Safilo, in cinquanta lasciano: «Serve tavolo ministeriale»

Domenica 29 Settembre 2019 di Lauredana Marsiglia
Lo stabilimento Safilo di Longarone
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BELLUNO - Il caso Safilo sta mobilitando anche il mondo istituzionale. Si guarda già ad un tavolo tecnico ministeriale. La perdita del marchio Dior, gestito per vent’anni, avrà ripercussioni pesanti sul gruppo. I numeri dei possibili esuberi, salvo soluzioni diverse, sono importanti anche se nessuno, al momento, si sente di calare cifre, forse per non creare allarmismo. Ma per avere una dimensione numerica basterà pensare che il noto brand occupa il 70 per cento della produzione dello stabilimento di Longarone nel quale sono impiegate circa 930 persone. L’impatto è evidente. 
IL CONCORRENTE THÉLIOS
Dior, nel frattempo, non andrà lontano: passerà alla concorrente e vicina di casa Thélios, nata dalla joint venture tra Lvhm e Marcolin, che dopo il primo stabilimento inaugurato nell’aprile 2018 si appresta a tagliare il nastro del secondo.
In questi giorni, intanto, è stata aperta la mobilità volontaria alla quale hanno aderito una cinquantina di unità dello stabilimento di Longarone, eccellenza del gruppo. 
«Stiamo attendendo il piano industriale - spiega Denis Casanova della Cgil -. La preoccupazione c’è ormai da molto tempo ma prima di sbilanciarci dobbiamo capire cosa uscirà dal piano. Dovrebbe essere presentato tra ottobre e novembre».
IL SINDACO
Il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, parlando anche nella sua veste di presidente della Provincia sul cui tavolo ci sono più questioni occupazionali, è da tempo in contatto con i vertici della Safilo, ovvero da quando è uscito dall’annuncio della perdita del marchio Dior, licenza che scadrà a fine 2020.
VERTICE CON IL MANAGER
«Dopo il Silmo di Parigi mi troverò con l’amministratore delegato Angelo Trocchia, con il quale sono ormai in contatto da tempo - spiega Padrin -. La situazione non è facile. Se non saranno trovati nuovi accordi per rimpiazzare la perdita Dior credo che sarà necessario attivare un tavolo tecnico al Ministero dello sviluppo dove far convergere tutti gli attori interessati. Abbiamo dalla nostra il tempo, visto che la licenza scadrà a fine 2020. Safilo ci ha assicurato che non chiuderà Longarone, ma ci vorrà un ridimensionamento ancora da quantificare. Inoltre sono in atto trattative per siglare nuovi accordi. L’obiettivo è salvare i dipendenti e la loro grande professionalità che, per il nostro settore produttivo basato prevalentemente sull’occhialeria, rappresenta un vero patrimonio. Una situazione davvero delicata e di grande preoccupazione sulla quale è necessario lavorare tutti assieme, a tutti i livelli».
LA GUERRA DEI MARCHI
Un fattore positivo, nel settore, è la rientrata tendenza alla delocalizzazione che ha ridato forza al distretto bellunese e prospettive più ottimistiche sul piano occupazionale. Potrebbe esserci un travaso di dipendenti da Safilo a Thélios? Forse.
Il grande problema restano le licenze con i brand di alta gamma; potrà non apparire, ma è una guerra spietata quella che si gioca tra i grandi gruppi dell’eyewere per aggiudicarsi i marchi del lusso grazie ai quali costruire dei veri imperi a livello globale. 
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