«Rifugi senza ristori: siamo invisibili e i nostri rappresentanti sono snobbati»

Sabato 10 Aprile 2021 di Daniela De Donà
Rifugisti senza ristori, il grido d'allarme del presidente

OSPITALITÀ IN QUOTA
BELLUNO Loro, a spalancare gli scuri e ad accendere il fuoco sotto alla polenta, sono pronti. I rifugisti - in provincia di Belluno circa 100 sui 153 del Veneto - aspettano solo di dare il via alla stagione estiva. A proposito di ristori, però, non è che se la stiano passando bene. Perché i rifugisti pare siano invisibili. Non esiste come lavoro. «Inesistenti, proprio così. Il gestore di rifugio non è riconosciuto in quanto tale – precisa il presidente dell’Associazione Rifugi del Veneto, Mario Fiorentini, gestore del Città di Fiume, in comune di Borca di Cadore -. Per il nostro comparto non compare il codice Ateco, richiesto nei Dpcm, per ottenere i ristori. Ora, con Draghi, si è aperta la porta, ma ancora non siamo riconosciuti come una controparte quando si parla di turismo in montagna».
Il presidente Fiorentini batte su questo tasto: «Raramente la nostra associazione viene invitata ai tavoli di lavoro sul turismo. Eppure rappresentiamo un anello importante, con funzione terminale di molte iniziative, oltre che essere presìdi in quota sul territorio».
AGGIORNAMENTO
Intanto, però, non sono stati con le mani in mano. Hanno partecipato a corsi e convegni, grazie all’organizzazione dell’Associazione rifugisti del Veneto (Asgrav). Fiorentini ha promosso un corso di formazione e ora è partito un convegno, in tre appuntamenti, sempre on line o su facebook. «In generale l’obiettivo sta nel miglioramento delle competenze e le conoscenze in ambiti ormai strategici anche nel mondo dei rifugi, come la capacità di comunicare in modo coerente ed efficiente». Il corso, in dieci appuntamenti, si è svolto nei mesi di febbraio e marzo. Hanno partecipato rappresentanti di più rifugi sui temi del marketing e della comunicazione. E ora sono partite le “Conversazioni in alta quota” - il primo esperimento quest’anno, voluto da Asgrav - che vanno a toccare più questioni: dalla figura del rifugista all’efficienza energetica, dalle innovazioni al turismo montano sostenibile. Il primo incontro ha visto presenti 50 rifugisti su zoom e 80 in diretta facebook. La percentuale dei bellunesi è stata del 60-70 del totale, cioè la stessa della distribuzione delle strutture nelle province del  Veneto.
VERSO L’ESTATE 
C’è chi ha tenuto aperto anche quest’inverno, per scialpinisti e ciaspolatori: tra loro, in zona gialla, il Chiggiato, lo Scarpa, l’Averau, lo Scoiattoli, l’Auronzo, il Lagazuoi, il Città di Fiume, il Fedare. Ma è la stagione estiva quella in cui tutti vanno a rifugi. E l’attesa è per le date che lo consentiranno. «Non è come lo scorso anno quando siamo stati presi alla sprovvista. Mentalmente siamo ben organizzati, abbiamo, insomma, delle basi performanti. Certo è che il virus non è sparito e la sicurezza è importante – sono parole di Fiorentini - non ci attendiamo, quindi, regole molto diverse dal 2020 su distanziamento e numero di posti letto permessi. Non spetta a noi decidere, ma un contingentamento sarà necessario. Pensiamo che verranno confermate le norme da rispettare, sia da parte nostra che da parte degli ospiti. L’aria che tira è questa». Ma a quando le aperture? Ufficialmente è a giugno. «In realtà, da anni, anche i rifugisti si stanno adeguando alla destagionalizzazione. Vi è la tendenza ad anticipare l’apertura, anche al primo maggio, e a posticipare la chiusura autunnale. Comunque tutto dipenderà dalle regole date dal governo e dall’andamento meteo».
Infine, per l’estate 2021, Fiorentini esprime un desiderio: «Che tornino gli stranieri. È clientela che dà sicurezza ad un gestore perché si programma, prenota e arriva. Che piova o ci sia il sole. Gli italiani ci hanno un pochino salvato nella scorsa stagione, ma sono più fluttuanti. Se il meteo dice brutto stanno a casa, e, magari, arrivano a frotte il giorno dopo. Benvenuti, comunque, anche tutti gli italiani».
Daniela De Donà 
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