La battaglia dei 25 risparmiatori truffati dalla Gd Consulting, vincono al Tar: «Il Ministero deve risarcire»

Venerdì 22 Aprile 2022 di Olivia Bonetti
Truffati dalla finanziaria, vincono al Tar: il Ministero deve pagare

BELLUNO  - «Dovete risarcirci: i soldi ci sono». La battaglia dei risparmiatori bellunesi truffati dalla Gd Consulting non si ferma nemmeno dopo 15 anni dal caso. Ora 25 bellunesi puntano dritti al Ministero dell’Economia e delle finanze. Chiedono il risarcimento di un totale di 8 milioni di euro (a tanto ammonta il danno subito) tramite il fondo pubblico per le vittime dei reati finanziari, costituito nel 2005: ma in tutti questi anni non ha mai risarcito nessuno e non si sa che fine abbiano fatto i soldi. Ora 25 sentenze del Tar Veneto emesse ieri, dopo i ricorsi di altrettanti bellunesi, danno ragione ai risparmiatori che si erano uniti in una sorta di class action con l’avvocato Corrado Zasso. Seguirà quindi un nuovo capitolo per riuscire ad attingere a quelle risorse. 

LA VICENDA
La finanziaria Gd Consulting aveva una sede anche in piazza dei Martiri, costituita nel 1997, ed era una emanazione operativa della “Gd Sa” di Lugano. A capo delle società Addis Melaiu, che è uscito pulito dal processo in Italia, perché graziato dalla prescrizione, e con una lieve condanna senza pene detentive dal giudizio in Svizzera. Ovviamente non ha risarcito nessuna delle 380 parti offese costituite con danni per oltre 10 milioni di euro: è nullatenente e i risparmiatori quindi battono cassa al Ministero, che però non mette a disposizione l’apposito fondo. Una doppia beffa, se si penda che molti truffati vennero multati dall’Agenzia delle Entrate per non aver dichiarato i soldi investiti all’estero.

BATTAGLIA AL TAR
Nelle scorse settimane c’erano state due prime sentenze per risparmiatori friulani e residenti nel Lazio. Due sentenze positive, a cui sono seguite, ieri, quelle del Tar del Veneto. La Sezione Prima ha accolto i ricorsi emanando 25 sentenze uguali. «Il ricorrente - premettono i giudici amministrativi - non è riuscito ad ottenere la corresponsione di alcuna somma in quanto il soggetto condannato ha una residenza sconosciuta e figura come nullatenente». E proseguono ricordando che «il ricorrente in data 26 novembre 2021 ha presentato domanda per accedere al fondo delle vittime di frodi finanziarie». Purtroppo la risposta del Ministero, arrivata il 3 dicembre 2021, fu lapidaria: «Le problematiche applicative concernenti la disciplina vigente ostacolano l’operatività del fondo in questione». Insomma il fondo c’è ma non vi si può accedere. E il Ministero si è anche costituito e difeso nel giudizio al Tar. «È emerso - spiega l’avvocato Zasso -, come spiegato nel corso delle udienze dal Ministero, che manca il decreto attuativo: avevano 30 giorni di tempo dopo la costituzione del fondo ma non venne mai fatto. Ma i soldi in tutti questi anni sono continuati a confluire in quelle casse: parliamo di miliardi».

IL FONDO
Nel fondo vittime reati finanziati, per legge, devono confluire le risorse provenienti da conti dormienti, assegni circolari non incassati, polizze vita prescritte e buoni fruttiferi postali “dimenticati”. I soldi girati ogni anno a giugno dalle banche e dalle Poste finiscono dritti dritti nella “contabilità speciale dello Stato sui conti dormienti”. E restano a disposizione del Tesoro, che non rende noto l’ammontare delle somme disponibili e, tanto meno, il loro utilizzo. «Per avere una misura del fondo - spiega l’avvocato Zasso - basti ricordare che nel giro di un mese qualche tempo fa due e tre banche bergamasche vi avevano versato un milione di euro. Infatti mentre normalmente per questi indennizzi viene stanziata una somma, qui, per la prima volta, hanno stabilito una fonte permanente dalla quale il fondo può alimentarsi. Loro non hanno mai fatto riferimento, nelle loro difese al Tar, all’ammontare dei soldi del fondo, ma sicuramente sono stati raccolti miliardi».

LA SENTENZA
Il Tar del Veneto ieri ha annullato il provvedimento del Ministero con cui negava l’accesso al fondo e ha condannato l’amministrazione a pagare le spese legali ai risparmiatori. «Ora - conclude Zasso - bisogna costringere il ministero a fare quello che non ha fatto fino adesso: deve pagare, attingendo a quel fondo che è stato istituito proprio per questi casi.

Certo la battaglia è ancora lunga: servirà un’ulteriore ricorso al Tar Lazio e uno al Veneto. Ma non ci fermiamo».

Ultimo aggiornamento: 23 Aprile, 13:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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