Assolto dopo 8 anni: «Non aveva costretto il 17enne a prostituirsi»

Martedì 22 Giugno 2021 di Davide Piol
Assolto dopo 8 anni: «Non aveva costretto il 17enne a prostituirsi»

BELLUNO - Assolto perché il fatto non sussiste. Dopo 8 anni di notti in bianco, causate da una condanna in primo grado per sfruttamento di prostituzione minorile, ieri è arrivata per lui la buona notizia.

La Corte d'Appello di Venezia ha rimescolato le carte in tavola accogliendo le linea difensiva e assolvendolo da ogni accusa. Si tratta di un 30enne croato residente a Chies d'Alpago e difeso dagli avvocati Daniele Tormen e Mauro Gasperin. Secondo la pubblica accusa il giovane aveva indotto un ragazzo di Padova, all'epoca 17enne, a prostituirsi in rete per circa 100-150 euro a prestazione. Ipotesi smentita dalla sentenza di ieri. Il capo d'imputazione formulato dal pm padovano era molto scarno. Pochi elementi in grado di consentire ai giudici di ricostruire quanto accaduto.


L'ACCUSA
I due si erano conosciuti in un locale. Era nata una relazione e avevano deciso di andare a convivere. L'imputato, allora 21enne, lavorava come precario in una banca e aveva bisogno di soldi. Per questo motivo, secondo gli inquirenti, aveva convinto il ragazzo a vendersi in rete. Anzi, da quanto emerso dagli atti, nei siti erano finiti entrambi offrendo prestazioni di coppia. Nel 2011 la rottura della relazione e la denuncia. L'ex fidanzatino si era presentato dai carabinieri e aveva raccontato il disagio che lo accompagnava da molto tempo: dalla scoperta della sua omosessualità a 14 anni ai conflitti con i genitori, denunciati per maltrattamenti su consiglio dell'amico croato, alla fuga dalla comunità in cui era stato trasferito. In quel momento aveva conosciuto il bellunese ed era andato a convivere con lui. Un rifugio dove coltivare la propria relazione ma anche un debito perché quella casa costava.


LA DECISIONE
L'idea, secondo il pm, era venuta all'imputato: «per guadagnare, non resta che prostituirsi e farsi pubblicità grazie a internet». I clienti erano arrivati velocemente da Padova, ma anche da Mestre. Sono due gli episodi contestati al 30enne, per un totale di circa 200-300 euro che poi si sarebbe intascato. Per gli avvocati della difesa rimanevano numerosi punti irrisolti nella vicenda e, alla fine, avevano optato per il rito abbreviato che permette di ottenere lo sconto di un terzo della pena e di metà delle contravvenzioni. Il gup padovano Cristina Cavaggion l'aveva condannato a due anni, otto mesi e 7 mila euro di multa, disponendo inoltre un risarcimento di 15mila euro alla vittima e di 10mila ai suoi genitori (tutelati dall'avvocato Ernesto De Toni), oltre a 4.500 euro di spese legali. Il pubblico ministero Vartan Giacomelli era stato più duro nella sua requisitoria: 4 anni di reclusione. D'altronde, quello della prostituzione minorile è un reato che il Codice Penale punisce severamente. La pena oscilla dai 6 ai 12 anni, mentre la multa da 15mila a 150mila euro. Non solo: è un reato che non permette misure alternative. In altre parole: si va in carcere, senza se e senza ma.


DECISIONE RIBALTATA
Per questo motivo la difesa ha portato il caso in Corte d'Appello. Nella discussione di ieri mattina, a Venezia, la Procura ha chiesto la conferma della condanna di primo grado. Mentre gli avvocati Tormen e Gasperin, difensori dell'imputato, hanno cercato di fa emergere le ombre di questa storia. Intanto i rapporti tra le parti. La denuncia era stata fatta dal 17enne quando tra lui e l'imputato non c'era più alcuna relazione. Rimanevano soltanto probabili tracce di astio e di rancore. Sono poi stati mostrati gli accertamenti sui telefoni. La vittima, infatti, aveva raccontato di aver usato il cellulare del bellunese per le loro attività ma non è stato trovato nulla. Nessuna traccia, nemmeno nei computer, di quello che sembrava essere accaduto. Il 17enne non ricordava il nome dei siti, in cui diceva di esser stato costretto a prostituirsi, e nemmeno dei giorni precisi in cui l'aveva fatto. Quindi: da una parte l'inattendibilità della parte offesa, dall'altra gli scarsi riscontri probatori. Il giudice l'ha assolto.

Ultimo aggiornamento: 10:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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