Rifugi scambiati per hotel a 4 stelle: parte la campagna per “educare” i turisti

Giovedì 25 Febbraio 2021 di Raffaella Gabrieli
Turisti cafoni: pretendono servizio a 4 stelle nei rifugi

I rifugi montani guardano avanti, alla bella stagione. I gestori non dimenticano però l’estate dello scorso anno, con un’affluenza senza precedenti e qualche criticità. I responsabili delle 66 strutture in quota disseminate sulle Dolomiti Unesco si sono così rivolti all’omonima Fondazione, chiedendo un cambio di passo: nel mirino i turisti della domenica, chi a oltre 2mila metri di altitudine chiede lo spritz con il ghiaccio o sta sotto la doccia, con un enorme consumo di acqua, per oltre un’ora. 
IL PROPOSITO 
Un’estate 2021 di rifugi aperti, funzionanti e frequentati nel rispetto delle norme anti-Covid 19: è ciò che tutti gli operatori della montagna si augurano. Ma quale tipo di frequentazione? «I mesi caldi del 2020 - spiegano dalla Fondazione Dolomiti Unesco, che fa capo ad aree nelle province di Belluno, Trento, Bolzano, Pordenone e Udine - avevano portato sotto i riflettori il difficile rapporto nei confronti dell’ingente flusso turistico poco avvezzo alle cime, al rispetto dell’ambiente montano e delle norme di comportamento in zone impervie. La Fondazione realizzerà per questo una campagna comunicativa, richiesta dai rifugisti e incentrata in particolare sull’utilizzo responsabile dell’acqua». Gli eccessi, l’anno scorso, non mancarono. «C’era chi cantava la “Montanara” sotto la doccia impiegandoci quasi un’ora - viene spiegato - O chi chiedeva al gestore di rifugio una spremuta di arance fresche o uno spritz con ghiaccio e oliva. C’era chi voleva affrontare i sentieri con i sandali ai piedi e chi chiedeva se a 2700 metri si poteva arrivare in auto. Ma quando ai gestori dei 66 rifugi del Patrimonio Mondiale è stato chiesto quale sia il tema su cui incentrare una campagna comunicativa per stimolare una maggiore consapevolezza, non hanno avuto dubbi: l’acqua. L’utilizzo responsabile della risorsa idrica, viste le difficoltà di approvvigionamento in quota, è il concetto più difficile da far comprendere a quanti si aspettano che un rifugio eroghi servizi simili a quelli di un albergo o di un ristorante. E così, ci si trova a dover spiegare che in montagna può capitare di rinunciare alla doccia dopo una giornata passata a faticare su sentieri e ferrate. Conoscere la variabilità cui è soggetto il riempimento delle vasche in assenza di acquedotto, i costi di gestione e manutenzione, i “miracoli” quotidiani cui è costretto il gestore per garantire la ristorazione e i pernottamenti, appare sempre più indispensabile per formare gli escursionisti, consentendo loro, peraltro, di calarsi pienamente nel contesto montano e quindi di godere maggiormente dell’unicità dell’esperienza che li vede protagonisti». 
IL PROBLEMA 
La campagna della Fondazione Dolomiti Unesco non riguarderà solo le norme di comportamento, ma anche le cause profonde della necessità di risparmiare la risorsa idrica. «L’aumento delle temperature nell’ultimo secolo, tutt’ora in corso - viene sottolineato - ha importanti ripercussioni sulla criosfera, cioè l’insieme delle zone innevate e ghiacciate della Terra, spesso l’unico serbatoio naturale di acqua in alta quota. I ghiacciai arretrano a una velocità tale da poter prevedere la loro totale scomparsa, sotto i 3500 metri, entro il 2050. Molti rifugi dolomitici di quote medio-alte si trovano inoltre in aree carsiche, molto diffuse tra i massicci carbonatici del Patrimonio Mondiale Unesco. Conoscere anche questi aspetti del Patrimonio è un modo per viverlo e rispettarlo al meglio».
Raffaella Gabrieli
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Ultimo aggiornamento: 22:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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