Vincoli ambientali, ricorso bocciato: i sindaci se l'aspettavano

Venerdì 23 Luglio 2021
Il comprensorio sciistico del passo Monte Croce che dovrebbe congiungersi con Padola

«Per il Comelico con la sentenza della Corte Costituzionale non cambia nulla, poiché i vincoli c'erano già". A prendere con realismo la notizia del respingimento del ricorso della Regione Veneto da parte della suprema Corte sono sia il presidente dell'Unione montana del Comelico, Giancarlo Ianese, sia il sindaco di Comelico Superiore, Marco Staunovo Polacco. Quando lo scorso anno era stato imposto un vincolo restrittivo per ogni intervento paesaggistico, urbanistico e edilizioper la vallata del Comelico, ritenuta di particolare pregio da tutelare, c'erano state molte proteste sia dagli amministratori che dai cittadini e dalle associazioni. Ogni intervento, con quelle disposizioni, doveva passare per il giudizio della Soprintendenza di Venezia e questo sembrava una imposizione che gravava in maniera troppo pesante sulle scelte amministrative e sulla libertà di movimento sul proprio territorio da parte degli abitanti. In realtà, dopo un paio d'anni di sperimentazione, le cose non sono poi state così nere come nelle previsioni. "Per le amministrazioni comunali -dice il sindaco di San Nicolò e presidente dell'Unione montana, Giancarlo Ianese- l'approvazione dei progetti sia pubblici che privati, deve passare per Venezia e ricevere il parere, positivo o negativo, della Soprintendenza. E' un passaggio burocratico in più, ma da mesi le risposte della Soprintendenza sono abbastanza rapide e consentono di avere la certezza che i progetti abbiano un giudizio esterno che, a volte, solleva anche noi amministratori da eventuali contestazioni dei cittadini". Ianese era scettico sia sul ricorso della Regione Veneto, come su quello al Tar proposto dai sindaci del Comelico e Auronzo. "Questa sentenza -dice- era prevedibile, ma noi la nostra parte l'abbiamo fatta, mentre ora continuiamo a seguire le procedure stabilite dai vincoli". Per il sindaco di Comelico Superiore, Marco Staunovo Polacco, questa sentenza è la conferma che le decisioni sul territorio vengono imposte da fuori e non è un aspetto positivo per il rispetto delle autonomie locali da parte del potere centrale. "I vincoli costringono i cittadini -osserva- a tempi più lumghi e a maggiori spese per le attività edilizie che sono soggette al giudizio della Soprintendenza, ma nulla cambia con questa sentenza rispetto a come stiamo operando da tempo". Sui vincoli relativi all'area interessata al collegamento con Passo Monte Croce ora si apre un confronto tra il Comune di Comelico Superiore e la Soprintendenza per l'approvazione del progetto definitivo degli impianti di risalita e della stazione di arrivo sul Colesei.

IN VAL D'ANSIEI

Si dice letteralmente esterrefatta la sindaco di Auronzo di Cadore alla decisione della Corte Costituzionale di confermare il decreto 1676 del 5 dicembre 2019 e relativi vincoli sul territorio comelicese e auronzano imposti dalla sovraintendenza regionale e poi confermati dalla Direzione generale contro cui si era espressa in ultima istanza anche la Regione Veneto. “Sono sempre più convinta – è il suo amaro commento - che imporre un vincolo a un territorio montano già vincolato per il 95 per cento della sua superficie significhi un aumento dei costi e della burocrazia per i nostri cittadini, che già stanno vivendo mille difficoltà per poter rimanere a vivere in montagna. Lo spopolamento è la piaga più grande che sta attanagliando il Cadore, i vincoli paesaggistici imposti senza alcun consenso delle comunità locali non faranno altro che accelerare tale fenomeno”. La prima cittadina auronzana, non senza far trasparire la sua profonda delusione, prosegue poi focalizzandosi sul ruolo dei sindaci: “I sindaci non possono essere i meri esecutori di ordini imposti dallo Stato senza alcuna condivisione; le esigenze della cittadinanza delle nostre valli cadorine sono lontane anni luce dai palazzi romani, così si elimina qualsiasi autorità e autonomia decisionale dei Comuni. Nessun coinvolgimento delle comunità locali e nessuna considerazione nemmeno della Regione Veneto”.

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