"Zio Stefano": riapre i battenti il rifugio del Col di Roanza

Lunedì 1 Marzo 2021 di Daniela De Donà
"Zio Stefano": riapre i battenti il rifugio del Col di Roanza

Non avrà la quota e il fascino del rifugio Nuvolau, in Ampezzo, del Boz, nel Feltrino o dell'Antelao, in Cadore: avevano tutti la fila di candidati per la gestione vacante.

Sta di fatto che anche per prendere le redini del rifugio “di città” - sul Col di Roanza, a dieci minuti da Belluno - c'è stata gara. Il bando venne lanciato dalla proprietà ad ottobre 2020: “E' stato bello aver visto così tanti interessati, alla fine sono state sei le persone con cui il Consiglio di amministrazione ha avuto il colloquio – precisano Giovanni Bristot e Oscar De Pellegrin, rispettivamente presidente e consigliere della Cooperativa di consumo di Sopracroda - frazione di 300 anime a nord del capoluogo – che è proprietaria dell'immobile che fu costruito dai soci della Cooperativa, costituita a metà degli anni Cinquanta: “Il rifugio è il frutto della volontà di fare le cose insieme, con manodopera di volontari – raccontano De Pellegrin e Bristot - sta di fatto che a fine anni Sessanta il rifugio venne ampliato anche con la terrazza. Ora c'è il contratto per tre anni, rinnovabile, con Stefano Zanella.” L'INAUGURAZIONE Ieri il rifugio “Col di Roanza”, ad 840 metri di quota, ha riaperto i battenti con il nome di “Zio Stefano”. Il titolare è un sessantaduenne di origini cadorine, Stefano Zanella. Un giramondo: nato in Germania, dove il papà era emigrato per lavorare come meccanico d'auto, è vissuto a Modena, poi se ne è andato, come cuoco, in Cina, nella città di Foshan, dove è rimasto per undici anni e dove ha conosciuto la moglie, Qin. Nel 2017 il ritorno alle radici, in terra bellunese, con un ristorante aperto a Padola di Comelico. Poi la voglia di rifugio: “E' stata proprio mia moglie ad essersi innamorata di questo posto, ed è felice di avere qui il suo piccolo orto – afferma Stefano, indaffarato in cucina nella preparazione dello stinco di maiale – entrambi, in realtà, cercavamo un locale dove fosse possibile portare avanti uno stile di vita quasi contadino.” Non un caso che il menù proposto mostri il lato “casalingo”, con prodotti rigorosamente fatti in casa: dalle lasagne con ragù di salsiccia alla crostata di fragole. PIZZA IN TERRAZZA Il coraggio di Stefano Zanella è evidente. Buttarsi ad aprire un locale al tempo della pandemia pare, però, già premiarlo: “Siamo partiti con il botto - non nasconde la soddisfazione alla fine della prima giornata di apertura – a mezzogiorno avevo la dispensa senza più i prodotti che mi servono per le pizze a metro che abbiamo offerto per il taglio del nastro. Ma già per lunedì sera ho prenotazioni da asporto.” Sulla terrazza del rifugio, dal mattino al pomeriggio, è stato un via vai. Centinaia i bellunesi che sono saliti in Roanza, complice, certo, la bella giornata. IL NOME “Rifugio zio Stefano”. Chissà perchè zio. Tutto parte dagli antenati cadorini. Lo rivela l'interessato: “I nonni erano due cuochi. Io ero bambino e mi ricordo che eravamo invitati spesso a pranzo dall'uno o dall'altro, con il ritornello che mi è rimasto in mente: andiamo a mangiare dallo zio. L'idea del buon cibo ora, per me, ha nuova vita a Belluno.” BASE PER LE ESCURSIONI Il rifugio, per certi versi, rappresenta un campo base per lo spuntino a fine gita. I bellunesi lo sanno bene: pochi tornanti sopra, in località Cargadòr, parte il sentiero 517 che sale verso le pale erbose del Monte Serva (2133 metri di quota). Ci sono sentieri, poi, che portano alla Coda de Rosp o alla malga. Ma anche solo alla vista sul corso del Piave, con lo sguardo che gira dal Col Visentin al Cansiglio. Alle spalle del rifugio campeggia, invece, la Schiara innevata con la Gusela.

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