SANTO STEFANO (BELLUNO) - Un assordante silenzio è calato sulla vicenda del Piave verde. Ad una ventina di giorni dall'innaturale fenomeno che ha colorato le acque del fiume e a meno di una settimana dall'avvio della pesca sportiva nel Bacino n.1 del Comelico, regnano le incertezze. Sta tentando di far luce sulla nebbia che avvolge l'episodio la minoranza consiliare di Santo Stefano, il cui comune condivide con quello di San Pietro le sacre sponde, insieme a quelle del Cordevole (o Piave) di Visdende, la cui zona del ponte vecchio è stata individuata come area di sorgenza della colorazione, dovuta al tritolo o, più facilmente, all'altamente esplosivo acido picrico, usato per il caricamento di granate nella prima guerra mondiale da solo o mischiato ad altri elementi, come per l'appunto il tnt.
La preoccupazione
Il capogruppo di R-esistere, Roger De Bernardin, ha inviato una mail direttamente al prefetto di Belluno, ricordando quanto accaduto il 23 febbraio scorso. «Si è verificato un problema di carattere ambientale sul territorio comunale, più precisamente lungo l'asta del fiume Cordevole della Val Visdende - ha scritto a Mariano Savastano il consigliere di Palazzo Alfarè - Da notizie della stampa si evince che del tritolo è stato versato e immesso sul fiume. Ora, dopo giorni, non è ancora possibile sapere e quantificare i danni ambientali e sociali di tale gesto, a mio avviso criminale». Ciò che sta preoccupando maggiormente sono proprio gli effetti a medio e lungo termine sulla flora e fauna acquatiche e sulla salute. Tanto che qualcuno avrebbe gradito, per sicurezza, che almeno l'area interessata dallo sversamento delle sostanze coloranti fosse stata segnalata e transennata con il nastro bicolore. «Con la massima preoccupazione per la salute - prosegue nella mail Roger De Bernardin - chiedo se ci siano problemi per noi cittadini, per la flora e fauna acquatica e se le indagini stiano proseguendo per individuare i responsabili di questo crimine». Un'apprensione che va di pari passo con quella espressa dieci giorni fa dal presidente del Bacino di pesca comeliano. «Alle condizioni attuali - aveva affermato Ferdinando Gant, davanti ai soci intervenuti per l'annuale assemblea - se andate a pescare nel Piave non trattenete pesci».
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