Scialpinismo, Martina Valmassoi fa il record mondiale di dislivello in 24 ore

Mercoledì 21 Aprile 2021 di Maurizio Ferin
Martina Valmassoi

BELLUNO - Il segreto del record di Martina Valmassoi è anche nella polenta che mamma Lucia Del Favero le ha preparato alle 3 del mattino, nel mezzo di un cammino già entrato nella storia dello scialpinismo. Un giorno intero su e giù per l'Agudo per ridisegnare il primato mondiale di dislivello positivo sulle 24 ore, dalle 17 di domenica 21 marzo alla stessa ora di lunedì 22.

Quei 17 mila 645 metri che Battisti e Mogol avrebbero messo in versi definendo ardite le risalite più che le discese, tanto è il coraggio richiesto per affrontare il gelo e le folate di vento notturne, alcune «capaci di far volare via il gazebo di uno sponsor» come racconta la neoprimatista mondiale, cadorina doc, 32 anni da compiere il prossimo 26 luglio. Non deve stupire, questa voglia di andare oltre i propri limiti, in una ragazza che appena 19enne, venne definita dall'allenatore di allora, Vittorio Romor, «un'atleta superiore alla media per capacità e determinazione». Infatti agli Europei 2009 di scialpinismo, quasi in casa (si gareggiò in Alpago), portò a casa un oro in staffetta e un bronzo nella vertical race. Prima e dopo, Martina ha vinto molte altre medaglie, ma è come se i confini classici delle discipline sportive le stessero stretti. «Non sempre viene riconosciuto il merito - conferma Valmassoi -. Ho avuto qualche delusione, ma in generale credo che la motivazione di fare sport solo per ricevere applausi o per battere un avversario, sia valida per un periodo. Ma quando una stagione non va bene, ti crolla il mondo addosso. Allora vorrei mandare un messaggio a chi si stressa: prima di tutto c'è la passione».


IL PROGETTO
L'esempio del progetto che Martina ha ideato, costruito e realizzato calza perfettamente la sua personalità. «Una cosa del genere devi volerla tu. Se non c'è la motivazione non puoi riuscirci. Chiaro, serve allenarsi. E io mi sono allenata tanto». La lampadina si è accesa a gennaio. E a metà febbraio sono iniziate le operazioni. Era necessario individuare il luogo e anche questa scelta rispecchia il modo di essere e di vivere di Martina. «Mi alleno poco in pista, ma dovevo individuarne una», da percorrere su e giù consecutivamente per 24 ore. Ogni salita, un tassello per costruire il record del dislivello positivo. «Avevo pensato a Padola, poi però un amico mi ha suggerito il monte Agudo». Dal Comelico ad Auronzo, pochi chilometri di distanza «anche se qualcuno mi diceva se vai all'Aprica, o in Austria, ti daranno anche dei soldi ma io volevo le mie montagne». Infatti, dopo oltre 12 ore di fatiche, nella giornata consacrata alla costruzione del primato, «non vedevo l'ora di godermi l'alba». Il giorno che nasce, vissuto in quota, è una sensazione che non può dare assuefazione.


I CONTATTI
Ma per organizzare l'impresa non ci sono solo le scelte del cuore e l'amore per la propria terra. «Ho provato la pista, era adattissima alle mie esigenze. Il rifugio in cima, un intertempo che mi sarebbe stato utile avere, il dislivello di 725 metri. L'associazione Auronzo d'Inverno ha battuto le piste, io mi sono occupata di telefonare alla Procura e al Comune per comunicare i nominativi di chi mi avrebbe aiutata. Avevo studiato le previsioni meteo individuando una finestra ideale in quei giorni, ma poi ci si è messa la zona rossa». Incidenti di percorso a cui Martina ha saputo adattarsi, forte del suo motto Aspettati il meglio e preparati al peggio. Al suo fianco, i cronometristi e altri scialpinisti che l'hanno accompagnata a turno, per farla sentire meno sola, o forse solo per sentirsi parte dell'impresa. Come Michele Da Rin, «un mio amico di Laggio che a suo modo ha stabilito un record: 5 mila metri di dislivello positivo salendo e scendendo con me dalle 22 alle 6 del mattino». Proprio gli amici «hanno avuto un ruolo fondamentale, perché hanno capito quanto fosse importante per me anche solo vederli un attimo e dirgli ciao. Gli amici della mia valle, la mia più grande motivazione».


