Violento con moglie e figlia: 54enne condannato a cinque anni

Giovedì 5 Novembre 2020 di Davide Piol
Ieri il verdetto nel processo a carico di un 54enne accusato di maltrattamenti in famiglia
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LONGARONE - «È un riscatto da lunghi anni di buio». Il commento, a caldo, dell’avvocato di parte civile Simone Ianese qualche minuto dopo la lettura della sentenza con cui il giudice collegiale, ieri mattina, ha condannato un 54enne bellunese a cinque anni e sette mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e risarcimento di 14mila euro. L’uomo, difeso dagli avvocati Pierangelo Conte e Mario Spinazzè, era imputato di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e violenza privata. La condanna è arrivata per tutti i capi d’imputazione. I fatti risalgono al 2012 e al 2013 ma secondo la pubblica accusa tutto sarebbe iniziato l’anno precedente, nel 2011. Quando cioè l’uomo rimase a casa, a Longarone, dopo aver lavorato regolarmente come camionista per molti anni. Fu in quel momento che iniziarono i maltrattamenti, le offese e le aggressioni. 
LE MINACCE DI MORTE
«La situazione a casa cambiò quando perse il lavoro - aveva raccontato la figlia maggiore in dibattimento – In quegli anni ne presi tanti di calci e schiaffi. Inoltre sentivo le litigate e aggressioni continue a mia madre: la minacciava dicendole “Ti ammazzo, sei una tr...”». La denuncia venne depositata proprio dalla figlia, il 30 settembre 2017, dopo che il padre la inseguì sulla Statale 50, in località Veneggia, costringendola a una fermata d’emergenza per evitare il tamponamento. Fu la goccia che fece traboccare il vaso e che portò a galla una storia caratterizzata da un marito-padre-padrone che per due anni terrorizzò la sua famiglia. «Vi ammazzo, vi annego nel lago di Auronzo». 
RINCHIUSE PER PAURA
Quando sentivano queste parole, la moglie e la figlia dell’uomo si rinchiudevano nella camera da letto e saltavano anche i pasti pur di non doverlo affrontare di persona. Negli ultimi mesi, precedenti alla separazione e al divorzio, ci furono anche delle violenza sessuali nei confronti dell’ex che si sarebbe opposta in modo fermo e deciso. Ieri la discussione è durata diverse ore. Il pubblico ministero Roberta Gallego ha chiesto la condanna dell’imputato a sette anni e due mesi di carcere. Ovviamente non ci sono stati testimoni in grado di accertare quanto sia accaduto tra le mura domestiche di quella casa. Tuttavia i giudici hanno ritenuto credibile la testimonianza delle parti civili, ossia dell’ex moglie e della figlia più grande, condannando il 54enne a cinque anni e sette mesi di reclusione per i maltrattamenti e la violenza sessuale e 15 giorni per la violenza privata. «Per loro è un nuovo inizio – ha spiegato l’avvocato di parte civile Simona Ianese – C’è stato anche un risarcimento ma i soldi sono l’ultimo dei loro problemi. Siamo soddisfatti. Non tanto per la condanna quanto per una sorta di emancipazione dal passato». 
«GIUSTIZIA È FATTA»
L’ex moglie e la figlia erano presenti in aula. Alla lettura della sentenza «c’è stata una forte commozione. Giustizia è stata fatta». È una giustizia parziale. Perché ci sono altri due gradi di giudizio e gli avvocati della difesa hanno già annunciato che faranno appello. «La sentenza è incredibile – ha commentato Pierangelo Conte – Pensavamo potesse essere assolto quanto meno per la violenza sessuale. Non c’era la prova». Tante, secondo la difesa, le contraddizioni emerse durante il dibattimento. «Come mai i fatti sono usciti solo cinque anni dopo? – ha domandato maliziosamente la difesa – La separazione e il divorzio furono consensuali e non emerse mai nulla di queste violenze nemmeno con i servizi sociali che li seguirono durante il percorso. È strano. Leggeremo le motivazioni e poi valuteremo se fare appello. Gli estremi ci sono». 
 

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