Bruciò mezza Piaia, i vigili del fuoco: «Tubo della stufa sporco: così si scatenò il rogo»

Martedì 14 Dicembre 2021 di Davide Piol
Bruciò mezzo paese: tutto per una tubo della stufa sporco

SAN TOMASO AGORDINO - «La nostra ipotesi è che fossero rimasti dei depositi nel tubo di uscita della stufa. Il surriscaldamento maggiore dello stesso, dovuto alla scarsa pulizia interna, sarebbe stato la causa dell’incendio». È questa la ricostruzione fatta ieri, in aula, dai vigili del fuoco in merito al vasto rogo che la sera del 21 gennaio 2019 scoppiò in un fienile di Piaia, a San Tomaso Agordino, mettendo a ferro e fuoco l’intera frazione. In Tribunale a Belluno si sta celebrando il processo per l’incendio colposo di quella sera: c’è un solo imputato. Secondo la pubblica accusa le fiamme sarebbero partite dal rustico di Dario Pianezze, 80enne, che è difeso dall’avvocato Marco Crepaz. L’anziano alla sbarra, che ieri non era presente, secondo quanto ricostruito dalla Procura avrebbe costruito una condotta fumaria “fai da te” collegata all’esterno del fabbricato. Si tratta, in realtà, di un tubo per il quale non era stata chiesta alcuna autorizzazione come hanno sottolineato ieri mattina, in Tribunale a Belluno, i vigili del fuoco chiamati a eseguire gli accertamenti: «In Comune non abbiamo trovato alcuna comunicazione relativa all’installazione di una canna fumaria. Non era stata avanzata nessuna richiesta». 

L’INCENDIO
Ma facciamo un passo indietro. È il 21 gennaio 2019. Le sirene dei vigili del fuoco cominciano a rompere il silenzio della vallata verso le 20. Prima ancora di arrivare alla frazione di Piaia, i pompieri capiscono che è un incendio di grosse dimensioni. Le fiamme, infatti, si vedono dalla 203 Agordina, a cinque chilometri di distanza dal rogo. Quando finalmente raggiungono il paese, i vigili del fuoco trovano quattro fienili in “flashover”: «È una fase – ha spiegato nella sua testimonianza il capo-squadra intervenuto sul posto – in cui se pensiamo al grafico che mostra i valori di un incendio, siamo al massimo. I quattro fienili erano avvolti completamente dalle fiamme che avevano intaccato anche le strutture lignee di tre abitazioni». Nessuno rimane ferito, a parte due persone (tra cui anche l’imputato) ma in modo lieve. Le fiamme divorano ogni cosa e il giorno successivo, quando i vigili del fuoco tornano per le verifiche di rito a seguito della bonifica, devono farsi strada tra le macerie. 

L’ORIGINE
Difficile ricostruire quanto accaduto, perciò all’inizio ci si basa sui testimoni oculari che indirizzano gli inquirenti verso il fienile di Pianezze. L’incendio si sarebbe originato in quel luogo. «Abbiamo trovato una stufa in muratura con un foro di uscita – hanno raccontato i vigili del fuoco – Il tubo usciva sotto a un tavolato che probabilmente faceva da pavimento in legno del solaio. Difficile essere più precisi perché non c’era più nulla». La difesa ha quindi incalzato il teste chiedendo se, a prescindere dai testimoni oculari, fossero stati in grado di trovare il punto di innesco dell’incendio. «No – ha risposto il capo-squadra – Le condizioni delle strutture erano tali per cui non siamo riusciti a individuare il punto preciso. Siamo stati indirizzati dalle persone del luogo». 

I NODI
A questo punto è intervenuto il giudice con una serie di domande che ha permesso di sciogliere alcuni nodi legati alla vicenda.

Intanto questo: il fienile di Pianezze era l’unico ad avere una stufa (o comunque un generatore di calore) dalla quale si sarebbe potuto originare un incendio. Secondo punto: un residente, Enrico Piaia, ha dichiarato di essere arrivato in auto e di aver visto le fiamme solo all’interno di quel rustico. Quindi le fiamme sono partite da lì. Resta da chiarire l’origine del rogo. «Generalmente – hanno chiarito i vigili del fuoco – un generatore di calore a legna possiede un’uscita dei fumi, cioè un tubo di ferro che va incanalato nel camino. In questo caso, la stufa ne aveva uno che entrava nel muro e usciva a cielo aperto sotto al solaio in legno, ma a una distanza minima, presumibilmente di 30 centimetri». Il tubo era sporco e non isolato. Questo binomio di fattori, unito al surriscaldamento dovuto ai fumi, avrebbe incendiato il solaio scatenando l’inferno a Piaia. Si torna in aula nelle prossime settimane con altri testi dell’accusa.

Ultimo aggiornamento: 07:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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