MAL DI PANCIA
La cura dei particolari non può trascurare alimentazione e abbigliamento, materiale tecnico e logistica. In un connubio fra tradizione e modernità che ancora una volta ci mostra quanto Martina sappia fondere le necessità dell'atleta del 2021 con il rispetto per il passato e i costumi del suo Cadore. E quindi va bene il gel americano a base di riso e miele, senza però trascurare la polenta di mamma, la minestrina, qualche toast, «le palline energetiche che ho preparato personalmente, alcune con il burro di arachidi». E i liquidi? «Ogni volta che arrivavo in cima bevevo acqua o the, avevo borraccine con i sali. E nella parte finale, tanta coca cola come fanno i concorrenti di corse lunghe: è zucchero puro con un po' di caffeina, tutto assimilabile immediatamente». Martina non ha mai avuto sonno durante l'impresa, «forse per l'adrenalina, non me ne sono proprio resa conto», anche la stanchezza si è presentata discreta «e quando l'ho avvertita maggiormente ho mangiato di più». Il problema vero veniva dallo stomaco, «mi sono dovuta ripetutamente fermare», fino a quando Valmassoi ha capito che non dipendeva da quello che stava bevendo o mangiando ma dal freddo. «E allora ho iniziato a indossare il piumino anche mentre salivo, a costo di sudare di più. Bisogna andare avanti anche quando si sta male. Ho avuto momenti di sconforto, ho rischiato le vesciche ma anche in questo caso ho avuto la freddezza di prendere la decisione di perdere un po' di tempo, ma di fermarmi per cambiare i calzini». Piccoli grandi ostacoli disseminati in 24 ore memorabili. «Ho sorpreso me stessa, quando ho finito, non ero finita. Potevo andare avanti. Sì, sono rimasta sbalordita».


LA PROFESSIONE
Nata a Pieve di Cadore il 26 luglio 1989, Martina vive nella frazione di Pozzale, mezzo migliaio di abitanti. Lo scialpinismo le ha dato l'opportunità di scoprire il mondo e anche di crearsi un'attività professionale che sposa la sua passione per la montagna e lo sport. Papà Piero è stato calciatore in serie C con il grande Belluno degli anni Settanta, quello di cui Paolo Valenti, che riposa in Nevegal, leggeva sempre i risultati a Novantesimo Minuto con particolare calore. Insieme, i genitori di Martina hanno aperto vie sulle vette cadorine, arrampicando. «Mio papà va anche in deltaplano». Nella famiglia Valmassoi-Del Favero quindi si vive una vita piena, senza la paura del rischio, proprio quello che Martina decise di correre quando in poche ore si trovò di fronte alla scelta che le avrebbe cambiato presente e futuro. «Forse ci vuole più coraggio per quello che ho fatto nel 2015, che per il record. Allora ero una scialpinista di Coppa del Mondo, vivevo sul Garda e lavoravo in un negozio sportivo. A un training camp a Limone conobbi un manager della Salomon e gli raccontai di essere appassionata di fotografia. E lui mi propose di andare 15 giorni in Asia, per seguire la loro squadra di runner, stargli dietro, fotografarli. In due giorni ho deciso di licenziarmi affrontando tante incognite. Non sapevo se dopo quel viaggio avrei avuto una prospettiva. Fino all'ultimo momento ho rischiato di non partire perché il visto per la Cina non arrivava».


LA DEDICA
Ma quella volta la burocrazia non le voltò le spalle. «Per i primi tre anni, da quella volta, ho viaggiato molto per Salomon, diventando la fotografa dei loro eventi. Ora ne gestisco la pagina Instagram». E a proposito del social delle foto, il profilo di Martina (Martiskka) è seguito da 85 mila follower, non proprio pochi. Il record sull'Agudo non ha sorpreso solo la campionessa che l'ha stabilito. «Sinceramente mi fa tenerezza che al supermercato mi facciano i complimenti. Anche chi magari ne capisce poco di scialpinismo. Mi fa capire cosa significhi la mia impresa. In fondo mi sono creata da sola questo risultato, però è stato fatto per persone che non ci sono più, anche se la dedica è tutta per la mia valle. Per il mio Cadore. Siamo visti come la serie B delle Dolomiti, forse non siamo come Cortina o la val Badia, però sappiamo fare qualcosa di buono, vivendo qui in questi luoghi meravigliosi. Però, per favore, portateci la fibra a Pozzale...».

 

Ultimo aggiornamento: 17:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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