Ponte della morte: posizionati dei blocchi di sicurezza solo dopo la tragedia

Mercoledì 24 Febbraio 2021 di Eleonora Scarton
Ponte di Feltre

FELTRE - Serviva la tragedia per mettere mano a quel maledetto ponte e alla strada che vi conduce. Lunedì pomeriggio infatti, sul ponte di Salgarda palcoscenico dell’incidente in cui ha perso la vita il 39enne Denis Bona, sono stati installati i parapetti. Una richiesta che i residenti della zona facevano da anni senza mai trovare risposta. Oggi finalmente ci sono. E ieri il camion degli operai del comune era ancora sul posto: stavano ultimando gli interventi di messa in sicurezza, con segnali di pericolo e divieto di transito a 500 metri da quel ponte. Insomma, tutta una serie di dotazioni che perlomeno mettono in guardia i fruitori dell’arteria che lungo il percorso potrebbero trovare delle insidie.
LE TESTIMONIANZE
Una pericolosità che i residenti della zona conoscono molto bene e che più volte hanno segnalato in Comune. Dal ponte, poco stabile e a tratti senza parapetto, alla strada che, pochi metri dopo il ponte, sta cedendo a valle. Lo sa bene la signora Meneghin, la cui casa è proprio a ridosso del maledetto ponte e che conosceva direttamente Denis. Gli occhi sono lucidi, non riescono a nascondere la commozione nel raccontare quel ragazzo buono che amava i bambini, ma anche la rabbia per un ponte su cui da anni si chiedeva di intervenire e su cui si è intervenuto solo ora, a tragedia avvenuta. «Denis era figlio della mia baby sitter – racconta la donna -. Ha tenuto mia figlia, ora 17enne, dai 3 ai 9 anni e tante volte vedevo anche lui che le dava il biberon, e lo faceva perché gli piaceva farlo. Era un ragazzo d’oro, un bravo ragazzo». Denis adorava i bambini, lo hanno messo in luce anche i dirigenti e i ragazzini dell’Union Feltre. Quel giorno il 39enne era andato ad Arson in sella alla bicicletta elettrica che aveva ritirato in negozio solamente poche ore prima e che stava provando per valutarne poi l’acquisto. Era salito perché aveva iniziato a sistemare una struttura dove avrebbe voluto sviluppare un progetto rivolto ai bambini. Poi ha incontrato la morte su quel ponte. E fatalità ha voluto che cadesse proprio lì: se fosse caduto dall’altra parte, dove c’era l’acqua, probabilmente si sarebbe potuto salvare. «Non mi capacito di quello che è accaduto. Abitiamo qui a due passi e non ci siamo accorti di nulla. Probabilmente, se fosse stato d’estate, saremo stati in giardino o nell’orto e avremmo potuto sentire qualcosa», racconta sconsolata la donna che, tra l’altro, è stata una delle prime ad accorrere sul luogo.
LE SEGNALAZIONI
La rabbia è palpabile. «Abbiamo chiesto per anni ed anni che sistemassero la strada e il ponte - prosegue la donna -, sono venuti tante volte a vedere la situazione, ma non hanno mai fatto nulla. I parapetti, dove ci sono, sono molto bassi e, in alcuni tratti, basta toccare e cadono. Ora che ci è scappato il morto li hanno messi. Non si poteva farlo prima?». Appena sopra il ponte c’è una curva a gomito, e «sono diverse le macchine e le moto che sono finite giù; fortunatamente gli alberi le hanno trattenute e non sono finite in fondo al burrone e con dei trattori sono riusciti a rimetterli in strada. È vergognoso che non si metta in sicurezza», racconta un altro residente. Saverio Salvadori risiede qui e da anni segnala lo stato di degrado in cui versa. Una via che «è in degrado assoluto da anni. Qui sotto c’è un tombino in cemento rotto, mio nipote c’è anche caduto dentro con una gamba, fortunatamente non si è fatto nulla». «Tombino che abbiamo sistemato noi – prosegue l’uomo -. Abbiamo chiesto di portare della sabbia per assestare la strada che presenta diverse buche, tant’è che qualche macchina ci ha rimesso la coppa dell’olio, ma prima c’era la scusa della neve, poi il terreno ghiacciato e le buche sono ancora qua. Inoltre, poco distante dal ponte, la strada sta cedendo a valle e il rischio è concreto. Recentemente abbiamo segnalato questa problematica al Comune, ma nessuno è mai venuto a vedere qual era la situazione». La moglie sottolinea: «Strada e ponte sono così da anni nonostante ci siano una decina di famiglie residenti e seconde case. Famiglie costrette a transitare per quel tratto in quanto a 300 metri da casa nostra c’è il divieto di passaggio e quindi non possiamo percorrere la strada verso Arson».
Eleonora Scarton
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