La polizia blocca la banda dei furti
che spadroneggiava in Valbelluna

Mercoledì 28 Novembre 2018 di Olivia Bonetti
Parte della refurtiva sequestrata alla banda di ladri
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Insospettabile imprenditore e padre di famiglia di giorno, ma dopo il tramonto un ladro spietato. È il ritratto di Taulant Leka, 30enne albanese, residente a Castagnole, nel Trevigiano, con permesso regolare di soggiornante di lungo periodo. Con due suoi connazionali tornati in Italia dopo essere stati espulsi, aveva messo su una vera e propria “fabbrica” di furti. La banda, che aveva puntato sul Bellunese, soprattutto nel periodo di maltempo, approfittando che le pattuglie erano state spostate sulle emergenze, è stata sgominata da un’operazione congiunta tra la squadra Mobile di Belluno e i carabinieri della stazione di Sedico. È l’operazione “Tramonto”, che ha portato in carcere a Baldenich i tre ladri albanesi dove sono tuttora detenuti: è stata presentata ieri mattina in una conferenza stampa in Questura a Belluno.
LA BANDA
Il trio partiva al tramonto da Paese verso Nord: Belluno, ma anche Vittorio Veneto. Leka stava nella sua auto, una Volkswagen Passat che lui conduceva. I due connazionali, Edmir Sadiku e Mirsad Arci di 42 e 31 anni, scendevano a fare i colpi e poi tornavano alla vettura soddisfatti, salterellando. Tutto in un’ora e 15. Poi di nuovo a casa, in una villa a Paese, dove l’oro rubato veniva “lavorato”. Secondo gli investigatori della squadra Mobile di Belluno, che dai primi di ottobre stavano indagando sul trio di ladri che tenevano sotto controllo, sarebbero almeno una trentina i furti riconducibili alla banda. Al momento però gli episodi contestati sono 5: i colpi fatti tra Sedico e Santa Giustina venerdì sera. Ma sono destinati a aumentare. 
LA PROCURA
I tre sono stati fermati venerdì sera sul ponte di Busche, comune di Cesio, nel blitz di carabinieri e polizia, che hanno fermato le auto sia in un senso che nell’altro: i ladri non avevano scampo se non quello di gettarsi nel fiume. «Due cose sono state fondamentali in questa operazione - ha spiegato ieri il sostituto procuratore Marco Faion - la collaborazione della cittadinanza e la reazione immediata di entrambe le forze di polizia, che hanno collaborato nel gestire l’attività». Il pm nell’udienza di convalida che si è tenuta lunedì mattina a Baldenich ha chiesto e ottenuto la conferma della custodia cautelare in carcere. Resteranno dentro.
LE INDAGINI
«Voglio esprimere la mia contentezza per aver lavorato con il pm Faion e i carabinieri - ha detto il capo della Mobile Vincenzo Zonno - abbiamo lavorato bene e dato una risposta importante». Il capo della Mobile ha poi spiegato come si è svolta l’attività, iniziata dalla polizia di Stato, che è andata avanti per quasi due mesi. «Tutto è partito da quella Passat - ha spiegato Zonno -, segnalata anche da alcuni cittadini a metà ottobre». Sull’auto viene posizionato il gps e la banda viene sorvegliata. Nei giorni di maltempo, quando i lettori che tracciano le targhe su alcune strade vanno in tilt a causa della mancanza di corrente, i ladri si scatenano. Forse loro erano a conoscenza del blackout. Ma gli agenti non si sono mai fermati e con un lavoro certosino hanno comunque tracciato gli spostamenti della banda. «Ringrazio il mio personale - ha detto Zonno - che hanno lavorato giorno e notte». Fondamentale poi l’intuito dei carabinieri di Sedico, che venerdì sera si sono accorti, quasi in tempo reale che era in corso un furto. «Questo ci ha permesso - ha concluso Zonno - di procedere subito anche alla perquisizione a Castagnole, con il supporto dei colleghi di Treviso, recuperando diversa refurtiva e materiale». «La nostra provincia è ai primi posti per sicurezza - ha detto il vicecomandante provinciale dei carabinieri, Marco Stabile - e questo nasce anche dalla collaborazione tra le istituzioni e anche cittadinanza».
 
Ultimo aggiornamento: 08:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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