Ragazzo schiacciato dai massi sul Piave. «Vedi passare l'ambulanza, ma non pensi che sia tuo figlio»

Venerdì 14 Agosto 2020 di Elenora Scarton
Ragazzo schiacciato dai massi sul Piave. «Vedi passare l'ambulanza, ma non pensi che sia tuo figlio»
2

SANTA GIUSTINA - «Sei lì che ridi in negozio e vedi sfrecciare l'ambulanza e i vigili del fuoco. Ma non pensi mai che possa essere per tuo figlio. Poi cinque minuti dopo ti chiamano, sei lì. E la vita ti cambia completamente. Per sempre»: è un dolore grande, ma composto quello di Michela Caldart, la mamma di Alessio Bortoluzzi, il ragazzo di quindici anni che martedì pomeriggio ha perso la vita sulle rive del fiume Piave, schiacciato tra i pesanti massi della scogliera. Mamma Michela è chiusa nella sua abitazione in via Santa Barbara ad Ignan di Santa Giustina, tra le cose di Alessio, e circondata dall'affetto di tante persone che in questi giorni hanno voluto rivolgerle una parola di conforto per cercare di aiutarla a lenire un dolore che mai potrà scomparire. 
 

 
 

Ragazzo morto sul Piave, chi era

Ed è proprio la mamma che tratteggia il carattere di Alessio, il suo orgoglio. «Alessio amava tutto, amava tutti, era buono come un pezzo di pane - la voce di mamma Michela si interrompe, si incrina nel ricordarlo, ma soprattutto nella consapevolezza che queste parole non sono solo quelle di una mamma che vede sempre il proprio figlio come il più bravo ed il più bello. Educato, gentile, buono: sono questi gli aggettivi che tutti hanno usato in questi giorni ricordando il suo ragazzo. In mezzo allo strazio, alla tristezza, queste parole sono una ventata di conforto per la famiglia perché Alessio non c'è più, ma ha lasciato un segno positivo in questo mondo. «Aveva una parola buona per tutti, era sempre vicino alle persone bisognose. Se qualcuno stava male lui c'era. Con una parola, un messaggio, un gesto. Qualsiasi cosa. Ma lui c'era». C'era anche per le sorelle, con cui aveva un bellissimo rapporto. Certo, i litigi c'erano, come succede tra tutti i fratelli, ma alla fine si volevano un grande bene. «Aveva un grande cuore. Era un ragazzo d'oro. Non mi capacito di quello che è successo». Un pomeriggio tranquillo, da passare in allegria, che si trasforma in una tragedia. È impossibile darsi una spiegazione. È impossibile non chiedersi continuamente il perché sia successo. 


 

Schiacciato dal masso sul Piave, la disperazione del papà: "Perché proprio il mio Alessio?"

BELLUNO - L'area della tragedia delimitata da nastri bianchi e rossi.

Alcuni mazzi di fiori sul punto in cui è avvenuto l'incidente costato la vita ad Alessio. Il padre, Adriano, seduto sui massi, straziato dal dolore, il cui sguardo si perde nelle acque del fiume Piave alla ricerca di un perché.



 

Alessio, lo sport e le passioni

Alessio nella sua breve vita ha corso in bicicletta, a giocato a calcio, ma, nell'ultimo anno, aveva scoperto quella che era la sua vera passione: la box. «Due anni fa aveva subito un intervento ad un piede che lo ha costretto la lasciare il calcio. Ha quindi iniziato ad avvicinarsi ad altri sport ed ha scoperto l'amore per la box. Era con la società di Sedico ed era seguito da un allenatore eccezionale che lo ha sempre spronato ad andare avanti. Una persona davvero fantastica che lo ha affiancato nell'imparare la tecnica, ma che gli ha consigliato anche dei libri per aiutarlo a formarsi il carattere e a saper affrontare le difficoltà della vita». Una passione grande tant'è che Alessio faceva due ore di allenamento tutti i giorni; anche nel periodo di lockdown non si era fermato. Si era sistemato una stanza in casa con tutte le attrezzature necessarie. Si impegnava nel portare avanti con determinazione i suoi obiettivi. Fino a quel maledetto martedì.

Ultimo aggiornamento: 16 Agosto, 18:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci