubblico ministero ha dichiarato provati i fatti e correttamente contestati le aggravanti: anche la padella può essere un’arma impropria. In generale rientra nella categoria qualunque oggetto capace di arrecare lesioni, il cui scopo principale non è però quello di offendere. Ad esempio: mazze, tubi, catene, bulloni, martelli, etc. Per questo episodio il pm ha chiesto 6 mesi di reclusione. L’avvocato Licini ha provato a spiegare le motivazioni che avevano portato la donna a comportarsi in quel modo: il marito nascondeva le foto del tradimento e aveva fatto conoscere l’amante al figlio. Il giudice, come anticipato, l’ha assolta spiegando che, pur essendo provato, il fatto nasce dalla reazione dell’imputata contro il comportamento dell’uomo. A seguito del quale, inoltre, i rapporti si sono normalizzati e i due si sono separati.