Il post diffamatorio contro l'istituto Catullo è indelebile. Anche dopo un processo

Venerdì 9 Aprile 2021 di Davide Piol
Una classe del Catullo

BELLUNO - Niente da fare. Il post denigratorio che l'Istituto Catullo di Belluno stava cercando di cancellare da oltre 3 anni rimarrà per sempre tra le recensioni della sua pagina Google.

Una sorta di delirio, lungo 2.343 battute e scritto dall'utente Fiori di pesco, che aveva portato in Tribunale a Belluno, con l'accusa di diffamazione, Daniela Cherchi, 28enne nata a Ozieri (Sassari) e difesa dall'avvocato Tullio Tandura. Nemmeno il processo ha risolto il caso. Ieri mattina il giudice Zantedeschi ha assolto l'imputata «perché il fatto non costituisce reato». Forte amarezza dall'avvocato di parte civile Paola Monticelli il cui obiettivo, al di là della possibile condanna della giovane, era quello di riuscire a cancellare i commenti offensivi.


IL POST
Fiori di Pesco, questa la firma che si legge nel post, frequentò un corso serale della scuola bellunese tra il 2014 e il 2015. Proprio a seguito di questa esperienza scrisse: «Il Catullo è un istituto conosciuto da sempre per essere una scuola pessima e corrotta frequentata dai peggiori elementi di studenti, insegnanti e personale scolastico». Nell'udienza precedente erano stati sentiti il preside Michele Sardo e l'insegnante Fiorella Fanciullo (parte civile con l'avvocato Monticelli), una compagna di classe di Daniela Cherchi e infine il poliziotto che svolse le indagini e che riuscì a risalire alla persona che si celava dietro lo pseudonimo Fiori di pesco. Fu una delle coordinatrici della scuola a scoprire il post nel 2017 e a segnalarla al dirigente scolastico. «Per andare avanti bisogna essere il cocco dei professori si legge nella recensione Va tutto a raccomandazioni, diffamazioni e faide» e avanti con parole ancora più pesanti. Ma Fiori di pesco se la prende con tutti: «Persino i bidelli erano corrotti e non lavoravano». E poco più avanti: «C'erano sempre faide fra gli studenti e i docenti. Il Catullo è la scuola dei pugliesi...».


LE INDAGINI
Per risalire all'imputata, non ricevendo risposta da Google, gli inquirenti si basarono sulle sue parole. Nel post, infatti, confida di aver frequentato un corso serale nell'anno scolastico 2014-2015 e di avere una sorella che era stata sui banchi del Catullo dal 2004 al 2006. «Abbiamo individuato così Daniela Cherchi ha raccontato l'agente di polizia postale. Ma di post con il nome Fiori di pesco ce n'erano tanti. Ne trovammo uno, con lo stesso tono, che riguardava un'azienda veronese». La stessa a cui l'imputata si era rivolta per un colloquio di lavoro. Per la difesa si trattava però di «elementi indiziari» che nulla dimostravano circa il collegamento tra la recensione scritta da Fiori di pesco e la giovane. Il pubblico ministero, ieri mattina, aveva chiesto 6 mesi di reclusione per Daniela Cherchi, ma il giudice l'ha assolta.


LA BATTAGLIA
Al momento rimane il problema della rimozione del post. L'istituto Catullo, secondo il legale, non può farlo. L'unica che si potrebbe muovere in questo senso è Fiori di Pesco. Qualsiasi recensione su Google può infatti essere eliminata dall'autore che l'ha scritta cliccando sul simbolo del cestino che si trova accanto ad essa. In alternativa l'Istituto può accedere al proprio account, individuare la recensione x, cliccare sui tre puntini vicini e poi su Segnala. Infine, attendere la risposta da parte di Google. «Valuteremo se fare appello conclude l'avvocato Monticelli Credo che la questione non sia stata approfondita a dovere. Durante la discussione è emerso che non sussiste la diffamazione nei confronti di un istituto scolastico. Tuttavia nel post vengono nominate persone specifiche. Sono delusa. Il nostro intento era di eliminare quella recensione e far capire che si tratta di una scuola seria».
 

Ultimo aggiornamento: 11:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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