Esuberi alla Safilo: «Noi operai, soprattutto donne, schiacciati da un accordo sindacato-azienda»

Venerdì 25 Marzo 2022 di Giovanni Santin
Un gruppo di operaie della Safilo
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LONGARONE - Non risponde al vero il resoconto giornalistico della trattativa che due giorni or sono ha portato alla firma, da parte di 113 lavoratori, di altrettanti verbali di conciliazione per l’uscita volontaria da Safilo. Lo dice Jenny Dal Paos che scrive al nostro giornale per “specificare alcuni aspetti della vicenda dalla parte di chi l’esubero lo ha subito”. Una lettera che va dritto al sodo e non fa sconti a nessuno. Scrive Jenny, 26 anni alla Safilo: “Io sono tra quelli - meglio dire quelle, visto che la stragrande maggioranza degli esuberi è femminile - che ha accettato l’incentivo e che secondo i toni trionfalistici del sindacalista interpellato dovrei essere immediatamente assorbita dal territorio, in quanto esubero volontario”. Una lettura che l’ex operaia contesta: “Per me, come per le altre mie colleghe, la scelta non era tra Safilo e un altro impiego, ma tra Safilo e la disoccupazione e se abbiamo accettato volontariamente di uscire, è stato unicamente perché è meglio essere licenziate con l’incentivo, che esserlo senza. Vorrei far capire che per la gran parte di noi l’età supera i 50 anni, non i 40 indicati nell’articolo, e che alla nostra età ricominciare tutto da capo, con assunzioni a tempo, periodi di prova, dimostrazioni di efficienza anche con gli acciacchi dell’età, è un nuovo calvario e non un’uscita trionfalistica e indolore”. Sul banco degli imputati finiscono azienda e sindacati: “Credo che noi operai siamo stati schiacciati da un’operazione azienda-sindacato ottimale solo per i due contendenti: l’azienda ufficialmente non licenzia nessuno, il sindacato ha ottenuto un contentino per gli operai che tuttavia paghiamo con la modica cifra di 600 euro!” Dal Paos insiste: “Posso infatti anche ringraziare il sindacato, per la trattativa che ha portato all’incentivo all’uscita, ma il problema ha radici profonde: dov’era il sindacato quando Safilo ha esportato il lavoro all’estero e quando le politiche scellerate aziendali hanno permesso la perdita dei marchi più importanti? Forse c’era, ma io adesso non lo so, tuttavia credo che se ci fosse stata una costante pressione sui vertici aziendali, effettuata ad ostacolare le politiche nefaste degli ultimi anni, non saremmo oggi a firmare l’uscita volontaria”. Poi l’ex dipendente Safilo aggiunge: “Mi chiedo anche come mai, salvo smentite, tra gli esuberi non risulti sia conteggiato neanche un rappresentante Rsu: a quanto sembra tutti ricoprono ruoli indispensabili per l’azienda. Forse qualcuno in azienda potrebbe smentirmi”. Infine Jenny Dal Paos si rivolge anche alla presidente di Confindustria Belluno Lorraine Berton, che aveva dichiarato che tra gli esuberi Safilo nessuno sarebbe stato lasciato a se stesso e abbandonato. “Mi mi auguro che queste parole non siano frasi al vento e, soprattutto, che non pensi che gli esuberi volontari abbiano già tutti trovato lavoro, come sbandierato dal sindacato: quasi tutte siamo sulla strada in cerca di occupazione”.

Ultimo aggiornamento: 08:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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