Emma sul "suo" Nuvolau: «Nessuna paura, gestire il rifugio un atto d'amore verso la montagna»

Sabato 13 Marzo 2021 di Marco Dibona
Emma Menardi

BELLUNO - Il rifugio Nuvolau, sulla cima della montagna, a 2.575 metri, nelle Dolomiti Ampezzane, dalla prossima estate sarà gestito da Emma Menardi, Diornista nel soprannome ladino di famiglia (anche se il suo casato sarebbe de Marta a dire che le donne hanno sempre avuto un ruolo di primo piano nella comunità paesana).

La sezione di Cortina d'Ampezzo del Club alpino italiano, proprietaria della struttura, presieduta da Paola Valle, l'ha scelta fra 255 domande. Per ora la giovane è in Cile, quasi isolata, difficile da raggiungere; ritornerà in Italia nel mese di aprile, con l'intento di cominciare il suo nuovo lavoro in rifugio all'arrivo della stagione estiva.

Lo farà con l'energia dei suoi 27 anni: «Fu con grandissima emozione che inviai la mia domanda di richiesta di gestione del Rifugio Nuvolau racconta nei miei dieci anni passati ad esplorare il mondo e viaggiare non ho mai trovato montagne e scenari di maestosità e bellezza paragonabili alle Dolomiti. Il legame che ho con la mia terra e le sue crode, nonostante la mia vita nomade, non si è affievolito e mi ha portato a candidarmi, nella speranza di poter perseguire uno dei miei più grandi sogni».

Come pensa di riuscire a gestire una struttura impegnativa, un rifugio vero, dove si sale soltanto a piedi, dove i rifornimenti arrivano con una teleferica e a forza di braccia? «Consapevole dell'enorme impegno che un'attività del genere richiede, ho domandato aiuto e supporto alla mia numerosa famiglia, ho due fratelli e due sorelle. Loro hanno accettato con entusiasmo. Il bagaglio di conoscenze ed esperienze che ognuno di noi porta è, a mio parere, un grande punto di forza».

Perché proprio il Nuvolau, così aspro, ma anche così carico di suggestioni, il rifugio più antico delle Dolomiti Ampezzane, costruito nel 1883? «I nostri genitori, da sempre, hanno trasmesso a noi figli l'amore per il nostro territorio e i valori dell'accoglienza e del servizio, nei confronti di chi visita i nostri luoghi. Anche per questo hanno incentivato in noi lo studio delle lingue e le esperienze all'estero. L'intraprendenza e la voglia di dare il meglio, caratteri che condivido con i miei fratelli, mi hanno sempre premiato e regalato grandi soddisfazioni. Mi e ci hanno spinto anche questa volta a intraprendere una nuova avventura, unire le forze e perseguire un obiettivo comune».

Come si sente ora, che è arrivata la risposta del Cai, in procinto di firmare un contratto per almeno sei anni? «Non è con leggerezza che prendo questo nuovo incarico. Le problematiche e le sfide che sono parte della gestione di un rifugio di alta montagna non sono poche. Credo però che con molto impegno, lavoro di squadra, buona volontà e passione per le nostre montagne e per il nostro paese si possa dare a tutti, agli ampezzani e a chi viene da fuori, la possibilità di continuare a godere dei servizi che questo rifugio può prestare. Lo faremo seguendo le orme dei componenti della famiglia Siorpaes che, con infinita dedizione e passione, gustose salsicce e duro lavoro, hanno per anni accolto escursionisti da tutto il mondo».

Fra i requisiti richiesti dal Cai c'era anche la conoscenza del territorio, una base culturale, da trasmettere agli utenti del rifugio... «La gestione del rifugio Nuvolau, infatti, non rappresenta per me soltanto un'opportunità di lavoro, ma è un'occasione di crescita personale, un atto di dedizione alla montagna e un servizio alla comunità».

I consiglieri che hanno votato per lei, in un direttivo di dodici persone, l'hanno gratificata, ma le hanno pure consegnato un impegno gravoso. «Ringrazio di cuore la sezione Cai di Cortina, la presidente Paola Valle e tutti i consiglieri, per la fiducia che hanno avuto in me, giovane imprenditrice, e nella mia famiglia. Spero di poter essere all'altezza delle loro aspettative e di poter collaborare in maniera armoniosa con tutte le persone coinvolte e gli altri rifugisti della zona» . 

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