Rissa di Capodanno a Cortina, ragazzo sfregiato col secchiello dello champagne: lavori sociali per 3 giovani romani

Mercoledì 8 Marzo 2023
Il locale di Cortina dove è avvenuto la rissa

CORTINA - All'apice della colluttazione, uno dei ragazzi aveva preso il secchiello del ghiaccio e l'aveva scagliato contro un suo coetaneo disegnandogli un taglio profondo lungo il viso. Dopo indagini su quanto accaduto la notte del primo gennaio 2022 nel famoso locale "Janbo" di Cortina d'Ampezzo, si è arrivati alla richiesta di messa alla prova. I tre romani, descritti da chi era presente alla festa come delle "bestie", se la caveranno probabilmente con lavori di pubblica utilità. Si tratta di Edoardo Versace, Matteo Tamburrini ed Edoardo De Vito, difesi dagli avvocati Buratti, Borgogno, Giaquinto e Pasin.

La ricostruzione dell'episodio eseguita dalla polizia è stata chiara fin da subito: romani contro romani. Aggressione, però, non rissa. Pare che sia stato Versace a sferrare il primo pugno facendo cadere a terra un ragazzo. Dopo di che, in tre gli sarebbero saltati addosso con altrettanti calci e pugni. L'epilogo è noto: il secchio per tenere fresco lo Champagne scagliato contro la vittima. Un taglio serio che ha richiesto (e sta richiedendo) interventi chirurgici per migliaia di euro. Un colpo talmente forte che il ragazzo potrebbe avere danni permanenti alla mandibola e ci sarà sicuramente una richiesta di risarcimento danni.

Il giovane e un altro coetaneo che era alla festa con lui sono difesi dai legali di fiducia Paniz e Silveri. Anche gli indagati avevano sporto denuncia. Non contro i ragazzi che (da loro) erano stati picchiati, bensì contro ignoti. Alla polizia avevano raccontato di essersi comportati in quel modo per difendersi da un'aggressione nei loro confronti. Una ricostruzione che non è mai stata ritenuta credibile.

Ora c'è stata la richiesta di messa alla prova e si tornerà in aula, in Tribunale a Belluno, il 12 settembre. In quella data il giudice delle udienze preliminari Elisabetta Scolozzi valuterà il programma stabilito dall'Uepe (Ufficio per l'esecuzione penale esterna). A pochi giorni da quell'aggressione, se ne era verificata un'altra, questa volta tra romani e trevigiani. Questi ultimi avevano raccontato di essere stati inseguiti per le vie di Cortina d'Ampezzo e poi presi a cinghiate. Avevano indicato anche delle persone ad esempio Tancredi Antoniozzi, figlio di un noto politico romano e si erano mostrati subito come le vittime di una serata da dimenticare. Nella ricostruzione degli inquirenti, tuttavia, questa era stata trattata come una specie di rissa in cui era difficile identificare i veri responsabili. Insomma: i ragazzi si sarebbero provocati a vicenda.
 

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