Il caso del maxi contagio alla Padre Kolbe arriva in Procura: c'è un primo esposto

Lunedì 25 Maggio 2020
I contagi nella casa di riposo Padre Kolbe all'attenzione della Procura
 Il maxi-contagio alla Padre Kolbe di Pedavena approda in Procura. È partito il primo esposto di un famigliare per il decesso di un ospite in casa di riposo. È la prima segnalazione, con la richiesta di indagare, arrivata agli inquirenti bellunesi da un parente delle vittime di Covid. Ad oggi infatti l’unico fascicolo aperto, è un’indagine conoscitiva partita dagli articoli di stampa sulla catena di morti nelle case di riposo. In questo fascicolo è confluita anche la lettera degli operatori della casa di riposo di Trichiana, altro centro per anziani finito alle cronache per la catena di contagi e morti. Intanto giovedì in teleconferenza la Usl ha fatto il punto con i direttori proprio sulle case di riposo in provincia ed è stato varato il nuovo piano per questi centri. Il quadro clinico è buono, è stato detto, dopo un lungo periodo di emergenza. Ma la fase 2 è ancora lontana: le visite ai parenti restano vietate, così come i nuovi ingressi, anche se per i casi più gravi ci potranno essere delle eccezioni.
LA CLASS ACTION 
L’esposto consegnato in Procura dall’avvocato bellunese per la famiglia dell’anziana deceduta alla Kolbe è solo il primo di una lunga serie: dietro questa famiglia ci sono altri 5 parenti di altrettanti ospiti deceduti, che procederanno nel medesimo modo. E la coda potrebbe allungarsi ulteriormente. Si sta muovendo anche una società di risarcimento danni, alla quale si sono rivolti alcuni famigliari. Secondo quanto sottolineato nel primo esposto arrivato in Procura, in quel caso, sarebbe mancata la comunicazione da parte del centro sulla situazione dell’anziana ospite che poi, portata in ospedale, sarebbe arrivata troppo tardi. 
I CONTROLLI
La strada è sicuramente in salita per questi famigliari, che chiedono giustizia per le morti dei loro cari. Nei vari blitz di Spisal, che ha passato al setaccio per ben due volte ciascuna struttura e Usl, non sarebbero infatti emerse anomalie nella gestione delle strutture. Lo dice l stessa Uslnel piano per le case di Riposo, aggiornato la scorsa settimana: «Nelle case di riposo dove si è sviluppato un cluster è stato eseguito immediatamente un accesso per verificare l’attinenza alle misure adottate quali il controllo del personale impiegato (temperatura corporea, rilevazione dei contatti stretti, ecc.) la corrispondenza tra quello riportato nel piano di valutazione del rischio della singola struttura e quanto effettivamente attuato, non riscontrando difformità di rilievo». 
IL PIANO
Procede infatti il lavoro della task force della Usl 1 Dolomiti per le case di riposo, con a capo il direttore cure primarie, Giampaolo Ben. Anche se si vede la luce in fondo al tunnel, nella riunione della scorsa settimana con tutti i direttori, c’è stato un invito all’estrema cautela. Intanto nodi da sciogliere per passare alla “Fase 2” sono i nuovi ingressi e le visite dei parenti. «È allo studio - si legge nel piano del 20 maggio scorso - una procedura per permettere in sicurezza la ripresa delle visite da parte dei parenti e degli amici agli ospiti. È inoltre allo studio una procedura per gestire al meglio i nuovi ingressi in struttura. Infine, si sta elaborando un piano di monitoraggio della diffusione dal contagio secondo quanto programmato dalla Regione». E per quanto riguarda eventuali nuovi contagi nelle strutture dove non è previsto l’infermiere di notte (è obbligatorio solo dove c’è la media intensità quindi a Pedavena, Feltre, Sedico, Belluno, Agordo e Pieve) l’ospite verrà immediatamente ricoverato in ospedale. Quel che è certo è che nulla sarà come prima e i costi per questi centri lieviteranno per garantire la sicurezza e l’assistenza sanitaria. La Regione ha dato rassicurazioni sul fatto che intende supportare le strutture in questi investimenti. 
Olivia Bonetti
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