Finito il calvario, Samantha ha trovato la pace: morta a 30 anni dopo 15 mesi di stato vegetativo

Lunedì 21 Marzo 2022 di Eleonora Scarton
Samantha D'Incà, deceduta a 30 anni
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FELTRE (BL) - Samantha D’Incà ha trovato finalmente la pace e la serenità che ormai da oltre un anno l’aveva abbandonata.

Sabato mattina attorniata dal calore, dall’affetto e dall’amore della sua famiglia ha smesso di soffrire la trentenne di Feltre (Belluno), in stato vegetativo dal 4 dicembre 2020. Il suo cuore ha cessato di battere nella Rsa di Belluno dove era stata portata quando anche dopo l’ultima visita specialistica a Vipiteno aveva negato la possibilità di miglioramenti. Avrebbe compiuto 31 anni il 28 marzo. Termina così una lunga battaglia, umana e legale, portata avanti dalla famiglia che in questi lunghi mesi ha smosso le coscienze e portato tante persone a riflettere sul fine vita.

 

LA STORIA

Samantha, dopo una banale caduta nel novembre del 2020, si frattura il femore. Viene operata all’ospedale di Belluno e da lì inizia un calvario che la porta, dal 4 dicembre dello stesso anno, in coma vegetativo irreversibile. La famiglia ha iniziato quindi una lunga battaglia burocratica e mediatica per rispettare le volontà della figlia: nessun accanimento terapeutico. Volontà che però Samantha non ha mai scritto nero su bianco. Per questo non è stato possibile staccare la spina. Ad ostacolare ancor più il cammino la perizia effettuata da un professionista chiamato dal tribunale, il luminare Leopold Saltuari, che ha accertato che Samantha ha le facoltà di un bimbo di un mese, ma con la riabilitazione avrebbe potuto arrivare a quelle di un neonato di due mesi. Peccato però che, cartella sanitaria alla mano, nessuna clinica volesse accoglierla. Per questo viene alla fine ospitata nella clinica di Vipiteno, dove opera proprio il dottor Saltuari, e dove, dopo un breve percorso, si comprende subito che i miglioramenti non ci saranno. Samantha viene trasferita nella casa di riposo di Cavarzano, nel Bellunese, dove esiste un nucleo riservato proprio alle persone in stato vegetativo irreversibile.

LA BATTAGLIA GIUDIZIARIA

Quello che più ha colpito in questa storia è la lunga battaglia che i genitori hanno dovuto portare avanti dal punto di vista legale. Samantha, in vita, aveva più volte affermato di non volere accanimento terapeutico, ma non aveva lasciato nulla di scritto. Una storia che si accomuna, in molti aspetti, a quella di Eluana Englaro, un altro caso noto, salito alle cronache nazionali. Dopo un lungo percorso, nel novembre scorso, il giudice del tribunale di Belluno ha espresso la propria sentenza nominando il papà, Giorgio D’Incà, quale amministratore di sostegno, attribuendogli «il potere di prestare in nome e per conto della beneficiaria il consenso informato all’eventuale interruzione delle terapie e trattamenti di mantenimento in vita» di Samantha. Il tribunale spiega che il padre dovrà «scegliere di concerto con i medici le modalità di interruzione dei trattamenti ed il necessario percorso di sedazione palliativa profonda, finalizzati ad escludere qualsiasi fonte di sofferenza o dolore». Nonostante la sentenza il percorso è stato tutt’altro che semplice però le condizioni sempre più critiche della ragazza hanno portato la famiglia ed i medici a prendere la decisione. La più difficile che i genitori abbiano mai dovuto prendere nella loro vita.

LA SCOMPARSA

Un dolore straziante, immenso quello che la famiglia D’Incà si sta trovando a dover vivere, nonostante il momento fosse atteso da tanto tempo. Come più volte detto da papà Giorgio, «amare vuol dire anche saper lasciare andare». E per loro, vedere la propria figlia distesa a letto, incapace di poter comunicare con il mondo, ed in sofferenza, era una pugnalata al cuore. Continua. In questi ultimi mesi le condizioni della trentenne erano peggiorate. La famiglia aveva chiesto ai medici della struttura dov’era ricoverata, di poter dar seguito a quanto stabilito dal giudice del tribunale di Belluno, ma la cosa non è stata semplice. Però nell’ultima settimana la situazione è precipitata. È iniziato così il percorso con le cure palliative, per alleviare il dolore fisico. Ma le sofferenze erano tante ed alla fine, dopo il percorso prestabilito con i medici, sabato, Samantha ha trovato la pace eterna. Intorno a lei la sua famiglia, che ha voluto starle accanto sempre, prima, durante e dopo. Ed ora resta il rispettoso silenzio. La famiglia non vuole ora dire niente. Vuole piangere la sua bambina. Salutarla per l’ultima volta, in privato. 

Ultimo aggiornamento: 22 Marzo, 12:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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