Rapina in villa a Cavarzano: preso l’autore

Domenica 24 Maggio 2020 di Giovanni Longhi
I rapinatori a Lambioi vivevano dentro un camper
 Se li era trovati davanti appena rientrato in casa: un paio nell’atrio, gli altri due compari nelle stanze al piano superiore; proprio loro, cercando di guadagnare precipitosamente l’uscita, lo avevano travolto procurandogli ferite lievi. Erano circa le 18.30 del 16 novembre 2019 e per entrare nell’abitazione di Cavarzano il quartetto aveva scardinato una porta finestra; il raid però era durato pochi minuti perchè il giovane proprietario era tornato prima del previsto mandando all’aria il colpo.
POCHI SOLDI
Scarno anche il bottino, forse un centinaio di euro in contanti e un braccialetto d’oro arraffato da un cassetto. Poi la fuga, i quattro topi d’appartamento inghiottiti dal buio del tardo pomeriggio. Avranno pensato di averla fatta franca almeno fino al 21 maggio quando agenti della polizia hanno notificato un’ordinanza cautelare con obbligo di dimora nel comune di Alessandria, emessa dalla gip del tribunale di Belluno Elisabetta Scolozzi su richiesta della pm Katjuscia D’Orlando, a G. S. albanese di 30 anni, residente ad Alessandria, per il reato di rapina aggravata. A lui la Squadra Mobile di Belluno è arrivata dopo una serie di indagini e verifiche incentrate sul passaggio di auto nella nostra provincia: alla fine è stata isolata la targa di una Fiat Bravo intestata alla moglie del 30enne, anch’essa residente ad Alessandria. Attorno a lui il cerchio si è stretto quando gli investigatori hanno incrociato le denunce di furti a Belluno con la presenza di quella Fiat Bravo in città. 
LA DEDUZIONE
Nei giorni in cui l’auto era in zona, veniva richiesto l’intervento di una pattuglia per i rilievi di un furto in abitazione. Quando poi la macchina usciva dal territorio i colpi per giorni e giorni non si verificavano più. Un mese dopo il blitz finito male a Cavarzano gli agenti della polizia avevano perquisito l’abitazione di G. S. ed avevano sequestrato un I-phone. Risalendo alle chiamate effettuare era risultato che proprio il 16 novembre il telefono aveva agganciato la cella di Cavarzano. Sentendosi sul collo il fiato della polizia il 30enne con un amico decide di cambiare aria e il 5 gennaio 2020 viene fermato in Spagna dopo un furto: il “socio”, anche lui indagato dalla procura di Belluno per il furto di Cavarzano, è arrestato, G. S. è indagato in stato di libertà e può rientrare in Italia , ma l’Interpol incrociando i suoi estremi nella banca dati scopre dell’indagine in corso legata al colpo di Cavarzano e avverte la questura di Belluno. Per pianificare i colpi in trasferta senza dare nell’occhio alloggiando in bed&breakfast o pensioni dove viene richiesto un documento i cui estremi vengono poi comunicati alla questura, la banda si appoggiava ad un camper che nei giorni previsti per i furti veniva parcheggiato a Lambioi. Dopo aver individuato l’obiettivo e pianficato la strategia del raid, la banda saliva sul camper in sosta per mangiare e dormire e dopo il colpo se ne tornava via come turisti dopo una gita. Le immagini delle videocanere di sorveglianza situate agli ingressi della città hanno evidenziato che il vecchio camper beige con le righe sulla fiancata e la Bravo viaggiavano sempre a poca distanza uno dall’altra e anche gli appostamenti della Polizia hanno accertato quegli strani movimenti serali attorno a quel camper.
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