Rifugi sulle Dolomiti bloccati dalla grande neve: riaperture tra mille difficoltà e rinvii

Giovedì 3 Giugno 2021 di Marco Dibona
Il rifugio Lagazuoi

CORTINA - Per aprire un rifugio in montagna non basta girare la chiave nella toppa e spalancare gli scuri: la spessa coltre di neve che ancora imbianca le Dolomiti costringe i gestori delle strutture poste più in alto a un lavoro supplementare. Il 1 giugno Carlo Budel è salito in elicottero alla sua capanna di Punta Penia, a 3.300 metri, sulla Marmolada, e ha impiegato alcune ore di lavoro, di buona lena, soltanto per riuscire ad arrivare alla porta, scavando una trincea nella neve. Poi potrà cominciare a cucinare le sue celebri torte e ad accogliere gli escursionisti e gli alpinisti che raggiungeranno la cima della montagna Regina delle Dolomiti. Lo stesso hanno dovuto fare i De Zordo, ai 2.130 metri del rifugio Sonino al Coldai, verso la Civetta: con un gruppo di amici, gente di buona volontà e braccia robuste, hanno spalato la stradina che sarà poi percorsa dalla loro Ape, per portare i rifornimenti, nell'ultimo tratto.

IL VERSANTE NORD
Sono le stesse difficoltà che stanno affrontando tutti i gestori, a quote superiori a 2.000 metri, soprattutto se il rifugio o la strada di accesso sono esposti a nord, dove la neve stenta a sciogliersi, dove ci sono grandi ammassi, accumulati dal vento dell'inverno. Dal Pelmo, in Valle del Boite, Barbara Feltrin fa sapere che il suo rifugio Venezia non potrà aprire prima del 26 giugno, a causa della neve in alta quota. Il 1 giugno ha aperto il Lagazuoi della famiglia Pompanin, sulla cima del monte che sovrasta il passo Falzarego, fra le valli di Ampezzo, Badia e Fodom. La funivia non è ancora in funzione, per cui tutti sono avvisati: lassù si arriva soltanto a piedi, oppure con gli sci e le pelli. Bisogna essere attrezzati, servono scarponi caldi e asciutti, le scarpette da corsa o da trail potrebbero non bastare. La neve ha indotto anche i gestori della funivia e del rifugio sul monte Faloria, sopra Cortina, a rinviare l'apertura della stagione. Inizialmente era stato annunciato per venerdì 28 maggio, perché si confidava nel disgelo primaverile: invece di neve ce n'è ancora tanta, il caldo tarda a venire, ci sono state, al contrario, alcune nevicate tardive, che hanno persino incrementato lo spessore al suolo, per cui si è deciso di spostare l'inizio dell'attività di un paio di settimane, sino a venerdì 11 giugno. Dall'altra parte della valle accade lo stesso sulla Tofana.

In questo inizio del mese apre solamente il primo tronco della Freccia nel Cielo, la cabinovia che porta dallo stadio Olimpico del ghiaccio sino al Col Druscié.

PARTENZA DIFFICILE
Non sono in funzione le funivie per Ra Vales e per la cima della Tofana, a 3.244 metri: si aspetta sabato 19 giugno per avviare una stagione che si concluderà il 19 settembre. Lassù ci sarà comunque da lavorare, per aprire i percorsi, attorno all'ultima stazione. Si lavora anche sulla cima del Nuvolau, a 2.575 metri, sul crinale della montagna che guarda da una parte verso Ampezzo, dall'altra verso l'Alto Agordino e Colle Santa Lucia. Ad affrontare la stagione lassù sarà la giovane Emma Menardi, con i suoi fratelli: subentra a Mansueto e Jo Anne Siorpaes, che hanno lasciato il Nuvolau dopo 47 anni. La sezione di Cortina del Club alpino italiano, proprietaria della struttura, deve eseguire alcuni lavori di ammodernamento del suo rifugio più antico, inaugurato nell'agosto 1883, ma la neve non aiuta nell'intervento. E' sommerso dalla neve anche l'altro rifugio della sezione Cai ampezzana, il Giussani, ai 2.561 metri di forcella Fontana Negra, sulla Tofana.

LA TRADIZIONE
Sulle Dolomiti, per consuetudine, i rifugi alpini, soprattutto quelli del Cai, ma di conseguenza anche quelli privati, tendono ad aprire per il 21 giugno, nel solstizio che inizia l'estate astronomica, ma quest'anno non sarà così facile mantenere quella scadenza. In alcuni casi si renderà necessario persino intervenire per opere di restauro e manutenzione straordinaria, per rimediare i danni causati dal peso delle copiose nevicate dell'inverno, oppure dalle valanghe, come quella che, il 14 dicembre scorso, ha devastato il rifugio Pian dei Fiacconi, a 2.626 metri, sulla Marmolada. 

Ultimo aggiornamento: 4 Giugno, 17:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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