Chiude il ristorante Pian Longhi: «Abbiamo rinunciato anche perché il Nevegal non tira»

Martedì 15 Marzo 2022 di Giovanni Santin
L'inaugurazione due anni fa

PONTE NELLE ALPI - «Telefonate? Molte, da parte di tanti amici per esprimere solidarietà e per chiedermi come sono andate le cose.

Politici? Nessuno si è fatto vivo». Il giorno dopo l’annuncio che Pian Longhi chiuderà la struttura “sino a data da destinarsi” e la stessa sarà disponibile solo per eventi particolari e su prenotazione, Enrico De Bona, titolare della Turistica Dolomiti che ha gestito l’impianto, racconta anche quali sono state le reazioni alla notizia, pubblicata domenica sul profilo Facebook “Pian Longhi Sport, Food & Wellness”. 


LA RICHIESTA
Uno dei temi è proprio quello del ruolo della politica e di come Pian Longhi debba essere visto nel più ampio contesto del Nevegal nel quale è inserito e di cui fa parte. «Mi chiedete quanto ha pesato sull’evoluzione delle cose non avere il Nevegal trainante? Io dico che chiunque sarà eletto per essere il prossimo sindaco di Belluno, dovrà mettere in campo un progetto importante sul Colle. Insomma chi arriverà a fare il sindaco dovrà sapere che su Nevegal c’è anche Pian Longhi. Perché negli ultimi venti, forse trent’anni, l’unica iniziativa di un certo peso è stata quella di Pian Longhi della Turistica Dolomiti e di Veneta21: un’iniziativa privata che si è impegnata non solo nella struttura, ma anche a far conoscere una realtà di un certo tipo di cui si sentiva la necessità». Una realtà che negli auspici dichiarati al momento della sua apertura – era l’agosto 2019 - avrebbe dovuto avvalersi anche del movimento turistico generato dal Colle. Ed invece è stato spesso il contrario. 
«Aiuti dalla politica? Di nessun genere. Quello che è stato realizzato è stato tutto frutto di iniziativa privata. E anche quando ci sono stati i ristori per la chiusura imposta dal Covid e dalle restrizioni per il contrasto alla diffusione del virus, noi non ne abbiamo beneficiato perché il Governo li calcolava sulla base degli introiti del 2019, che per noi era il primo anno di attività, quindi non avevamo uno storico con cui confrontarci. Mi domanda se pensiamo di chiedere qualcosa alla politica? Sarà la politica a fare qualche proposta, noi in due anni ci siamo dati da fare e l’impegno è sotto gli occhi di tutti».


MOMENTO DIFFICILE
Da non sottovalutare, come sottolinea lo stesso De Bona, anche il particolare momento storico: «In questo momento, inutile negarlo, si fa fatica anche con il personale perché, comprensibilmente, la gente preferisce la stabilità della fabbrica che un lavoro come il nostro che occupa solo il sabato e la domenica». Eppure, ricorda sempre De Bona, fino ad un certo punto le cose non stavano andando male: «Fino a dicembre abbiamo lavorato molto bene: pranzi e cene, ma anche incontri per aziende che trovavano la location ideale. Però, a partire dal mese di gennaio in poi, l’aumento delle bollette ci ha stroncato». È a quel punto che Enrico De Bona e Renè De Pra, quest’ultimo titolare della Veneta21 che nel 2020 aveva vinto il bando di gara dell’Unione Montana Belluno-Ponte per la gestione della struttura, hanno incontrato il personale: «Ci siamo guardato negli occhi, abbiamo visto che gli incassi non potevano continuare a giustificare un’apertura, e tutti, sia i dipendenti a tempo indeterminato, sia quelli a tempo determinato, si sono guardati attorno e hanno trovato un’altra occupazione in altri settori». Poi De Bona conclude: «Il problema di fare ristorazione in un posto come Pian Longhi è chiaro: lavorando un giorno e mezzo a settimana, non è sostenibile e la gente scegli i cinque giorni in fabbrica». Ma le ultime parole di De Bona aprono degli spiragli: «Vediamo come andranno le cose da qui in avanti perché l’attività è sospesa, ma non chiusa del tutto. Noi, naturalmente, speriamo di tornare a d aprire».

Ultimo aggiornamento: 17:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci