Sospetti di mafia: ditta mantovano-calabrese cacciata dai cantieri dei Mondiali di Cortina 2021

Giovedì 1 Ottobre 2020
Interdittiva antimafia a una ditta dei cantieri per Cortina 2021
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C’è la prima interdittiva antimafia per un’azienda che sta lavorando nei cantieri per i Mondiali Cortina 2021. È stata firmata dal prefetto di Mantova, competente per territorio, in quanto la ditta in odor di mafia ha sede in quella provincia. Ma la misura amministrativa, che di fatto allontana l’azienda dal tessuto economico legale impedendole di lavorare con la pubblica amministrazione, è frutto del tavolo permanente che opera a Palazzo dei Rettori. Un gruppo interforze che si riunisce mensilmente al Palazzo e che vede al lavoro, oltre alla Prefettura, le varie forze di polizia e un rappresentante della Dia, ovvero Direzione investigativa antimafia. Ed è frutto del fiuto dei carabinieri dell’Arma provinciale che dopo il primo blitz, dopo il lockdown, hanno approfondito quelle pieghe “sospette”. 

IL BLITZ
I militari hanno effettuato accessi settimanali al cantiere della ditta mantovana, subappaltatrice per dei lavori elettrici sulla statale 51 d’Alemagna. I controlli continui sono previsti dal “Piano Prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici”, che era stato voluto nel 2017 dalla Prefettura, con l’allora prefetto Francesco Esposito firmato da Anas (un secondo protocollo era con Provincia e Camera di Commercio). Anas comunica a Palazzo dei Rettori le ditte che vincono gli appalti e poi scattano le verifiche di carattere formale, per vedere se sono in regola o no e anche delle forze dell’ordine in cantiere. 

L’ODOR DI MAFIA
Nei controlli settimanali dei carabinieri sono emersi alcuni elementi di rilievo sotto profilo della prevenzione di eventuali infiltrazioni: in particolare, tra le maestranze distaccate, vi erano numerosi soggetti con precedenti di polizia o pregiudizi penali rilevanti anche sotto profilo normativa antimafia. Parliamo di almeno una decina di operai principalmente di Reggio Calabria (solo un paio sono siciliani), con collegamenti con la criminalità organizzata, almeno stando al loro trascorso. Nel loro passato reati di estorsione, danneggiamento di beni assicurati, turbativa d’asta: ovvero reati tipici di quegli ambienti criminali organizzati. Inoltre dalle verifiche dei militari è emerso che i mezzi d’opera utilizzati nel cantiere, spesso non erano censiti correttamente dalla banca dati, come richiesto dal Piano della Prefettura contro le infiltrazioni: erano macchinari intestati ad altre società, spesso molto distanti territorialmente da Belluno.

IL LAVORO
Così, dopo le indagini dei carabinieri, l’azienda è stata passata ai raggi X, con un’attività di intelligence nel tavolo di lavoro che si riunisce periodicamente in Prefettura. «Un lavoro molto delicato che viaggia quasi come un processo - spiegava il prefetto Adriana Cogode in una recente intervista -: analizza tutti i vari segmenti, i tasselli del mosaico e poi bisogna concludere valutando se il pericolo sussiste o non sussiste. Pur in presenza di elementi negativi per arrivare al giudizio antimafia, come ad esempio la condanna di uno dei soci per reati indizianti come la turbativa d’asta, a volte si conclude che il pericolo non c’è». In questo caso la conclusione è stata che il pericolo c’è. L’azienda Garda srl ha sede legale nel Mantovano era iscritta anche alla White list, elenco istituito presso le Prefetture provinciali, al quale possono registrarsi le imprese che lavorano nei settori considerati più ad alto rischio di infiltrazione mafiosa. Una sorta di certificazione: garantiva che era “pulita”. Il problema erano però i lavoratori.
LA MISURA
L’interdittiva antimafia è uno strumento di prevenzione amministrativa di competenza del prefetto, introdotto dal Codice antimafia del 2011, per impedire che la mafia e, in generale, la criminalità organizzata penetrino all’interno dell’economia legale. Era scattata due volte fino ad ora a Belluno, ma mai nelle opere mondiali. Ora la società colpita da interdittiva antimafia non potrà più avere rapporti con la pubblica amministrazione. Il provvedimento ovviamente può essere impugnato nelle sedi giudiziarie competenti.
Olivia Bonetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo aggiornamento: 08:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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