Patteggia "solo" due anni per omicidio stradale, pena sospesa e fra tre anni riavrà la patente

Mercoledì 18 Maggio 2022 di Davide Piol
L'incidente a La Rossa
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BELLUNO - Si è chiusa con un patteggiamento a due anni di reclusione (pena sospesa) l’inchiesta sull’incidente mortale in località La Rossa. Era il primo settembre 2019 quando una Fiat 500 con a bordo 5 ragazzi uscì di strada all’improvviso, centrando un albero a lato della careggiata e arenandosi poi nel prato. Alla guida del mezzo c’era Mattia Vascellari, bellunese di 27 anni, presente all’udienza di ieri mattina in tribunale. Quel giorno stava portando a casa la sorella Gaia e gli amici Cristian Gabriele Palazzolo (il 19enne che perse la vita nell’impatto), Deborah De Col, di 18 anni, che ha subito più di 30 operazioni tra cui l’amputazione di una gamba, e Tommaso Mitrugno, di 25. Il giudice ha accolto il patteggiamento e, rifacendosi a una sentenza della Corte Costituzionale, ha disapplicato la norma sulla revoca della patente, sospendendola per 3 anni. Questo significa che, superato quel periodo di tempo, il giovane potrà tornare a guidare. «Non c'è soddisfazione in un caso così tragico – ha commentato l’avvocato della difesa Massimo Malipiero – ma il giudice ha considerato alcune circostanze che avevamo sottolineato. Ad esempio il concorso di colpa degli altri ragazzi che hanno accettato di salire in auto nonostante non fosse omologata per 5 e mancasse la cintura di sicurezza nel posto centrale».

Una serie di elementi avrebbe cioè permesso di diminuire il grado di colpa di Vascellari che, a 7 ore dall’incidente, era stato trovato con un tasso alcolico pari a 0,75 grammi per litro. «È stato riconosciuto – ha continuato l’avvocato – che il giovane non era in uno stato di ebbrezza penalmente rilevante. Inoltre era un tragitto di pochi minuti in cui voleva accompagnare i ragazzi a casa per non farli andare a piedi. Cioè non siamo di fronte a ragazzi che escono dalla discoteca a Jesolo e si fanno 100 chilometri. È stato un incidente tanto tragico quanto inaspettato». Erano le 6.50 del mattino. Il gruppo di amici stava tornando da una festa al “Mon amour” di Belluno. Secondo i calcoli del perito, l’incidente sarebbe avvenuto a una velocità di 75 chilometri orari (il limite su quel tratto è di 70) e gli airbag non sarebbero esplosi. Perché l’auto aveva sterzato all’improvviso? Sulla carreggiata non c’erano altri veicoli, né tanto meno ostacoli. Per il consulente della Procura, «la natura della traccia di scorrimento rilevata sul ciglio è indice di una graduale deviazione a destra del mezzo. Eventuali anomalie meccaniche ad organi direzionali o alle ruote (comunque non rilevate) avrebbero comportato scarti più bruschi con rotazioni e marcature più accentuate. Una deviazione così graduale è tipica del colpo di sonno o distrazione». Non ne è così convinta la difesa. «La causa che ha determinato la fuoriuscita del mezzo non è stata accertata – ha spiegato Malipeiro – Nessuno ricorda niente. È certo però che vi siano delle anomalie. Colpo di sonno come dice il consulente del pm? Oppure, come reputiamo noi, una qualche interferenza esterna? L’unico dato oggettivo è che non abbiamo capito la causa ma è stato riconosciuto il concorso di colpa». Si chiude quindi il processo penale. Ma rimane in piedi quello civile. La famiglia Palazzolo (assistita da Giesse Risarcimento Danni) e Mitrugno (avvocato Mauro Gasperin) sono già stati risarciti. Mentre Deborah De Col (avvocato Martino Fogliato), a quasi 3 anni dall’incidente, non ha ancora terminato gli interventi chirurgici.

Sarà in ogni caso un risarcimento milionario su un fatto che ha cambiato la vita di 5 ragazzi per sempre. 

Ultimo aggiornamento: 07:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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